Michele Farisco prima firma di un articolo sulla coscienza artificiale per Physics of Life Reviews

di , Lunedì, 20 Gennaio 2025

L’intervento, ospitato dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale,
analizza le condizioni alla base di una possibile definizione della coscienza
artificiale. Partendo da un’ampia disamina degli straordinari sviluppi
dell’Intelligenza Artificiale, tali da indurre a ritenere possibile la
riproduzione di pressoché tutte le facoltà mentali umane nei sistemi
tecnologici da essa informati, il Dottore Farisco ha analizzato, in
particolare, il dibattito scientifico in corso sulla possibile emersione di una
coscienza artificiale. Una questione anzitutto filosofica, che, secondo il
responsabile dell’Unità di Ricerca Bioetica di Biogem, può sfuggire ai rischi
dell’autoreferenzialità e dell’astrattezza solo grazie alla collaborazione tra
diverse discipline, incluse quelle direttamente impegnate alla frontiera
della ricerca più avanzata, come le neuroscienze computazionali e
cognitive, e ovviamente, gli studi in corso sull’Intelligenza Artificiale.
L’articolo firmato da Farisco è, coerentemente, il frutto di una
collaborazione tra filosofi, neuroscienziati, ingegneri e informatici,
provenienti da diversi Paesi europei, che ha portato, nel tempo, alla
definizione di un modello di coscienza composto da diverse dimensioni,
incluse capacità cognitive e aspetti esperienziali. Di qui la necessità di
chiarire a quale forma particolare della generica nozione di coscienza ci si
riferisce quando si parla della possibilità di replicarla artificialmente. Più
nello specifico, l’articolo analizza il caso della ‘consapevolezza’, ossia
quella dimensione della coscienza relativa alla capacità di processare
l’informazione e utilizzarla intenzionalmente al fine di raggiungere degli
obiettivi specifici.
“In questo lavoro – chiarisce infine lo stesso Farisco – abbiamo inteso
anzitutto porre le basi per una riflessione critica e ponderata sul tema
della coscienza artificiale, impegnandoci ad evitare gli estremi di una
negazione aprioristica, come quelli di un’accettazione acritica della sua
inevitabilità”.