Comunicato stampa
L’agricoltura di Ariano, così come quella dell’intera Irpinia, è viziata e frenata da mali antichi. Non esiste un processo di organizzazione delle aree assimilabile a un vero e proprio “piano industriale”, in cui fattori come l’estensione territoriale, una densità di popolazione molto bassa, un indice d’inquinamento ambientale insignificante, risorse idriche eccellenti (si pensi anche agli impianti realizzati per l’irrigazione di centinaia di ettari di terreno, su progetto del Consorzio di Bonifica dell’Ufita, recentemente approvato dalla Regione Campania), per la maggior parte del territorio, consentirebbero di orientare il processo produttivo verso prodotti ad alto valore unitario. Non solo: la trasformazione delle colture consentirebbe l'organizzazione di una vera e propria catena di produzione in grado di abbattere i costi, valorizzare ulteriormente i prodotti e consentire adeguati guadagni a tutti i lavoratori della filiera. Sono circa 3.500 le imprese agricole arianesi, con produzioni di eccellenza, che vanno dall'olio (Ravece DOP) al grano duro, alla carne marchigiana (IGP), alle ciliegie, per citarne solo alcuni.
Rilanciare e difendere l’agricoltura e il patrimonio agroalimentare (anche in linea con il recente Programma #Campolibero lanciato dal governo), crea un significativo volano di sviluppo dell’economia locale e per esteso, dell’economia irpina.
Bisogna promuovere un’agricoltura in chiave moderna, ottimizzando la vocazione territoriale, le risorse e i prodotti esistenti, e compatibilmente col clima e il territorio, la promozione di altri (ad es. il prezioso zafferano) richiesti sul mercato, rifiutando la colonizzazione di insane forme di sfruttamento del territorio, come le trivellazioni petrolifere. Il petrolio risulterebbe distruttivo dell’ambiente e del territorio e inquinerebbe le falde acquifere: il nostro “petrolio” sono le stesse colture locali. Incentivare lo sviluppo dell’agricoltura, vuol dire anzitutto formare i nuovi agricoltori e riqualificare quelli più anziani, per renderla più efficace e meno faticosa, cominciando con forme di coltivazione innovative come la semina su sodo, un metodo per ridare fertilità al terreno, che supera lavorazioni preliminari come aratura, fresatura, erpicatura. In tal modo si conseguono doppi benefici: la tutela del sistema idrogeologico e il risparmio economico per le aziende, grazie all'abbassamento dei costi del carburante e alla minor usura dei mezzi. Non trascuriamo che la modernizzazione dell’agricoltura, passa anche attraverso nuove forme di organizzazione, come la fattoria sociale, e altrettanto innovative figure, come il manager di imprese agro-sociali e di reti territoriali, per valorizzare le risorse del territorio, privilegiando percorsi di qualità.
Bisogna incoraggiare altresì forme associative e di cooperazione tra i produttori, fino alla promozione del marketing, anche attraverso la creazione, in accordo con i Comuni limitrofi, di un mercato ortofrutticolo all’ingrosso, a fianco del quale potranno sorgere aziende di trasformazione e conservazione dei prodotti. L’amministrazione comunale insieme alle organizzazioni di categoria, stimolerà la Regione Campania perché finanzi, anche attraverso l'utilizzo dei Fondi europei (troppo spesso restituiti perché non spesi), un’agricoltura innovativa e sostenibile, al passo con le tecniche di coltivazione avviate da molti Paesi europei.