Riceviamo e pubblichiamo:
I Sindaci dei Comuni sui cui territori sono presenti i 16 depuratori sequestrati dal GIP del Tribunale di Ariano Irpino affermano di essere parte lesa e di essere completamente estranei alla vicenda giudiziaria Noi, invece, riteniamo che ciò' non sia vero.
Un Sindaco non può e non deve essere estraneo rispetto alla cura e alla protezione del proprio territorio e del proprio ambiente. Parte lesa e' la salute della collettività, contaminata e compromessa dal' inquinamento prodotto dai depuratori comunali. La verità è che i Sindaci dei Comuni, sede dei 16 depuratori sequestrati ,non hanno mai richiesto, periodicamente, all'ARPAC il controllo dei depuratori.
L'ARPAC , pur sollecita da noi con varie istanze, non ha mai attuato, con continuità, i controlli dei depuratori e delle acque da questi trattate. Queste Istituzioni, preposte alla tutela e alla salvaguardia della salute della collettività', sono state sostituite dal Comitato di Tutela del fiume Calore, dalla Procura della Repubblica di Ariano, dai Carabinieri del NOE. Abbiamo chiesto alla Procura della Repubblica di far luce sui mancati controlli da parte dei Comuni sulla gestione dei depuratori comunali.
Così, come abbiamo chiesto di accertare la procedura adoperata per l'affidamento dei depuratori alla Soc. ENTEI di Cagliari, emanazione della IBI,quest'ultima oggetto di una interdittiva antimafia nel 2011, e, quindi non più abilitata a gestire la depurazione comunale. E' necessario che le indagini si estendano ad altri depuratori e al sistema dei pozzi neri, le cui acque, al fine di ottenere un risparmio, vengono sversate nel terreno.
Abbiamo chiesto al Procuratore della Repubblica di S. Angelo, di Ariano e di Avellino, di controllare i depuratori industriali dell'ASI, che pur non essendo abilitati, trattano liquidi tossici, contenenti metalli pesanti e poi, probabilmente, sversati nei fiumi Ofanto, Ufita e Sabato, con le stesse sostanze tossiche.
Giovanni Maraia Ariano in Movimento