Narviciute: “Ad Ariano non si è straniere”

di , Mercoledì, 19 Dicembre 2012

Che cosa avranno mai in comune Lituania ed Ariano Irpino? Eppure qualcosa c’è. Potere dello sport che ha catapultato in Irpinia uno dei prospetti del basket baltico, ma di scuola cestistica parmense: Gabrièle Narviciute.

Il fascino della ragazza lituana ed il mistero del nome…

Da noi è da donne. La versione maschile è Gabrielius. Devo cambiarlo perché non posso andare avanti così!

Domenica scorsa, contro Bologna finalmente una vittoria convincente. E’ cominciato un nuovo campionato per voi? 

Penso di sì. E’ evidente che l’arrivo di un nuovo allenatore non potesse cambiare tutto in un colpo. La sconfitta di Viterbo ne è stata la dimostrazione. Dopo tre settimane di lavoro si cominciano ad apprezzare i risultati. Sta emergendo qualcosa di buono che forse prima non c’era.

Appunto, cosa è cambiato con l’arrivo di Claudio Agresti?

Credo che abbia stimolato maggiore fiducia in noi stessi. Cosa che avevamo un po’ smarrito nelle ultime settimane.

Domenica c’è stata una buona prestazione da parte tua, la presenza di uno dei tuoi maestri come Maurizio Scanzani è stato uno stimolo ulteriore a far bene? 

Sicuramente ci tenevo a far bene non solo per la sua presenza. Non sono ancora al massimo, ma le cose cominciano a girare per il verso giusto.

Hai avuto un ottimo precampionato, dopo un periodo di difficoltà che ha coinciso con il momento no di tutta la squadra, ora come ti senti?

Sto meglio. E’ vero la stagione era iniziata bene, poi ho avuto un calo. Non era facile risalire dopo quel momento difficile.

Siete cresciute molto fisicamente, ed il coach sta delineando precise gerarchie: è un nuovo equilibrio che potrà funzionare?

Non lo so. Spero che funzioni. Stiamo facendo un lavoro differente. Adesso corriamo di più. Molto dipende da noi. Il coach mette a disposizione la sua esperienza e professionalità, ma il nostro impegno è fondamentale. L’importante è giocare con grinta, con voglia e non essere spente come è capitato in talune circostanze.

Come procede la vita arianese? Come ti stai trovando in Irpinia? 

Sto benissimo. Sono tutti molto disponibili e simpatici. Qui sei sempre accolta come una di famiglia. Non ti senti mai sola o straniera.

Eppure qualche momento d’incomprensione con i tifosi c’è stato nel momento più difficile della stagione, ma si è subito ricomposto il tutto…

Sono cose che possono capitare. Io faccio del mio meglio. Ognuno poi è libero di pensarla come vuole.

L’esperienza sul Tricolle è condivisa con Marija Micovic e Manuela Aversano. Affiatamento ma anche sfida ai fornelli nel tempo libero…

Più che altro io mi dedico ai dolci. La torta mele e mascarpone ed il rotolo alla Nutella sono le mie specialità.

Sono questi i segreti per i futuri successi?

Non credo perché queste due (Micovic e Aversano – ndr) non ne lasciano nemmeno una briciola.

Un tatuaggio “profondo”…“Amor fati”. Perché?

Apprezzo Nietzsche come filosofo. Mi piace l’idea di accettare il destino, ma nello stesso momento andare avanti e cercar di star bene.

I tuoi ti stanno seguendo?

Qui ad Ariano Irpino è venuto mio fratello. I miei mi seguono costantemente via internet sul sito ufficiale della società. Papà è sempre li pronto a tradurre i contenuti. Penso che verranno presto a trovarmi.

A Battipaglia che gara sarà? Voi l’avete affrontata più volte in questo precampionato. Anche loro come Bologna e come lo è stato per voi, sembrano stiano attraversando un momento poco brillante…

Non lo so, il precampionato è un’altra storia. Vogliamo festeggiare bene il Natale e per farlo abbiamo bisogno di una vittoria. Sappiamo che ci aspetta una gara molto dura.

Un pronostico su quello che sarà il girone di ritorno? Nello spogliatoio cosa vi siete dette? A quale obiettivo puntate? 

Non abbiamo un obiettivo preciso. Adesso è importante ritrovare noi stesse e la fiducia dei tifosi, il resto verrà da sé.

Pensi che l’esperienza arianese possa avere un seguito o è una parentesi destinata a chiudersi a maggio?

Troppo presto per dirlo. C’è ancora tanto cammino davanti a noi. Bisogna pensare al presente.

 


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