Ah già! Non devo essere violento con le donne. Meno male che la mia comunità, lo stato, ha deciso di dedicare un’intera giornata a parlare di questo altrimenti io non ci avrei mai pensato.
Di cose ovvie, oggi ne leggete tante e in qualche modo anche le uscite Feltriniane con le risposte Scanziane, fanno parte del teatrino. Proviamo a fare una riflessione inusuale.
La parola “ipocrisia” deriva dal greco, υπο κρισίς, e aveva a che fare con il teatro, con la maschera, stava a significare “lo stare sotto”: non era nemmeno negativo come termine, almeno fino a Platone. Cosa c’entra ora? Perché parlare di ipocrisia? Meglio andare dritti al punto, senza tanti giri di parole. Porre in essere “la giornata” dedicata a… è ipocrita e parte del problema. Scandalo! Come? Vuol dire che sei a favore della violenza sulle donne? Tutt’altro! È solo un po’ la consapevolezza che chiunque pensasse, ieri, che la violenza sulle donne sia una cosa becera e indegna, che rende meno uomini e più bestie chi la pratica, lo pensa anche oggi. Così come chi ieri sera è tornato a casa e, frustrato, ha picchiato sua moglie, oggi se ne frega altamente.
Il creare una giornata dedicata è, piuttosto, una bella pacca sulla spalla, che di fatto pulisce la coscienza di una intera società che vive di disparità e che non vede più in là del suo naso. Il problema, infatti, non è “oggi” in sé, ma un’etica, quella alla base della creazione di temi dedicati, di giornate imposte, che non guarda alla totalità del problema. La difesa della donna non sarà mai attuata finché c’è una giornata dedicata a loro. C’è chi mi risponderà: “Appunto! Noi mettiamo questa giornata, nella prospettiva di non usarla più”. Ecco, qui nasce l’equivoco. Perché dovrebbe finire? A suon di “È sbagliato, è sbagliato!”; ripetuto per un intero solo giorno poi?
Non si dovrebbe piuttosto incentivare, ad esempio finanziando abbondantemente, tutte quelle iniziative di volontariato in favore delle donne che operano tutto l’anno? Non bisognerebbe, piuttosto garantire la pena per chi commette violenza, sia in generale sia quella domestica? Non sarebbe più opportuno comprendere le ragioni di disagio economico che portano a certe dinamiche di violenza? Eh ma forse è più difficile così! Troppo complicato, bisognerebbe rifletterci di più, sai che noia.
La lettura della problematica della violenza sulle donne come un problema “culturale”, linguistico ed educativo, vuol dire non prendere atto del fatto che l’uomo è cattivo, con o senza ignoranza. Sì, si afferma qui che la cultura e la creazione di temi argomentati amplifica la capacità dell’uomo di creare un “male” più sofisticato, che “sta sotto”. Un male “ipocrita”. Non sarà una giornata o cento giornate a garantire che in futuro la donna venga rispettata! Così come non è la giornata della memoria a garantire che non accada più uno sterminio di massa.
La riflessione in più che serve riguarda l’assumere consapevolezza che la “cultura” non salva, che il problema non è una separazione tra ignoranti e dottori! La Shoah è avvenuta ad opera delle menti più eccelse e nel cuore della cultura europea del 900, con razionalità e consapevolezza. Non con una furia indomita data dalla brutalità idiota.
Non state a sentire questo articolo però, oggi dedicate pure la giornata a fare post e scrivere messaggi in favore della donna, oggi siamo tutti più buoni! Indossiamo la maschera oggi, la maschera dei ben pensanti, emancipati, “non ignoranti” e consapevoli, come società e come singoli. Da domani, però, torniamo ad occuparci del problema più importante: come produrre di più, come guadagnare, come essere i migliori!
Anche se forse, ragionando, la logica vale anche oggi. Oggi, però, forse vince chi fa il post più d'impatto, quindi corri nella gara della morale e studia come sentirti il più buono! Il premio è la medaglia come persona più mentalmente aperta d'Italia e avrai tutto il nostro consenso. Buona giornata della lotta alla violenza sulle donne!