L'intervista - Soviero, magistrato antimafia: "Nel Mandamento un nuovo sodalizio criminale"

di , Giovedì, 16 Aprile 2015

Napoletano, una solida carriera in magistratura, l'amore per l'Irpinia

Francesco Soviero, giovane magistrato napoletano, ha le spalle larghe e una solida esperienza professionale maturata nell'antimafia al fianco dell'attuale capo della Procura della Repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo. Negli ultimi tempi ha lavorato e collaborato con nomi di spicco della magistratura campana ottenendo proficui risultati nella lotta al contrasto ai clan più spietati della camorra. Innamorato dell'Irpinia, delle sue eccellenze e delle sane tradizione locali, come può coglie l'occasione per trascorrere qualche ora nella nostra terra.

Dottore Soviero, a che punto è la lotta alle mafie? E in Irpinia c'è il rischio che i clan storici della camorra si ricompattino?

"Negli ultimi anni il contrasto di Polizia e magistratura ha dato ottimi risultati nel contrasto alle associazioni criminali attive ad Avellino e in provincia. Attualmente i capi delle associazioni malavitose di spicco, e mi riferisco a Cava e Graziano, ai Pagnozzi e ai Genovese, sono detenuti. Alcuni sono sottoposti al regime detentivo speciale. Nel Mandamento però c'è massima attenzione per un nuovo sodalizio criminale che è in fase di costituzione. Il contrasto ai clan si fa colpendo i patrimoni e le ricchezze. Punto di riferimento è la pesante incidenza della camorra sullo sviluppo economico della Campania. L'attenzione delle forze di Polizia è comunque massima".

La geografia camorristica della nostra provincia è abbastanza frastagliata dai clan Caudini a quelli del Vallo passando poi per lo spietato clan del Partenio che fa capo alla famiglia Genovese, intermezzo e intermediario di affari scellerati che hanno minato il territorio attorno al capoluogo irpino. Le associazioni malavitose organizzate presenti in Irpinia hanno cambiato volto e pelle, e di conseguenza sono cambiati anche i loro interessi.

Quella irpina è una mafia rurale, eppure fa affari loschi e importanti. Ci sono legami con le n'drine e le organizzazioni criminali più solide?

"Non posso parlare di indagini in corso, ovviamente, ma a mio avviso, è vero che le associazioni camorristiche irpine hanno allargato il loro raggio d'azione. Negli ultimi anni si dedicano alle attività estorsive, all'usura, al traffico di droga, oltre ai fatti di sangue per il controllo del territorio".

La presenza dei profughi in Irpinia può alimentare i traffici illeciti dei camorristi? E in che modo?

"La camorra irpina si è sprovincializzata, si è evoluta, è al passo coi tempi. Mantiene sinergie e legami con altre organizzazioni criminali come quelle attive nel nolano, nel casertano, nel napoletano, ma a volte entra negli enti locali e nelle imprese. Ed è stato comunque accertato che la camorra sia avvale sempre più spesso di manovalanza straniera. I profughi finiscono facilmente sulla traiettoria dei clan più agguerriti, e vengono reclutati per traffici loschi e lo smercio della droga".

Avellino è comunque una piazza appetibile per la camorra partenopea. Il commercio, ad esempio, attività economica primaria finisce puntualmente nel mirino della manovalanza dedita a usura e racket. Ma ci sono anche attività cosiddette 'lavanderia'?

"L'Irpinia è ricca e sviluppata, e quindi attira gli appetiti malavitosi sempre più invasiva. In molte indagini eseguite sono emerse operazioni evidenti di riciclaggio e reinvestimento di danaro sporco. L'economia criminale crea aree di consenso sociale e determina una condivisione di interesse che sembra rendere evanescente il confine tra mondo del crimine e società civile stabilendo una rete collusiva di rapporti tra delinquenti e vittime del reato".



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