L'imprenditore di Mirabella colpito a fucilate. Delitto irrisolto, nessun indagato. Mario Martiniello: "E' un caso di serie B"
"Voglio giustizia". E' netto e diretto Mario Martiniello, figlio di Pasquale l'imprenditore di Mirabella Eclano ucciso a fucilate ai bordi del laghetto da pesca sportiva che gestiva a contrada Iscalonga nell'agosto di sette anni fa. Il tempo non ha cancellato i ricordi e il dolore, ne ha cambiato solo il senso e i contorni. E ha fatto maturare in fretta Mario.
Quando il papà, separato dalla mamma, è stato ucciso lui era un ragazzo dall'aria scanzonata. Poi la tragedia lo ha travolto insieme alla sua famiglia. Una tragedia rimasta tale dopo tanti anni come il mistero fitto che la precede. Mario oggi è un uomo, sposato, e determinato a rimettere in moto le indagini sull'atroce fine del padre.
Ha le idee chiare anche se non sa a cosa appigliarsi e a chi rivolgersi.
E' pronto però a esporsi alla gogna mediatica se questo serve a riaprire le indagini sul delitto irrisolto di suo padre.
"Ci sono casi di serie A e casi di serie B come questo- esclama Mario Martiniello-. Dopo sette anni l'autore dell'omicidio di papà è in libertà e noi non abbiamo più saputo nulla. Ho diritto a chiedere che il caso venga riaperto che chi sa parli. Ho intenzione di scrivere al Presidente Mattarella. Non è normale che un uomo, un lavoratore onesto, sia ucciso come un animale e per quel delitto a oggi non c'è neppure un indagato, un sospettato".
La famiglia di Martiniello ha collaborato con gli inquirenti, ha fornito dichiarazioni spontanee sin dalle prime battute. Ma tutto si è poi misteriosamente inceppato e arenato in una palude di silenzi e omissioni. Mario è indignato, come è giusto che sia per un figlio che ha perso il padre nella maniera più cruenta e inaccettabile. La sua è un indignazione naturale, e dopo le nozze il giovane ha giurato sulla memoria del papà di adoperarsi per sapere almeno un briciolo di verità. I progetti rovesciati, una vita segnata, lo sforzo di ricominciare e andare avanti per non lasciarsi schiacciare dal peso del dolore.
"In questi sette lunghissimi anni- incalza sempre Mario Martiniello- mi sono convinto che gli investigatori e la magistratura non hanno preso a cuore il delitto di mio padre. Il caso è stato congelato, e molto presto archiviato. Gli inquirenti si sono concentrati e accaniti con noi familiari tralasciando altre ipotesi o piste favorendo così la fuga dell'assassino rimasto libero e impunito".
Le indagini infatti sono molto presto deragliate su un binario morto., e sulla vicenda è calato l'oblio. Mario al contrario non dimentica, e ha il dovere di ricordare l'orrore che lo ha fatto crescere anzitempo senza il papà.