"Rusciu, vasciu e musciu, nun ti fidanno si nu lu canusci": (variante: "Vasci musci e rusci s'anna accire quanno nascino")
Proverbio dispregiativo su persone con un determinato aspetto fisico.
"Va' truvannu zite e murticielli":
Rivolto a chi cerca sempre una scusa pur di non svolgere il proprio dovere.
"Tu cu na corda mi suoni, io cu na cossa t'abballo"
Descrive il rapporto di lavoro quale elemento sinallagmatico[1] per antonomasia.
"So' màsto e so' patròne, tèngo tuòrto e vòglio raggiòne":
Rivolto a quei padroni che pretendono la ragione anche quando hanno torto.
"Nun sputà 'ncielo ca ti care 'nfaccia!":
Rivolto a chi critica qualcuno senza sapere che potrebbero accadergli le stesse cose.
"Maria cuntrariosa, quanno chiove arracqua li rrose":
Descrive chi si comporta sempre in maniera anticonformista e bizzarra.
"Mircurì 'mmiezz'a la settimana":
Descrive chi si intromette sempre nei fatti e discorsi altrui.
"Lu ciuccio na vota coglie e n'anno dura"
Attendo lo zio di loredana per comprendere meglio il significato intrinseco e la sintassi corretta, mi scuso!
"A la spenta di la neve, si virino li stronze"
Quando vengono tolti i veli, si rivela la verità, con il marcio che si nascondeva.
"Campuriale e Campuriavulo, mal'acqua, mala gente, puru l'erva ea malamente!":
Proverbio arianese sulla contrada Camporeale nata grazie alle antiche credenze sugli abitanti del luogo.
"Chi passa pi Santu Rocco e nunn'ea criticatu o so muort' o stanno malati":
Proverbio dispreggiativo rivolto alle credenze sugli abitanti di San Rocco.
"Lu scarparo vai cu li scarpe rotte":
Dedicato a chi pensa sempre e solo al guadagno non curandosi dei propri problemi.
"Lu juorno di candelòra stìpa l'erva pi lu vove ca la pecora si la truòva"
"La fatia di la femmina si la mangia lu ciuccuiu":
Relativo al fatto che il lavoro della donna non viene facilmente riconosciuto. Le origini del proverbio sono da ricercare in una storiella popolare (per la quale sarebbe opportuno costrutire un'apposita sezione del sito).
"Si Trevico mette la cappa, Ariano nu scappa":
Proverbio usato per indicare le analogie climatiche tra Trevico e Ariano.
"Natale cu lu sole e Pasqua cu lu cippone":
Proverbio popolare sulle stranezze climatiche nel periodo Natalizio e Pasquale ad Ariano; sottolineando, appunto, l'anomalia climatica che si manifesta in maniera opposta alle stagioni e ai periodi in riferimento: temperatura primaverile nel giorno di Natale e temperatura invernale nel giorno di Pasqua.
"Si marzo 'mpogna, ti face zumpà pili e ogna!":
Proverbio usato per descrivere il clima imprevedibile del mese di marzo.
"Quanno chiove a li quattu aprilante, iuorni quaranta":
Proverbio che dice che quando piove il 4 aprile, pioverà sovente per altri 40 giorni.
"Austo capu di vierno" oppure '"Chi d'austo nunn'ea vistuto, nu malanno l'é vinuto":
Proverbi usati per dire che ad Ariano, ad agosto, si avverte il primo freddo pungente.
"Santa Caterinella o acqua o nivicella":
Proverbio che indica che a Santa Caterina (25 novembre)[2] ormai l'inverno è già arrivato.
"Luna rossa, terra 'mbossa":
Proverbio che afferma che quando la luna assume un colore rosso, molto probabilmente pioverà, per cui la terra risulterà bagnata.
"Li bittuni di la vunnella, appontano bellu bellu; li bittuni di lu calizone, n'appontano mai buono":
Proverbio satirico sul rapporto fra i parenti della donna e quelli dell'uomo in un matrimonio.
"Meglio nu maritu sfurcillu ca n'amante 'mpiratore":
Proverbio che sottolinea i vantaggi che si hanno ad avere un marito, quantunque non molto bello, invece che avere un amante potente.
"Chi nun sente a mamma e patre si trova andò nun vole":
Invito ad ascoltare le parole dei propri genitori per evitare di trovarsi in una cattiva strada.
"Si tieni figli e zinzuli nunn' ara ascì a ballà!":
Rivolto a chi, avendo figli piccoli, non può fare progetti a causa della loro imprevedibilità.
"Mazze e panelle fannu li figli belli, panelle senza mazze fanno li figli pazzi":
Proverbio rivolto alla severità dei genitori con i propri figli, che deve essere comunque accompagnata dal giusto sostentamento.
"Na mamma e nu patre campanu ciento figli, ciento figli nun campano na mamma e nu patre":
Freddura sui rapporti genitori-figli.
"Crisci figli, crisci puorci":
Proverbio che sottolinea l'ingratitudine dei figli.
"Pane di frato, pane rispirato":
Proverbio che sottolinea la sofferenza a cui è sottoposto chi, orfano, deve essere accudito dai fratelli.
"Na mamma e cincu figli: sei nimici contr' a lu patre":
Proverbio che evidenzia come spesso ci sia una forte coalizione fra mamma e figli contro la figura del padre.
"A fa bene a jenniri e niputi ea tuttu pirdutu":
I parenti acquisiti o quelli lontani risultano spesso ingrati.
"A acino a acino si face la macina":
Proverbio popolare atto a evidenziare che non bisogna disprezzare il poco perchè il tanto è formato appunto da piccole parti messe insieme.
"Quanno viri la rascia, mitti li chiavi a la cascia":
Proverbio ideato per invitare a non sperperare in periodi di ricchezza in quanto ci saranno anche periodi di magra.
"Quanno s'appiccia lu pagliaro di l'ati, statt'accorte pi lu tuio":
Invito a prendere esempio dai guai degli altri per evitare che accadano a noi stessi.
"Lu cane mozzica lu strazzato":
Proverbio inventato per dire che, solitamente, chi ha già guai attira altri guai.
"Roppo arrubbato: li porte di fierro":
Proverbio per far notare a una persona quando corre ai ripari dopo che il guaio è successo.
"Si la zita nun vole vasà, rice ca li puzza lu fiato":
Proverbio sull'indisponibilità delle persone a fare qualcosa.
"Na botta a lu chirchio e n'ata a lu tumbagno":
Proverbio che descrive la posizione delle persone che si dichiarano neutrali dando ragione sia ad uno che a un altro.
"Lu signore raie li tozzere a chi nun tene li rienti":
Rivolto a chi riceve grosse occasioni senza saperle sfruttare.
"Pocu pizza e puru chiena di cennera:"
Proverbio rivolto a chi, in un affare, fa poco guadagno con molto lavoro.
"Chiacchiere e tabacchere di legno, lu bancu di Napuli nu l'impegna":
Rivolto a chi parla molto ma fa pochi fatti.
"Meglio nu puorco di città, ca nu sinnico di paese":
Proverbio dispreggiativo rivolto alla cultura personale dei sindaci di paese.
"Prima di virè la serpa, già chiami a Santu Paulo":
Rivolto a chi si allarma ancora prima che una cosa succeda.
"Li uai di la pignata li sape lu cucchiaro (cupierchio)":
Proverbio usato per faro notare che la vera condizione di una persona la conosce solo chi ci vive insieme.
"Lu primo sùlico nunn'ea mai sùlico":
Rivolto a chi, facendo una cosa per la prima volta, non l'ottiene come vorrebbe.
"Iu vengo da lu muorto e tu mi rì ca ea vivu":
Rivolto a chi contesta una persona bene informata sui fatti.
"Chi si uarda li puorci sui nunn'ea chiamatu purcaru":
Rivolto a chi, difendendo i propri interessi, non può di certo essere criticato.
"Lu dulore ea di chi si lu sente, e no di chi passa e trimente":
Detto che afferma l'impossibilità per chi soffre di descrivere appieno agli altri la propria sofferenza.
"Chi sparte ave la megliu parte":
Proverbio che allude al fatto che di solito chi si occupa di distribuire un bene a più persone, per se ne lascia sempre la parte migliore.
"L'auciello cu lu mussu pizzuto ivi pi fotte e rumanivo futtuto":
Descrive chi parte per un'impresa, da cui vuol ricavare qualcosa, e ne ritorna scornato.
"Lu mièrulo cìcato a la notte face lu niro":
Allude al fatto che spesso, oltre ad essere poco adeguati per fare qualcosa, l'azione viene compiuta anche in un periodo non favorevole.
"A lu scutilià di lu sacco, si vere si ea farina":
Proverbio che mette in luce il fatto che la verità verrà rivelata alla fine.
"Quanno si zappa e quanno si pota zì Innaro nun tene niputi. Quanno s'adda vindimmià: zì Innaro da qua, zì Innaro da là":
Mette in evidenza il fatto che si tende ad evitare di svolgere il lavoro, mentre si tende ad essere presenti per raccoglierne i frutti.
"Natale cu lu sole e Pasqua cu lu cippone"
"Quanno lampa scampa quanno trona chiove"