Ad Altavilla un'esposizione permanente dedicata a usi e costumi popolari
Riprendiamo a trattare dei tanti musei della provincia irpina, con il “Museo Civico della Gente senza Storia” di Altavilla Irpina.
Il primo nucleo del museo si formò con reperti archeologici donati da privati, e venuti alla luce durante i lavori di scavo per la realizzazione del gasdotto Italia – Algeria, negli anni ’80. Furono esposti presso il Palazzo Caruso, sede della Biblioteca Comunale, grazie all’interessamento del direttore Sarti e di un impiegato comunale, Giuseppe Sabatino. Pian piano la collezione si andò ampliando, aggiungendosi altro materiale archeologico e altri oggetti di epoca medievale, sempre frutto di donazioni private.
Ma il singolare nome del museo è dovuto al ritrovamento, successivamente al sisma del 1980 e durante i lavori di restauro della chiesa madre, di numerose bare contenenti resti di persone di varia estrazione sociale dall’identità ignota, senza un nome, senza storia, appunto. Ai reperti già esistenti si aggiunsero, quindi, oggetti legati all’abbigliamento delle persone ritrovate in queste sepolture, databili tra la fine del ‘700 e la metà dell’800.
La Prof.ssa Lucia Portoghesi recuperò, insieme ai suoi collaboratori, una cinquantina di abiti maschili e femminili, di adulti e bambini, davvero di grande interesse, in quanto materiale fortemente deteriorabile. Insieme alle stoffe furono ritrovati anche una gran quantità di ornamenti, bottoni, medagliette, oggetti metallici e preziosi, dando vita ad una collezione davvero unica nel suo genere, trattandosi di oggetti appartenenti ad un settore conosciuto maggiormente attraverso stampe o disegni.
Fu persino attrezzato un piccolo laboratorio di restauro dei tessuti, partito proprio dalla necessità di recuperare quelli ritrovati, diventato poi un vero e proprio corso di formazione di nuove professionalità del settore, in quanto destinatario di un finanziamento della Regione Campania. Ora persino un laser modernissimo è a disposizione del laboratorio, consentendo interventi altamente specializzati eseguiti anche per Enti esterni e privati.
Successivamente, grazie a fondi stanziati dal Comune di Altavilla Irpina e a finanziamenti regionali, si riuscì a inaugurare nel 1997 il primo Museo vero e proprio, collocato proprio nella cripta della chiesa madre, sotto la guida della Prof.ssa Portoghesi che lo diresse fino al 2002. Il Museo era costituito da quattro sale dedicate rispettivamente all’archeologia, ai costumi popolari ottocenteschi, al periodo medievale e ai paramenti sacri del clero locale, risalenti al periodo tra il XVI e XVII secolo.
Dall’aprile di quest’anno il museo, però, ha una nuova collocazione di effetto, ovvero il porticato del chiostro del seicentesco convento dei Verginiani, dove si trovano anche gli uffici comunali. Direttore scientifico il Prof. Giampiero Galasso che vigila attentamente sulle attività della struttura, consapevole dell’importanza dei reperti raccolti che, come detto, vanno dalla tarda Età del Ferro al XX secolo, abbracciando oltre 2500 anni di storia.
Il progetto di recupero dello storico edificio è partito nel 2009, cofinanziato con fondi europei, e una volta terminati i lavori è sembrato la sede più opportuna per ospitare il famoso museo. Numerosi pannelli didattici illustrano i molteplici oggetti raccolti e si possono ammirare, infatti, importantissimi reperti in ceramica risalenti alla tarda Età del Ferro, ritrovati nella località Campo dei Santi, il tipico corredo di una tomba sannitica, e poi anfore e calici in bucchero del V - IV secolo a.C., coppette e punte di lancia, pesi da telaio di epoca romana.
Poi incontriamo i famosi tessuti ritrovati fortuitamente nel cimitero dei poveri, in occasione dei lavori di cui si diceva poc’anzi, ovvero quelli relativi al restauro della chiesa madre del paese. Tra i costumi esposti, spicca quello appartenuto forse ad un contadino, con tanto di reticella per il capo, caratteristico dell’abbigliamento popolare altavillese, e risalente ai primi anni dell’800; alcuni completi da bambino, una divisa da lavoro bianca e blu appartenuta a Giovanni Crescitelli, soldato morto nella battaglia di Tolentino, nel maggio 1815, e ancora abiti da passeggio della fine dell’800 appartenuti a famiglie della borghesia, ed altri abiti in stile Liberty risalenti agli anni Venti del Novecento. Completano la suggestiva e particolare esposizione, importanti opere d’arte come una Deposizione di Cristo risalente al 1595, opera di Donato Bruno, e una seicentesca statua di Madonna con Bambino. Non mancano pregevoli arredi sacri in argento, costituiti da calici, pissidi e ostensori.
Poi vi sono gli oggetti del periodo medievale e rinascimentale, provenienti dal Palazzo comitale e dalla Chiesa dell’Annunziata, prevalentemente in pietra, quali capitelli, un gocciolatoio risalente al XIII secolo e un mascherone del XV secolo. Molto belle anche le mattonelle maiolicate policrome provenienti dal Palazzo comitale e risalenti al ‘400.
Infine, una magnifica collezione di paramenti sacri utilizzati dal clero altavillese; pianete, stole, veli omerali e da calice, in damasco, broccato e seta, dagli splendidi colori: viola, rosso, giallo oro, verde. Molto belli e suggestivi anche i paramenti appartenuti a esponenti delle locali Confraternite, tra cui spiccano quelli di un priore, con mozzetta e cappuccio bordato di pelliccia.
Non possiamo non far nostre le parole pronunciate dal commissario prefettizio Ester Fedullo in occasione dell’inaugurazione della nuova sede: “La speranza è che proprio la cultura possa ispirare nuove condizioni di affermazione per questo territorio. L’obiettivo è quello di riappropriarsi delle tradizioni perché siano il punto di partenza di un rilancio turistico e culturale dell’Irpinia, perché inaugurino una nuova stagione per la comunità”.
Assolutamente da non perdere, quindi, questo particolarissimo museo, ricco di materiale e certamente di storia, seppur dedicato alla Gente senza Storia.
Articolo pubblicato sul numero Agosto/Settembre 2014 del periodico XD Magazine.