Un codice di autoregolamentazione per la movida avellinese. La proposta – già lanciata nelle scorse settimane – è della Cidec che chiede al Comune di Avellino iniziative che non penalizzino gli imprenditori e, nel contempo, non deludano le aspettative dei residenti.
Orari di chiusura più rigidi, osservanza di nuove norme igieniche e tutela della quiete pubblica, corsi di formazione e incontri periodici con i residenti del centro storico. Sono questi gli aspetti più rilevanti della proposta elaborata dalla Cidec provinciale di Avellino. Proposte già sottoposte all’attenzione dell’amministrazione comunale lo scorso luglio: “Ci fa piacere che anche altre strutture associative abbiano seguito le nostre indicazioni - spiega il coordinatore provinciale della Cidec, Nicola Grasso – si tratta di proposte che abbiamo lanciato un paio di mesi fa e che saranno sottoposte, nella riunione del prossimo 3 ottobre, al vaglio della Commissione Attività Produttive, presieduta dalla consigliera delegata Laura Nargi. Noi, lo ribadiamo, pensiamo ad un’apertura prorogata dei locali, all’obbligo della pulizia delle aree esterne ai locali, maggiori servizi igienici e sanzioni per chi non rispetta tali norme con multe fino a 5mila euro e per i recidivi anche la revoca della licenza”.
Un aspetto importante riguarda la tutela della quiete pubblica: “La proposta della Cidec – spiega Grasso – impegna i gestori dei locali a vigilare, anche avvalendosi di addetti al controllo dell’utenza, affinché gli avventori non disturbino la quiete pubblica e il riposo delle persone, né all’interno del locale, né all’esterno, evitando anche che si determinino situazioni di disagio per la circolazione stradale. Noi chiediamo anche di istituire subito un “tavolo sulla movida” per trovare il giusto equilibrio tra residenti, operatori commerciali e giovani”.
La Cidec propone anche nuove regole e limiti per l’apertura di esercizi pubblici nelle zone calde della movida avellinese, attraverso un punteggio minimo da raggiungere per poter aprire un nuovo locale, legato a elementi di sostenibilità ambientale, accessibilità, eccellenza del servizio, sostenibilità sociale. Nella tabella del punteggio dovrebbero figurare l’insonorizzazione dei locali, la climatizzazione, l’utilizzo di sistemi per il risparmio idrico e di apparecchiature per il risparmio energetico, ma anche le serrande avvolgibili comandate da motore elettrico dotato di silenziatore.
Mettere un freno alla liberalizzazione, che rischia pericolosamente di sconfinare nella deregulation, non può che essere accolta a braccia aperte dalla categoria: «Siamo favorevoli all’idea di fissare un limite all’apertura di nuovi locali – spiega Nicola Grasso – non solo perché consente di valorizzare le attività che già ci sono ma anche perché permette di garantire la qualità a tutti i livelli. Certo, il discorso deve valere per tutti anche per quei locali come kebab e pizzerie al trancio, che non sono sottoposti alle stesse regole dei pubblici esercizi. La movida – continua Grasso – è una risorsa da valorizzare e non da osteggiare”.
Secondo la proposta della Cidec, infine, i locali dovranno poi assumere due impegni nel giro di poche settimane. Il primo: attivare dei corsi, con la collaborazione della Polizia Municipale, affinché tutti vengano formati sui regolamenti urbani da rispettare e da far rispettare ai clienti. Il secondo: promuovere periodiche assemblee con i residenti per discutere insieme dei problemi legati alla movida.