LA BASILICA CATTEDRALE II Duomo è dedicato all’Assunzione di Maria SS.ma. Del suo primitivo edificio si sa solamente che fu rovinato da un terremoto nell’anno 988 (89 o 90 secondo alcuni), e, in breve tempo riattato, rimase in piedi fino al 1255, quando dalle milizie del Re Manfredi, entrate proditoriamente in Ariano, il 5 aprile, fu distrutto con tutta la città, che lodevolmente si era sempre mantenuta fedele al Sommo Pontefice. Il nuovo Re Carlo I d’Angiò riedificò tutti i luoghi distrutti dai nemici del Papa; e tra questi anche Ariano col suo Duomo, il quale fu completato molto più tardi, cioè nel 1309. Questo nuovo edificio però, fu devastato dal terremoto del dì 8 settembre 1349, e poi di nuovo rovinato dal grande terremoto del 5 dicembre 1456, che, come asserisce il Barberio, era stato profetato da S. Ottone Frangipane, nostro principale protettore, circa tre secoli prima. Il Vescovo di quel tempo, Orso de Leone (arianese 1449-1470) si accinse a rialzare il sacro edificio con salda e maestosa costruzione, della quale ancora si ammirano avanzi nell’antico soccorpo (oggi cosa privata) e nella parte inferiore dei pilastri interni (ora intonacati); mentre niente più rimane delle altre fabbriche anteriori. E per tale opera, il De Leone, trovandosi esausto di mezzi per avere largamente soccorso i danneggiati del terremoto (che colla morte di duemila cittadini aveva cagionato grandissima desolazione), domandò un sussidio al Pontefice ed al Capitolo cattedrale. In seguito il Duomo fu completato ed ornato con grandi spese, fattevi dal Vescovo successore Giacomo Porfida (romano, 1470-1480). Due altri Vescovi e cittadini arianesi, Niccolò De Ippolitis (1499-1511) ed il Cardinale Diomede Carafa (dei duchi di Ariano, 1511-1560), al principio del secolo XVI, vi aggiunsero il primo lo splendido frontespizio, che, quantunque un pò guasto dal tempo, ancora esiste, ed il secondo l’atrio con la ricca decorazione del lato meridionale verso la piazza (distrutti dal tenemoto del 1732), di cui rimane solamente il bellissimo portale della porta minore. Quasi del tutto rovinato fu il Duomo dal terremoto del 5 giugno 1688; lo rialzò il vescovo Giovanni Bonilla (carmelitano spagnuolo, 1689-1696) con denaro proprio e con le offerte di varie persone, tra le quali fu notevole quella del pontefice Innocenzo XI. Lo stesso Bonilla riparò anche i danni recati dal terremoto del dì 8 settembre 1694. Altri danni rilevantìssimi ebbe il Duomo dal terremoto del 14 marzo 1702 i quali con lievi spese riparò il vescovo Giacinto Della Calce (teatino salernitano 1697- 1715). Pel terremoto del 29 novembre 1732 crollò il Duomo con l’Episcopio, molte chiese ed altri edifici e perirono centosessanta persone. Il vescovo Filippo Tipaldi (napoletano 1717-1748) fu costretto ad abitare nel convento dei Cappuccini, e l’ufficiatura corale si tenne per non breve tempo in una baracca di legno costruita nella piazza, ora denominata del Plebiscito. In pochi anni il Tipaldi, che prima del terremoto già aveva speso circa mille ducati per perfezionare e decorare la Cattedrale , completò la nuova fabbrica del sacro edificio nel 1736, dandole la struttura e la forma che ancora conserva, tutta ricoperta d’intonaco e di stucco in stile barocco, per cui scomparvero i bei pilastri ed archi di pietra massiccia, né rimase vestigia dei precedenti stili, romanico e gotico. Ad esso, nella prima secolo XIX, il vescovo Domenico Russo (napoletano 1808-1837) aggiunse gli sfondi delle cappelle della nave destra (per renderle, in certo modo, simmetriche a quelle della sinistra, che l’ebbero e piuttosto ampii dopo il 1732) con grandi opere di muratura ed archi dalla parte esterna verso settentrione. In seguito, negli anni 1895 e 96, il Vescovo Andrea d’Agostino ( prete della Missione, avellinese 1891-1913) emulando anche in questo i suoi più illustri predecessori, col suo finissimo gusto e con non piccola spesa, vi fece radicali ed artistici restauri, che furono solennemente inaugurati il 19 aprile 1896. La sensibile scossa di terremoto del 25 novembre 1905 danneggiò la parte superiore del presbiterio e la scala dell’ingresso principale del Duomo, che rimase chiuso per sedici mesi, e fu riparato dall’amministrazione del fondo per il culto. L’ultimo grande terremoto del 23 luglio 1930 fece crollare la volta presbiterio e del transetto, l’altare di S. Elziario, il battistero e la parte superiore destra della facciata, lesionò archi e murature e compromise la stabilità delle volte di alcune cappelle. Tutti questi ingenti danni furono riparati dal S.P. Pio Xl, il quale, con tutto lo slancio del suo magnanimo cuore e con munificenza veramente reale, si associò al Governo nazionale fascista per lenire la grave sciagura toccata alla nostra città, nella quale crollarono anche tre altre chiese e furono molto danneggiati l’Episcopio, il seminario ed edifici sacri. Onde è doveroso che ai nomi dei pontefici ed illustri personaggi, che, nei passati secoli furono lustro ed onore e benefattori della nostra Patria, si aggiunga il nome glorioso dell’undecimo Pio, che indubbiamente resterà legato alla storia del nostro maggior tempio. Questo, dopo tali restauri, in generale non ha mutato l’assetto che precedentemente aveva; le volte però delle navi minori, del presbiterio, del transetto, della cappella del Sacramento e di quelle del lato sinistro ora sono a crociera e non più a vela e senza gli antichi stucchi, i quali sono rimasti soltanto nelle parti del tempio non demolite. Il presbiterio, per ragioni statiche, ha avuto le finestre non più in stile e molto impiccolite e parimenti la cappella di S. Ottone ha avuto assai ridotta la luce che le veniva dalla parte interna soprastante all’arco d’ingresso. Le fortunose vicende che, in tanti secoli, ha subito il nostro Duomo, unite alla inesperienza di persone sfornite di senso artistico,alle quali sovente, specialmente dal 700 in poi, per frettolosi eventi si è dovuto le riparazioni, gli hanno fatto perdere tutta la maestosa bellezza che prima aveva: onde esso non è più l’artistico tempio angioino o della rinascenza; tuttavia, salvo alcuni dettagli che si potranno sempre eliminare, anche ora si presenta decoroso nella sua non piccola mole.

“GUIDA TURISTICA DI ARIANO CITTA’ CAPITALE” a cura di Mario e Ottaviano D’Antuono - Tipografia IMPARA - giugno 2001 -