Trecento migranti in arrivo, si cercano nuove strutture d'accoglienza

di , Venerdì, 05 Febbraio 2016

Sono i numeri a fare la differenza, e a rimarcare i contorni di una vera e propria emergenza sociale, quella legata all'arrivo e all'accoglienza sul territorio dei migranti. 1252 sono già presenti in Irpinia, tra strutture ricettive, private e Sprar. A questi, nelle prossime ore, se ne aggiungeranno, con molta probabilità, altri 300 destinati direttamente ad Avellino. Dopo i piccoli, ma pur sempre significativi, gruppi di immigrati giunti negli ultimi giorni e smistati nei centri già preposti adesso le autorità sono investite da un'ondata più consistente pronta a riversarsi in Irpinia. Nel

pomeriggio di ieri a Napoli si è svolto un vertice tra i prefetti campani proprio per gestire l'esodo più massiccio previsto, la relativa distribuzione sul territorio e tra le cinque province e l'accoglienza affidata a coop e privati che hanno partecipato ai bandi relativi appunto alla gestione del fenomeno.

Sempre ieri la Prefettura di Avellino ha provveduto a liquidare i pocket money ai migranti di Monteforte, da qualche mese rimasti a secco e soprattutto abbandonati in strutture poco idonee a ospitare decine e decine di persone. Da qui le proteste continue degli ospiti stranieri, le denunce della Cgil raccolte in un libro bianco consegnato alla Procura della Repubblica di Avellino e l'avvio di indagini mirate della magistratura irpina e dei Nas di Salerno in quei centri ritenuti inospitali e per questo chiusi. Il personale prefettizio che ha competenza sull'immigrazione si è già attivato per cercare nuovi alloggi dove sistemare i migranti di Serino e Monteforte.

Adesso però ci si dovrà attivare anche per individuare strutture su Avellino, o nell'immediato hinterland, dove riparare trecento extracomunitari. Dal Viminale nei mesi scorsi avevano già ipotizzato un arrivo massiccio di migranti in Irpinia e nel Sannio mettendo in allerta i rispettivi uffici territoriali di Governo. Poi non se n'è fatto più nulla, e ora invece ritorna alla ribalta la proposta di 'ripopolare' l'entroterra appenninico con la redustribuzione dei profughi da una provincia all'altra e da una regione all'altra in un quadro sociale sempre più delicato e complesso.

Alla fine ci si piega alle direttive ministeriali dettate da una situazione di emergenza mai dichiarata, un'emergenza che allo stato non ha nessuna scadenza ma solo l'esigenza di sistemare in strutture decenti chi arriva dopo aver rischiato la vita e pagato coi risparmi di una vita il viaggio della speranza a scafisti spregiudicati.



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