Ormai va avanti da giorni la disputa del Concertone del Primo Maggio, tra la Rai e il rapper Fedez. Quest’ultimo aveva riportato in diretta nazionale i commenti omofobi di alcuni esponenti della Lega, accusata di essere la principale colpevole del ritardo nell’accettare il DDL Zan.
L’accusa del rapper è chiara: “È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c’è stata in prima battuta, o meglio dai vertici di Rai3 che mi hanno chiesto di omettere i partiti e i nomi e di edulcorarne il contenuto”. Nella telefonata tra Fedez, con appena 11 un di followers su Instagram, e la Rai è chiara la censura di quest’ultima.
Il primo ad intervenire è il comico Lillo, conduttore dell’evento, che non ha nulla da obiettare e leggermente imbarazzato passa la telefonata al coautore dell’evento, Massimo Cinque. Anch’egli, in evidente difficoltà è seguito dalla vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani, la quale ci tiene a chiarire che la “Rai non ha proprio alcuna censura da fare”, ma che ritiene “inopportuno il contesto”. Subito dopo Massimo Bonelli, direttore della società iCompany, produttrice del concerto,invita a parlare con la Rai ei sindacatiche organizzano lo spettacolo.
Ora, sappiamo che la telefonata pubblicata da Fedez non era integrale (grazie alla registrazione diffusa dai vertici stessi di Rai), ma che alla preoccupata domanda del cantante: “Posso salire sul palco e fare delle cose che per voi sono inopportune, ma per me sono opportune?”, le risposte sono vaghe ed incerte.
Tutto ruota intorno ad un grave problema, di cui si è a conoscenza da anni, ma che per la prima volta è stato portato all’attenzione generale dai social media: il sistema di nomine della Rai e il ruolo della politica nel servizio pubblico.
È giusto che un servizio pubblico nazionale controlli gli interventi fatti dai suoi ospiti: non si può andare su di un palco e dire tutto ciò che si vuole per una serie di validissime ragioni. Ciò è legittimato dalla “linea editoriale”, ossia una serie di parametri che un certo progetto si dà: ce l’ha ogni mezzo di informazione ed è verosimile che ce l’abbia anche la Rai. Il punto è cheuna linea editoriale si difende, si giustifica, si supporta; tutte cose che la Rai non ha fatto.
Del resto, simili episodi sono già accaduti. Per citarne solo uno: nel 1981 a Massimo Troisi venne impedito di parlare di terrorismo, religione, politica e scherzandoci su, penso bene di voler recitare, nel dubbio,una poesia di Pascoli o Carducci.
Ciò che è cambiato dal 1981 ad oggi è che opporsi precedentemente alla Rai significava condannare a morte la propria carriera, adesso invece Fedez ha un pubblico vastissimo che lo sostiene (solidarietà gli è arrivata anche da Giuseppe Conte) e che continua ad aumentare grazie allo strapotere dei social media. Esponendosi a favore del DDL Zan, attaccando per nome esponenti della Lega, facendo uscire fuori la politica di cui la Rai è intrisa, il famoso rapper ha creato dibattito, fatto riflettere.
Quanto contano i social in tutto questo? Il modo di fare informazione sta cambiando?
Una cosa è certa: la rivoluzione digitale è in atto ed a farne le spese è anche e soprattutto la televisione.