I virus mutano costantemente, poiché devonosopravvivere anche se l’organismo ospite è dotato di un sistema immunitario capace di fronteggiarlo. Per questo esistono varie mutazioni di un virus, che ne riducono la virulenza o gli fanno acquisire maggiore aggressività.
Come se non ne avessimo già abbastanza, anche il Covid-19 sta mutando. Non è chiaro quale sia il processo all’origine delle mutazioni: errori nella duplicazione dell’RNA, interazioni con altri virus o forse adattamento alla risposta immunitaria.
Certo è che se la situazione già non fosse delle migliori, adesso siamo un po’ come Jack e Rose sul Titanic, senza la rassicurante tavoletta di legno galleggiante. Ciononostante: don’t panic! Vi stiamo per dire tutto ciò che c’è da sapere (o almeno una buona parte) sulle varianti del Covid-19.
Una di quelle più preoccupanti è la variante inglese, con 23 mutazioni, 14 delle quali localizzate sulla proteina Spike del virus. È comparsa per la prima volta in Gran Bretagna, nel mese di novembre, ma oggi è diffusa in 33 Paesi, tra cui l’Italia. Essa renderebbe il virus più contagioso e potrebbe avere una letalità superiore del 30%, anche se non è chiaro se perché contagi gli strati più fragili della popolazione, oppure perché effettivamente abbia una mortalità più elevata. Dalle prime ricerche è emerso che i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca sono efficaci contro questa variante.
Altri problemi provengono dalla variante sudafricana, individuata i primi di ottobre e che pare si sia diffusa molto velocemente in Sud Africa. Conta 21 mutazioni, 9 delle quali localizzate su Spike. Anch’essa è più contagiosa, ma non più letale. Il campanellino d’allarme proviene dal fatto che, almeno a quanto ha già dichiarato AstraZeneca, il vaccino sembra perdere di efficacia contro di lei, eccetto quello prodotto da Moderna.
Per quanto riguarda la variante brasiliana, è stata riscontrata recentemente in un caso di reinfezione, che ha causato una sintomatologia peggiore. Inoltre presenta numerose mutazioni, una delle quali particolarmente preoccupante perché cambierebbe la forma della Proteina Spike all’esterno del virus, in modo da renderla meno riconoscibile al sistema immunitario e quindi ritardando la risposta degli anticorpi. Non si sa, per ora, se renda inefficaci i vaccini, ma i risultati preliminari sono poco incoraggianti.
Come dichiara il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, queste ultime due sarebbero però limitate attualmente ai rispettivi territori nazionali.
A Napoli, nel frattempo, è stata scoperta una nuova variante, estremamente rara, chiamata B.1.525, di cui sono stati individuati pochi casi in Gran Bretagna, Danimarca e Stati Uniti. Proprio da questi ultimi arriva la “rassicurante notizia” della diffusione di sette varianti prodotte da una mutazione simile (stessa posizione nel loro genoma), forse appartenenti allo stesso ceppo di virus, sequenziato per la prima volta agli inizi di dicembre. Kamil (coautore dello studio) è preoccupato e afferma la chiara presenza di un vantaggio evolutivo, nonostante ciò lo studio preliminare non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria.
Gli esperti sono allarmati, la situazione si sta aggravando e l’interrogativo di tutti è, ormai, a quale speranza aggrapparsi.
Nel frattempo noi, dal canto nostro, vi aspettiamo sabato per un nuovo appuntamento, speriamo più rassicurante!