I Carabinieri del NOE di Salerno, agli ordini del Capitano Giuseppe Ambrosone, unitamente a quelli della Compagnia di Mirabella Eclano ed Ariano Irpino, al termine di una complessa ed articolata attività investigativa circa il rispetto della normativa ambientale nella gestione di un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi, ubicato in Flumeri, nella prime ore della mattinata di oggi hanno dato esecuzione a provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P del Tribunale di Napoli, dott. Vincenzo Alabiso, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, per una attività di indagine direttamente coordinata dai Sostituti Procuratore dott. Francesco Soviero e Gianfranco Scarfò.
In particolare, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un ordinanza applicativa di misura cautelare a carico di quattro persone nonché di sequestro preventivo di un impianto di recupero rifiuti e sette autocarri. Le indagine sono state avviate a seguito di una ispezione d’iniziativa compiuta dai Carabinieri del NOE presso un impianto di recupero rifiuti in Flumeri, nel corso della quale sono stati raccolti concreti elementi di prova in ordine alla gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi costituiti da rottami ferrosi, veicoli fuori uso e parti di essi.
In particolare, nel corso dell’ispezione è stata accertata la presenza di un'autovettura schiacciata, priva di pneumatici ma munita di tutte le parti in plastica recuperabili (cruscotto, paraurti, ecc.) ed anche del parabrezza, altre due autovetture schiacciate ancora dotate di pneumatici e di tutte le parti in plastica recuperabili (cruscotto, paraurti, ecc.) e del vetro, tutto classificabile come rifiuto con il CER 160106 "veicolo fuori uso, non contenente liquidi ne altri componenti pericolose", la carcassa di un altro veicolo, circa cinquanta bombole per accumulo di gas non bonificate in quanto alcune contenenti gas e costituenti rifiuti speciali pericolosi classificabili con il CER 160504* "gas in contenitori a pressione, contenenti sostanze pericolose", oltre cinquanta “batterne al piombo" esauste costituenti rifiuti speciali pericolosi classificabili con il CER 160601* e numerosi "pneumatici fuori uso" CER 160103, motori e cambi di autocarri ed autovetture totalmente intrisi di olio, non bonificati, costituenti rifiuti speciali pericolosi "componenti pericolosi diversi da quelli ..." CER 160121*, attrezzatura per il taglio dei metalli con fiamma ossidrica composta da numerose bombole di ossigeno e gas.
Diversi i reati contestati dalla Procura della Repubblica, accertati dal settembre 2012, che vedono complessivamente indagate trentanove persone (titolari e gestori di fatto dell’impianto di recupero, dipendenti del medesimo impianto e conferitori dei rifiuti), quattro delle quali sottoposte oggi a misure restrittive della libertà personale.
Nelle rispettive qualità e ruoli, gli indagati, e tra questi i fermati, titolari e gestori della ditta che conduce l'impianto di recupero rifiuti speciali, nonché uno dei principali conferitori dei rifiuti, si sono resi responsabili di diverse violazioni della legge penale speciale ambientale, tra le quali di avere, al fine di conseguire un ingiusto profitto costituito da un indebito incremento del volume di affari, determinato dalla gestione di rifiuti al di sopra della potenzialità del proprio impianto e di rifiuti sia pericolosi che non pericolosi non conformi al titolo autorizzativo, con più operazioni, attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, effettuato attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio di rifiuti o comunque gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi mediante numerose operazioni di raccolta, trasporto e recupero, effettuate senza la compilazione del registro di carico e scarico e FIR ovvero con la redazione di FIR (formulario identificativo rifiuto) recanti l'indicazione fraudolenta di codici CER (catalogazione europea rifiuti) diversi da quelli effettivamente conferiti.
Gli ulteriori trentacinque indagati in stato di libertà dovranno invece rispondere, a vario titolo, all’autorità giudiziaria come esecutori di singole operazioni di trasporto e conferimento effettuate anche con mezzi propri in relazione alle diverse operazioni di illecito conferimento di rifiuti speciali, finanche pericolosi, presso il centro di recupero.
Come tra l’altro evidenzia lo stesso GIP nei diversi passaggi nell’ordinanza applicativa della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e del sequestro preventivo, “in conclusione, si evidenzia che l'attività di recupero rifiuti è esercitata in totale difformità a quanto autorizzato per quanto concerne i quantitativi e la tipologia di rifiuti gestiti, non sempre autorizzati ed appartenenti ai non pericolosi, lo stoccaggio degli stessi, il deposito delle materie prime secondarie, la tenuta della documentazione per la tracciabilità, dei rifiuti in ingresso e nei flussi di lavorazione. Le investigazioni si sono concretizzate anche nella videoregistrazione dei movimenti in ingresso e in uscita dall'impianto e nella successiva verifica della documentazione relativa alla movimentazione dei materiali conferiti, acquisita nel corso del sopralluogo. Da notare che detta videoregistrazione ha documentato, per quaranta giorni, 272 operazioni di conferimento di cui 209 irregolari. Le attività d’indagine hanno consentito di evidenziare che su 272 operazioni di conferimento in impianto solo 63 sono state regolarmente trascritte sul registro di carico/scarico dei rifiuti.”
Nel corso delle attività si è proceduto anche al sequestro preventivo un impianto di recupero rifiuti, compreso tutte le attrezzature e macchinari in esso posti, e sette autocarri utilizzati per le operazioni illecite di trasporto e gestione dei medesimi rifiuti.