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Vicenda Isochimica, Maraia:"Una storia ma parziale vittoria politica e giudiziaria"

di , Domenica, 24 Aprile 2022

L’intera storia dell’isochimica è legata in modo indissolubile a
Giovanni Maraia. Fu lui, allora segretario di Democrazia Proletaria, il
primo e per moltissimo tempo il solo, a denunciare i pericoli a cui
andavano incontro gli operai con l’amianto, nell’assordante silenzio
delle istituzioni, sindaci, ASL e sindacati. Sue sono state le numerose
denunce e gli esposti dettagliati che hanno portato a questo processo.
L’Isochimica è la fabbrica della morte dalla quale è partita non solo
una lotta contro l’omertà di chi sapeva, ma una vera e propria
rivoluzione culturale in molti campi: da quello sanitario, a quello del
lavoro, sindacale, fino all’ambiente. Una lotta per far riconoscere
l’Amianto come fibra cancerogena, nelle istituzioni dello Stato, sia
locali che centrali. Grazie alla perseveranza di Maraia prima
l’isochimica fu chiusa, poi nel 1992 il Parlamento vietò l’estrazione e
la lavorazione dell’Amianto: la legge sull’amianto, la numero 257 del 12
marzo 1992 è sorta dalla spinta propulsiva delle iniziative messe in
atto da Maraia per difendere la salute degli operai del sito. Oggi
commentiamo una sentenza del Tribunale di Avellino per alcuni aspetti
storica nella storia dell’amianto in Italia, e che fa giurisprudenza in
quanto riconosce il nesso di causalità tra l’esposizione dei lavoratori
alle particelle di amianto e i danni cagionati alla loro salute. Trovo,
quindi, molto positiva l’organizzazione di eventi come quello di oggi ad
Avellino al Borgo Ferrovia, perché in questo modo si rinnova lo spirito
di partecipazione, di trasparenza e di impegno nella cura dei beni
comuni quali la salute, il lavoro e l'ambiente. Tuttavia, siamo ben
consapevoli che la stessa sentenza si Avellino sembra caratterizzata da
luci ed ombre per quanto concerne l'individuazione delle varie ipotesi
di responsabilità penale: ci auguriamo che, in eventuale sede di
appello, si possa ulteriormente fare piena luce sulla vicenda
nell'interesse dei lavoratori e nel solco del principio di tutela della
salute nei luoghi di lavoro.