Morti sul lavoro, è il momento di fermare la strage sul lavoro.
Sono oltre mille le vittime in Italia nel 2023 secondo i dati Inail; secondo quanto emerso dagli
Open data diffusi dall’Istituto e relativi allo scorso anno ad oggi, il rapporto ha segnalato
che le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e dicembre sono state 585.356
( -16,1% rispetto al 2022), 1.041 delle quali con esito mortale (- 4,5%).
Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle
scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno del 4 %
del prodotto interno lordo mondiale.
È evidente che qualsiasi siano le cause degli incidenti – cause che emergono anche a distanza
di tempi lunghi, data la complessità, in alcuni casi, delle indagini poste in essere, il
legislatore dovrà attivarsi e concretizzare giuste garanzie per i lavoratori.
In Italia c’è una cultura che vede nella salute e nella sicurezza dei lavoratori e delle
lavoratrici un costo da ridurre per aumentare i profitti. È necessario una inversione di rotta
che metta al primo posto la salute e l’incolumità dei lavoratori attraverso iniziative
legislative. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è contrario all’introduzione del reato
di omicidio, richiamando l’esperienza dell’omicidio stradale, che ha aumentato a dismisura
la pena, ma gli incidenti non sono diminuiti, bensì aumentati. La soluzione che potrebbe
essere più giusta è quella di un coordinamento delle procure della Repubblica sulle attività
di indagini. L’ obiettivo è quello di fermare la strage sul lavoro: più sanzioni, anche penali,
più ispezioni e controlli, formazione e qualificazione delle imprese.
A cura dell’Avv. Guerino Gazzella.
Ariano Irpino, lì 27.06.2023