Ci siamo recentemente interessati all’argomento fake news. Grazie ai vostri commenti e al vostro interessamento è nata l’esigenza di approfondire il tema.
Cos’altro fare se non chiedere ad un esperto qualche delucidazione in più?
Un proficuo scambio di battute con il dott. Antonio Fioriello questa mattina, da poco laureatosi con una tesi sul tema, ci ha permesso di chiarirci al meglio.
Per chi non conosca questo giovane nostro conterraneo irpino e la sua effettiva competenza sull’argomento, ci limiteremo a dire che si tratta di un ingegnere informatico, nonché fresco assunto come programmatore presso una tra le maggiori aziende nel settore della difesa civile in Italia. Vive e a Roma ormai, e per questo motivo il botta e risposta non ha potuto che consumarsi ancora una volta a distanza.
Ecco a voi l’intervista in esclusiva:
C: Innanzitutto la ringrazio per la disponibilità di tempo. Immagino lei abbia letto il nostro articolo riguardante il tema delle Fake News. È proprio grazie ad esso che ho scoperto un suo particolare studio su questo argomento e ho immaginato potesse aiutare i nostri lettori a orientarsi meglio. Perché non ce ne parla?
F: Sono io a ringraziare voi, penso che la sensibilizzazione sia la cosa più importante su questo tema. Per quanto riguarda il mio scritto, si tratta della tesi che ha concluso il mio ciclo di studi, il cui titolo era “Caratterizzazione strutturale dei siti di fake news”. Ho letto il vostro articolo e direi che la prima cosa da mettere in chiaro è quanto il problema vero non sia la singola fake news, ma l’intero sistema di disinformazione. Le notizie false in fondo esistono da sempre, anche le nostre nonne ce ne raccontavano tante, con la differenza che prima le “dicerie” erano affidate al chiacchiericcio.
C: Cosa è cambiato oggi?
F: beh l’avvento dei social ha sicuramente inciso tantissimo su questo fenomeno, anzi il problema forse nasce come tale proprio grazie all’avvento di Facebook. Dal semplice pettegolezzo si è passati ad un piano globale, che richiederebbe uno studio scientifico, così da permettere anche un controllo politico specifico. Queste sono state le motivazioni che mi hanno spinto ad indirizzare la mia ricerca su questo.
C: Entriamo maggiormente nel cuore del problema, ci dica di più del suo lavoro?
F: La domanda a cui cerca di rispondere il mio lavoro è: “esiste un metodo scientifico per capire quando si sta leggendo una notizia falsa?”. A quanto pare la struttura delle fonti, dei siti da cui partono certe balle spaziali, ha una certa costanza.
Per dimostrarlo come prima cosa, essendo programmatore, ho creato quello che in gergo si chiama Crawler, una sorta di bot. Un algoritmo chiamato a classificare le pagine web inserite in base ad alcuni parametri. Partendo da un campione di 100 siti che creano contenuti, tra essi ne ho inseriti 50 di comprovata affidabilità e altri 50 invece famosi per la produzione di fake news. Il tentativo insomma, era cercare di capire se c’è o meno una differenza strutturale tra una fonte affidabile e le altre.
Ebbene, il passo finale è stato lo studio statistico da cui è risultato che tale differenza c’è ed è palese, già solo ad un primo sguardo.
C: Mi sta dicendo che c’è un modo per capire scientificamente quando ci si trova davanti ad una fonte di notizie false? Cosa dovremmo osservare nel caso?
F: Si, diciamo che alcuni parametri chiave aiutano. Prima di tutto già ad un primo sguardo le immagini parlano. Siti contenenti spazi pubblicitari particolarmente osceni o comunque poco gradevoli, dovrebbero farci subito comprendere dove ci troviamo.
Il secondo dato sono le così dette sezioni del sito, che quando è creato appositamente per diffondere notizie false, sono quasi sempre poveri di articoli specifici. Un sito affidabile, invece, pubblica costantemente numerosi contenuti sui propri spazi, approfondendo le proprie argomentazioni.
L’ulteriore elemento da osservare è proprio la cadenza di pubblicazione che il sito-fonte ha. Secondo la statistica, gran parte di quelli dediti alle fake-news sono creati appositamente per la diffusione di uno o due argomenti e basta. Sarà, in questi casi, molto facile che ci si trovi davanti ad una pagina web i cui autori hanno pubblicato i loro articoli tutti nello stesso periodo, per poi interrompere le attività.
Un’ ulteriore differenza risiede nel numero di parole usate. In pratica, per dirlo in breve, l’attenzione alla creazione di articoli sempre più o meno della stessa lunghezza è propria solo di chi si occupa davvero d’informazione. Chi va a caccia di fantasmi difficilmente è attento a certi formalismi.
L’ultimo campanello di allarme che ogni lettore dovrebbe notare, quando legge articoli scientifici o pseudo-tali online, è la presenza dei link al loro interno. La fake-news infatti contiene spesso dei rimandi esterni che creano circoli viziosi, che finiscono per ricondurre chiunque voglia approfondire sempre al sito madre, fonte della notizia.
Ecco un po’ il sunto della ricetta per la creazione di un sito tipicamente predisposto alle fake-news.
Ma vorrei aggiungere qualcosa…
C: Certo, mi piacerebbe raccogliere qualche altra sua osservazione sul fenomeno.
F: Grazie! Allora devo concludere che il vero risultato raggiunto dal mio studio rende ancora più evidente quanto il problema non risieda in chi produce le false notizie, ma in chi le legge. Voglio dire che, per quanto sia aberrante creare appositamente dei siti solo al fine di creare una comunità di seguaci, in realtà basterebbe bloccarne la diffusione perché non abbiano alcun effetto. Il problema come dicevo all’inizio nasce sui social. A quanto pare infatti, la proliferazione di una notizia è possibile solo se si aggiunge il dato scioccante che la maggior parte di coloro che condividono certi contenuti si sono fermati alla sola lettura del titolo. Il vero ingrediente segreto perché la ricetta funzioni è proprio la pigrizia di chi si informa.
C: Speriamo che non sia così anche con gli articoli scritti da noi! (Ahahah)
F: Mi spiace averti dato questa “news”, che poi in questo caso è proprio vera! Molti fruitori, particolarmente di Facebook, condividono spasmodicamente, senza rendersi conto che condividere è anche una responsabilità.
È per questo motivo che voglio lanciare un appello stamattina a chiunque ci leggerà.
La mia richiesta è di assicurarsi principalmente di condividere qualcosa solo se si ha una garanzia di veridicità e il mio consiglio finale è di leggere attentamente il contenuto che si pubblica sulla propria home. Non accontentiamoci solo del titolo o di una superficiale lettura per decidere la diffusione di un articolo.
C: Bene! Prima di salutarla quindi le chiedo: che titolo dovrei usare per indurre i nostri amici a condividere?
F: (ahahah) ah beh guarda, io mi sono limitato ad esporti la ricetta di come si crea una fake-news, ma il cuoco sei tu. Posso solo dire che io sono certamente uno degli assidui clienti del “ristorante” di Città di Ariano.