Lo Spettacolo “DOPPIO LEGAME. Quando l’Inferno uccide l’Amore” tratta il delicato tema della Violenza Psicologica e della Dipendenza Affettiva, esso nasce a seguito di una lunga documentazione su numerosi casi di Femminicidio e il lavoro che la regista Antonella Salvatore autrice e regista dello spettacolo, svolge come Theatre-Counselor ad Approccio Reazionale all’interno di gruppi di sostegno di donne e uomini vittima di violenza psicologica e di dipendenza affettiva patologica.
Il termine “DOPPIO LEGAME” indica una situazione in cui la comunicazione tra due individui, uniti da una relazione emotivamente intensa, presenta un’incongruenza tra quello che viene detto a parole e quello che viene espresso a livello non verbale con gesti, atteggiamenti, tono di voce, ecc..
Tutti i bambini che crescono in un ambiente familiare disfunzionale, in cui il Doppio Legame è di routine, dispongono di poche difese e hanno un pensiero che li porta a concludere che una simile comunicazione sia l’unica possibile nella vita, portandoli a cercare nelle relazioni future quanto di più familiare a quello che già conoscono.
I protagonisti dello spettacolo sono stati esposti ad un “Doppio Legame” per lungo tempo, a partire dall’infanzia e sono divenuti adulti incapaci di valutare la pericolosità del loro rapporto di coppia.
La Violenza Psicologica con cui il protagonista maschile mantiene il controllo della relazione, causa alla donna lividi invisibili che portano ad una sofferenza che distrugge la sua mente, portandola alla follia e i protagonisti della coppia cominciano a inter-scambiarsi tre ruoli diversi di salvatore, vittima e carnefice.
La protagonista femminile elemosina amore ed è capace di accettare qualsiasi cosa in cambio di una carezza. Ad ogni fallimento della relazione si assume la totale colpa, perché fino a quando si illude di avere la possibilità di controllare tutto ciò che gli accade, conserva la speranza che il proprio amore sarà in grado di compiere dei miracoli e trasformare qualsiasi cosa brutta in bella, relegandosi a non vedere l’uomo che ha davanti per quello che è realmente, ma solo per quello che desidera nella propria fantasia idilliaca.
Il protagonista maschile cresciuto nel vuoto, non riesce a colmare se stesso in alcun modo e spera che riuscendo a controllare la sua compagna sarà in grado di mantenere anche un controllo sulla propria vita e la paura di essere abbandonato; ma più si sforza di controllarla e sottometterla, più ne perderà il controllo.
Una Drammaturgia Contemporanea ricca di oggetti scenici metaforici: tele di plastica trasparente, che appaiono come specchi dietro i quali improvvisamente vengono scoperti dei corpi dipinti di donne nude; un filo rosso simbolo di Amore e Violenza; un orsacchiotto che come avviene per i bambini assume un potere calmante rispetto al senso di solitudine e abbandono la protagonista femminile vive ogni volta che sente la mancanza della figura amata da cui dipende.
Lo spazio scenico a fine spettacolo si riempie di rose rosse usate lungo tutto lo spettacolo per sedurre, tradire, manipolare, colpire, creare tracce di un copione di vita legato all’idea di amore che è stata trasmessa ai protagonisti dai loro genitori e dalla loro infanzia. Piani temporali differenti si intrecciano per mostrare pensieri, ricordi, aspettative, paure in un limbo in cui la luce sottolinea l’alternarsi di un piano scenico reale e quotidiano ad uno astratto e onirico.
Doppio Legame è il Mondo Infernale in cui si precipita quando da una parte ci si vorrebbe liberare dell’altro che ci sottomette con una continua violenza psicologica, ma il legame malato basato sulla dipendenza affettiva impedisce di dire basta.
I protagonisti dello spettacolo sono una coppia coinvolta in una relazione paradossale ma molto diffusa in cui la violenza psicologica non viene riconosciuta come tale da chi la vive e la attua.
L’uomo e la donna per effetto di una relazione che non riescono a interrompere si scambiano il ruolo di vittima, salvatore e carnefice in modo estenuante fino a ritrovarsi in una posizione umana insostenibile.