Il 1° Maggio, giorno collegato indissolubilmente ai concertoni fatti in piazza nelle varie capitali italiane che quest’anno saranno verosimilmente vuote e piene di controlli, in realtà ha una storia che va molto più indietro di così.

L’origine della Festa dei Lavoratori (o del Lavoro) è da ricercarsi in un periodo fervido di proteste negli Stati Uniti, durante il quale venne proclamata a Chicago la prima legge delle 8 ore di lavoro (1866). Nonostante l’approvazione, la legge era spesso inapplicata o comunque non diffusa su tutto il territorio statunitense.

Gli operai continuavano a lavorare in condizioni disumane: anche 16 ore al giorno, sottopagati e privati di ogni diritto, fino ad arrivare alla tragica protesta del 1° maggio 1886. Fu deciso uno sciopero generale ad oltranza, a cui aderirono 12mila fabbriche degli Stati Uniti e circa 400 mila lavoratori. Dopo 4 giorni di manifestazioni, lo scontro diretto tra forze dell’ordine e polizia: molti agenti e civili persero la vita in quello che passerà alla storia come “Il massacro di Haymarket”.

Tre anni dopo, a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l'organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) si pensò di organizzare una grande manifestazione a favore dei diritti dei lavoratori, tant’è che venne scelto di consacrare il primo maggio (memori dei fatti di Chicago) come Festa Internazionale dei Lavoratori.

L’iniziativa fu promossa e presto si diffuse a macchia d’olio: le condizioni dei lavoratori erano ancora molto difficili e veniva visto come necessario un giorno che mettesse il focus su questa difficile situazione. In Italia divenne tale nel 1891, a seguito di decenni di battaglie e lotte sindacali ed il conseguente raggiungimento delle agognate 8 ore di lavoro (decreto legge n.692 del 1923). La festa venne sospesa per tutto il ventennio fascista, per poi ritornare in auge ufficialmente dal 1947.

Viene quindi spontaneo chiedersi: ci ritroviamo oggi a festeggiare i diritti dei lavoratori, ma com’è messo il mondo del lavoro in Italia?

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La pandemia non ha di certo aiutato la situazione già “infelice” nella nostra bella penisola. A seguito dei provvedimenti a sostegno delle imprese e dei lavoratori, la crisi nel mondo del lavoro si è manifestata maggiormente sul numero di ore che sull’occupazione; ciononostante il numero di persone senza lavoro è considerevole: Istat ha comunicato che a dicembre 2020 il numero degli occupati è tornato a scendere (dello 0.4%, ovvero 101 mila unità in meno) ed il calo occupazionale si è concentrato per lo più sulle donne e i giovani, con un aumento di circa il 9% per occupazione e inattività.

Inoltre, proprio l’incertezza dovuta alla pandemia, ha aumentato il proliferare di contratti a tempo determinato o part-time e favorito il divario tra coloro che potevano permettersi il tanto dibattuto “smart working” e quelli che, invece, rimanevano irrimediabilmente tagliati fuori.

Ciononostante, proprio in questo giorno, in ricordo dei morti che ci sono stati e dei diritti che si sono conquistati, abbiamo l’auspicio che possa essere un nuovo punto di partenza. Simbolo di resilienza, di un Paese che non si abbatte, ma che lotta per non affondare. Ripartiamo dall’istruzione, dal lavoro, dalla fiducia nelle istituzioni.

Buon primo maggio!