Il principio di precauzione e gli eventuali confini della libertà di ricerca. Attesa per l’intervento del Premio Nobel Erwin Neher che ha incontrato studenti e giovani colleghi della Biogem.
Sulle ali del dubbio, tema-cardine di quest’anno, proseguono gli incontri tra scienza e umanesimo al centro di ricerca Biogem per la quinta edizione del “Meeting le 2 Culture”. Quali sono i confini della libertà di ricerca? "Il progresso scientifico tra speranze e paure" è stato l’argomento del confronto tra Laura Palazzani dell’Università Lumsa di Roma, vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica e Roberto Defez del CNR, dibattito moderato da Claudio Pisano, responsabile della ricerca pre-clinica del consorzio Biogem.
“Il progresso scientifico è straordinariamente rapido, si proietta verso le generazioni future e ha la capacità di determinare trasformazioni della specie umana. Di fronte a tutto questo – ha osservato Laura Palazzani - si generano stati d’animo opposti. Da un lato il fascino dell’aspettativa, dall’altro l’inquietudine rispetto a potenziali cambiamenti stravolgenti. La bioetica sta cercando un difficile equilibrio tra posizioni estreme come quella dei “bioprogresissisti”, che assolutizzano i benefici della scienza, e i “tecnofobi” che assolutizzano i pericoli. Oggi – aggiunge la Palazzani - sono tanti i fenomeni di cui la bioetica si interessa: nanotecnologie, telemedicina, biologia sintetica, il potenziamento delle performance umane, l’eutanasia, solo per citarne alcune. Cosa fare? La nostra secondo alcuni è la società del rischio e dell’incertezza e il dubbio nasce quando le conoscenze non ci consentono di orientare in una direzione precisa le nostre azioni.
La bioetica ha fatto proprio il "principio di precauzione" che si applica quando di fronte ad una scoperta scientifica non abbiamo la prova certa che ci siano dei danni, ma neanche una prova dell’assenza del danno. Se le conseguenze negative sono ragionevolmente plausibili e suscettibili di determinare effetti irreversibili anche sulle generazioni future allora bisogna fermarsi. E su questi temi – ha concluso Laura Palazzani – l’Europa ci invita a considerare l’importanza della partecipazione sociale alle scelte sulle nuove tecnologie. Le convenzioni internazionali e le dichiarazioni universali dei diritti umani affermano che “C’è un primato della dignità dell’uomo sul progresso della scienza”.
Prendendo in esame il caso specifico degli ogm, Roberto Defez ha rovesciato il dubbio che è alla base del principio di precauzione e ha notato: “Non possiamo restare fermi e non fare nulla. Guardiamo cosa accade in agricoltura. Si è visto che il mais geneticamente modificato – oltre a presentare vantaggi produttivi - contiene meno tossine che possono impedirne il consumo umano o causare malattie gravi.”. Siamo sicuri che possiamo rinunciare a queste opportunità legate agli ogm?
A concludere la terza giornata del Meeting è stato il confronto su “l’autocoscienza tra fisica e metafisica” tra Alberto Oliverio dell’Università di Roma La Sapienza e Mario De Caro dell’Università Roma 3 con il contributo di approfondimento del Direttore scientifico di Biogem Mario De Felice.
Sabato 7 settembre si presenta il libro di Giovanni Savignano sulla storia dell’assistenza sanitaria in Italia e interviene Stefano Manferlotti (Federico II) ma naturalmente l’attesa si concentra sulla lectio del Premio Nobel Erwin Neher che – giunto in Irpinia – ha incontrato i ricercatori dell’istituto presieduto dall’ex Ministro Ortensio Zecchino per un faccia a faccia stimolante e ricco di fecondi scambi di idee.