Santa Patrona, il nuovo album di Ettore Patrevita e i suoi Fujenti

di , Venerdì, 27 Maggio 2022

Santa Patrona è il nuovo album di Ettore Patrevita e i suoi Fujenti in uscita dal 13 giugno 2022. 

Il disco ripercorre i rituali delle festività patronali dell’entroterra meridionale, il loro tentativo di sopravvivenza contro la sempre più forte disgregazione del senso di comunità.

L’autore, contaminando i suoni della sua terra con quelli di altre culture, punta a creare ponti tra realtà che condividono lo stesso vuoto, quello generato dallo spopolamento, dalla mancanza di una cultura identitaria forte, dall’abbandono dei luoghi e dallo sgretolamento del culto della memoria. Le note di Ettore Patrevita provano a nutrire questo stato d’animo di sradicamento attraverso la rievocazione di uno dei pochi segni umani sopravvissuti al tempo attorno cui ci si riunisce e ci si riconosce: la devozione ai propri patroni, con particolare riferimento ai culti mariani. 

Santa Patrona é il terzo album di Ettore Patrevita da quando, nell’estate del 2018, ha intrapreso il suo percorso di ricerca musicale e antropologica. I suoi fedeli compagni di viaggio sono Carlo Corso alla batteria, Simone Ielardi alla chitarra e Luca Iorio al basso. A tale organico il sassofonista ha dato un’identità ribattezzandolo “Fujenti”, come forma di devozione al suo pensiero e fedeltà alle sue note.

La copertina sarà ideata dal fotografo Luca Vernacchio, con cui Ettore Patrevita condivide un cammino di ricerca culturale e artistica attraverso il collettivo “Fronte Terra”, di cui sono i fondatori. L’immagine, che sarà svelata con la pubblicazione, é una reinterpretazione attualizzata della figura della madonna nella sua umanità, in questa stessa cornice di senso si configurano i brani composti dall’autore.

Hanno collaborato:

La banda di S. Pio da Pietrelcina di Antonio Dello Iacovo, Simply Singer Choir diretti da Silvia Romano, Lorenzo Cirocco alla fisarmonica, Antonello Rapuano al piano e Alberto Tedesco alla voce.

 

 

“Il racconto di un paese in festa.

L’avvento di una ricorrenza preziosa e l’attesa del suo compimento.

Santificare vuol dire prendere parte, sentirsi nucleo fondante di una comunità scissa dallo scorrere del tempo, troppo in avanti rispetto ai nostri giorni, come un ritmo incalzante che non trova spazio sulle colline.

Questa magia antica oggi, scardinata alla fonte, si fa sigillo nel suono, nelle immagini che invocano reliquie sospese nei santuari.

La spiritualità che portiamo addosso, sin dalla nascita, è quella gioia di avere una comunità in petto, con il coraggio di accogliere culture provenienti da ogni paese e intingerle nell’animo più profondo, goccia dopo goccia per essere abitanti di un pezzo di mondo e non di un globo assoluto.

L’oralità oggi viaggia ad una velocità troppo alta, superiore al suono e alla luce per questo la musica, così come la fotografia o la poesia ridanno voce alla terra, ristabilendo quella lentezza che sopravvive e veicola un messaggio in eterno.

Perché Il rito è ciò che dona vita laddove tutto il resto muore”