Da oggi parte l'estate dei saldi anche in provincia di Avellino. Secondo le stime dell'Ufficio Studi di CIDEC (Confederazione Italiana Degli Esercenti e Commercianti), ogni famiglia spenderà in media per l'acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo circa 230 euro per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro.
Grande attesa per i commercianti arianesi, che sperano di un risultato complessivo positivo. “E’ iniziato il conto alla rovescia per la caccia all’affare. Un appuntamento, quello dei saldi, molto atteso dai consumatori e dai commercianti che sperano di colmare, in questi giorni, un gap dei consumi condizionato da un andamento sempre più incerto e da un mercato senza regole” dichiara il presidente di Irpiniacom Nicola Grasso, che ammette: “I consumi sono stati piuttosto deboli e i segnali di ripresa di cui si parla tanto si fanno attendere”
Per Grasso, che si dice concorde con la linea del presidente nazionale Esposito, “naturalmente un giudizio sull'esito finale di questa stagione di saldi dovrà necessariamente tener conto delle intollerabili anticipazioni degli sconti lanciati in primo luogo dalle catene e dai potenti monomarca. La Cidec non si stancherà mai di segnalare azioni di concorrenza sleale alle Autorità competenti: non c'è niente di peggio che scrivere leggi e regole il cui rispetto non può essere garantito”.
Inoltre i consigli di Irpiniacom, il consorzio di commercianti ed artigiani della provincia di Avellino, per i saldi:
"Spendiamo nei negozi sotto casa, di fiducia, in modo da poter valutare liberamente la convenienza dell’acquisto e favorire la ripresa delle attività locali - esorta Nicola Grasso, presidente di Consorzio - si prevede infatti un periodo molto difficile per il commercio di vicinato e anche se secondo l’Istat le vendite al dettaglio aumentano grazie alla grande distribuzione per le imprese operanti su piccole superfici, il bilancio è ancora negativo. I consumi delle famiglie non sono ancora avvicinabili al periodo precedente la crisi, i costi fissi e del lavoro non calano. Così i punti vendita di quartiere continuano a chiudere a vantaggio dei grandi centri commerciali: di questo passo tra dieci anni dovremmo dire addio ai negozi sotto casa, e quindi la temuta desertificazione dei nostri paesi è una minaccia sempre più incombente" conclude.