Ha scelto di farsi battezzare con il nome di Paolo e come l'apostolo folgorato sulla via di Damasco si è convertito al Cristianesimo e nella chiesa di Dentecane ha ricevuto i principali sacramenti. Natif, profugo africano e musulmano, in pieno Ramadan, il mese sacro e del digiuno per i fedeli maomettani, ha invertito anche la rotta della sua fede.
La comunità di Dentecane, la maggiore frazione di Pietradefusi, lo ha adottato e lo ha festeggiato insieme al giovane parroco, don Francesco Russo, che ha amministrato battesimo, comunione e confermazione. Una cerimonia semplice e suggestiva al tempo stesso scandita dai selfie e dagli applausi dell'assemblea riunita per lo speciale rito religioso. Natif diventato Paolo si è preparato in vista dello straordinario evento seguendo assiduamente un particolare percorso di catechesi nella parrocchia che lo ha allevato e nella comunità che lo ha accolto come un figlio e un fratello.
Sono una trentina, tutti musulmani a eccezione di Natif-Paolo, i migranti ospitati da alcuni mesi in una palazzina privata trasformata in centro d'accoglienza a poca distanza dalla piazza di Dentecane.
Inizialmente l'arrivo dei richiedenti asilo aveva spaccato i residenti: un comitato civico aveva persino avviato una petizione popolare inviata al prefetto di Avellino, Carlo Sessa, per chiederne l'allontanamento dal paese. Tutto è poi rientrato, ed è scattata invece una mobilitazione sociale sorprendente in favore dell'integrazione degli immigrati e la protesta, isolata comunque, è un ricordo ormai lontano. La conversione del giovane ghanese alla fede cristiana è senza dubbio un segno eccezionale dei tempi. E' la testimonianza concreta di una socializzazione riuscita.
E' l'altra faccia dell'immigrazione che non è solo, e per fortuna, sinonimo di disperazione ed emarginazione. La parabola moderna di Paolo-Natif racchiude il senso più autentico dell'integrazione e dello slancio di solidarietà e ospitalità, tratti nobili della gente d'Irpinia che pure ha praticato l'emigrazione. La conversione spontanea del migrante africano è la sintesi perfetta della mutazione sociale.