L'Agi (Agenzia giornalistica Italia) ha reso noto che in Italia sono circa 73.000 le imprese che sono state costrette ad interrompere la propria attività a causa della pandemia in corso. Le attività sportive e di intrattenimento presentano la più alta incidenza di chiusura, seguite dai servizi alberghieri e ricettivi e dalle case da gioco. Una quota significativa di imprese attualmente non operative si riscontra anche nel settore della ristorazione e in quello del commercio al dettaglio.
Ma le nostre realtà locali come stanno rispondendo a questa crisi? Molti imprenditori e commercianti stanno pensando di smettere di concentrarsi a cercare di ricostruire ciò che era prima e reinventarsi completamente una nuova economia che riesca a pensare oltre il Covid e le barriere che sono state loro imposte, riuscendo comunque soddisfare i bisogni dei propri clienti e rimanere competitivi sul mercato.
Basti pensare a quante attività hanno cominciato con il Delivery. Certo, l'asporto esisteva anche prima , ma oggi con le nuove necessità sta conoscendo una nuova era. Food e drink da asporto direttamente a casa tua, pagamenti on-line veloci e sicuri, app che ti permettono di prenotare e ordinare cibo e bevande con un solo click. Offerte e pacchetti molto convenienti che prendono letteralmente per la gola i clienti. Anche i negozi di abbigliamento hanno allargato la cerchia dello "Shop on line" con relativa consegna a domicilio.
L'unico problema però che si riscontra parlando con qualcuno del settore è di certo l'aumento sproporzionato delle materie di prima necessità . L'offerta è tanta ma la domanda è poca. Purtroppo con le restrizioni dell'ultimo DPCM del governo, il quale stabilisce che durante le feste non si potrà festeggiare con grandi tavolate, la domanda è calata molto. Gli italiani compreranno solo lo stretto necessario per il Natale e il Capodanno ,proprio perché non si potrà festeggiare come siamo abituati a fare. Ed ecco allora che si opta per la filiera corta . Non manca però un certo scetticismo riguardo al loro utilizzo per via della difficile reperibilità, scarsi quantitativi e – appunto – per i prezzi elevati. La qualità dei prodotti costituisce il primo fattore nella scelta del canale di acquisto e porta i ristoratori a rivolgersi a produttori diretti per l’approvvigionamento di materie. Stessa sorte riguarda i retailer che si trovano dunque davanti ad una scelta: aumentare i prezzi e perdere clienti, o mantenere i clienti e accettare una perdita di margine. Alcuni di loro hanno commentato:” Bisognerebbe che qualcuno mettesse un freno all'aumento dei prezzi , noi ce la stiamo mettendo tutta per ripartire, per reinventarci e cercare di mantenere la clientela; se già cosi è difficile tirare avanti figuriamoci se dobbiamo anche dire all'acquirente che abbiamo dovuto alzare i prezzi! chi continuerà ad acquistare? avremo nuovamente un ulteriore calo delle vendite”. Storie di vita quotidiana in un momento già molto delicato in cui migliaia di attività stanno chiudendo in tutto il mondo.