Melito a De Luca: dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ritirare l’epiteto di “illegittime”. E sui sierologici: osserviamo che il dato del 5% su di un campione indifferenziato di popolazione è molto più alto del 2,17% del quale si è avuto notizia per il Lazio.
Vittorio Melito scrive al presidente della giunta regionale. Una missiva in cui il magistrato chiede chiarimenti in merito allo screening sulla popolazione. “E’ urgente che si informino i positivi di esserlo, chiarendo che questo non vuol dire che se ne è accertato lo stato di malattia. Attendere anche solo il trascorrere del fine settimana porterebbe l’ansia a livelli altissimi”.
Nella seconda parte l’ex sindaco Melito passa alla questione della legittimità delle feste di cui De Luca ha parlato ieri durante il suo video messaggio: “Lei dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ritirare l’epiteto di “illegittime”, che offende, tra l’altro, la memoria di deceduti”.
Riportiamo di seguito il testo della missiva.
“Al Sig. Presidente della Giunta Regionale della Campania
Chi Le scrive è Vittorio Melito, nato e residente in Ariano Irpino, Città della quale ha avuto l’onore di essere Sindaco dal 1996 al 2000, magistrato, attualmente consigliere della Corte di Assise di Appello di Napoli.
Passo alla prima persona, Le chiedo di comprendere se evito deferenze di circostanza e vengo ai problemi.
Lo screening sierologico di massa eseguito ad Ariano Irpino è stato indubbiamente un impegno importante ed un grande segnale di attenzione. La popolazione ha risposto con una adesione di massa, composta ed ordinata che ha prevenuto tutti i rischi e le apprensioni che pure potevano derivare dal recarsi in migliaia di persone in pochi luoghi nell’arco di due giorni.
Stamane è stato diffuso un primo dato, secondo il quale esattamente il 5% di chi si è sottoposto al test ha sviluppato anticorpi. Sono compresi o esclusi i malati già accertati, guariti e no?
E’ urgente che si informino i positivi di esserlo, chiarendo che questo non vuol dire che se ne è accertato lo stato di malattia, e quindi sottoporli al più presto a tampone. Va fatto ad horas, almeno attraverso i medici di famiglia, in questo momento tempestati di richieste cui non sono in grado di dare alcuna risposta: attendere anche solo il trascorrere del fine settimana porterebbe l’ansia a livelli altissimi.
Speriamo di conoscere al più presto quale grado e prossimità di tempo al contatto con il virus denotano le tipologie di anticorpi rilevati. Speriamo che lo studio possa scomporre le positività per classi di età e per zone geografiche, essendo stati i test eseguiti secondo la ripartizione delle sezioni elettorali e quindi delle varie zone del territorio. Si è parlato anche di un’analisi in base alla tipologia di attività svolte, ma non si comprende come sia possibile, visto che tale dato non è stato chiesto, né fornito, al momento dell’esame.
Attendiamo le valutazioni scientifiche; per il momento, osserviamo che il dato del 5% su di un campione indifferenziato di popolazione è molto più alto del 2,17% del quale si è avuto notizia per il Lazio, su di un campione formato soltanto da categorie esposte come i sanitari e le forze dell’ordine.
Confidiamo nella sollecitudine, per tranquillizzare una comunità stremata da mesi di lutti, confinamenti, trascuratezza ed ingiuste accuse.
A tal proposito, vengo al secondo punto.
Ad Ariano non si è svolta alcuna festa in violazione di divieti già imposti; Lei dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ritirare l’epiteto di “illegittime”, che offende, tra l’altro, la memoria di deceduti. Nessuno è tornato da Milano senza rispettare obblighi di comunicazione ed isolamento già sanciti: Lei ha firmato l’ordinanza in data 8 marzo, prima l’obbligo concerneva solo Codogno e comuni limitrofi. Nessuno è andato in giro già sapendo di essere malato e/o contagioso, neppure chi è entrato in maniera sicuramente impropria nel Pronto Soccorso. I partecipanti alla festa di compleanno hanno saputo soltanto dopo alcuni giorni che un invitato si era scoperto poi positivo: essi si sono messi in isolamento volontario, ma nessuno è andato a fare un controllo. Lei ha dichiarato la “zona rossa” il 15 marzo: dopo quasi due settimane si è saputo che ospiti della residenza per anziani erano malati ed iniziavano a morire; nel frattempo, la vigilanza sanitaria in zona rossa, appunto, in una struttura così delicata a chi incombeva? In ospedale non si è ammalato nessuno dei presenti al momento della forzatura del Pronto Soccorso, perché prontamente isolati. Il contagio si è diffuso in altri reparti: lo hanno contratto pazienti da tempo ricoverati ai quali sono andati a far visita inconsapevoli parenti provenienti dal Nord, qualcuno di costoro si è poi trasferito alla residenza per anziani (che è anche centro di riabilitazione convenzionato), si sono ammalati medici ed infermieri, e qualche loro congiunto è scomparso. Ci sono voluti due mesi per fare i tamponi al personale. Ancora oggi non ci sono percorsi chiaramente differenziati tra pazienti Covid e non Covid in Pronto Soccorso e per l’accesso ai servizi. L’ospedale è allo stremo, guardato con diffidenza nonostante l’abnegazione dei sanitari; non si fanno neppure interventi minimi e già finanziati, dall’ampliamento della cardiologia alla trombolisi in neurologia. Si teme che l’area Covid, che continuerà ad essere aperta mentre molte altre in Regione chiudono, non venga spostata in sicurezza; è ignota qualsiasi programmazione delle iniziative necessarie per attrezzarlo quale DEA di primo livello, come è riconosciuto.
In città per settimane si sono implorati invano i tamponi; ad ogni accertamento di contagio ci si limitava agli adempimenti burocratici di routine, senza nessuna esauriente indagine epidemiologica. Lei stesso, dopo aver disposto nell’ordinanza del 31 marzo di proroga della zona rossa l’obbligo della ASL di procedere a screening con priorità per la Città, ha dovuto incaricare il 27 aprile l’Istituto Zooprofilattico di Portici di procedere prima ai tamponi e poi ai test di massa.
Non è mancata la responsabilità dei cittadini; è mancata una seria azione di vigilanza e prevenzione.
Lei ha detto che è stata interessata la magistratura; attribuire con certezza fatti-reato a persone che si sa essere innocenti è punito con la reclusione da due a otto anni, ai sensi dell’art. 368 c,p.; ma non sarà questo il caso. Ho troppa stima della giurisdizione e di tutti i miei colleghi per non essere sicuro che le responsabilità penali, che sono esclusivamente individuali, verranno ricercate ovunque eventualmente si trovino: ad Ariano Irpino, ad Avellino, a Napoli, dovunque. Quanto alle responsabilità morali, sociali e politiche, la cittadinanza è già convinta che si trovano tutte altrove, nessuna ad Ariano.
Venga a conoscere questa Città dopo questa tremenda prova. Sono certo che il Suo senso delle Istituzioni è in realtà più forte di qualsiasi gretto calcolo elettoralistico. Lei ha consiglieri seri ed affidabili; trascuri suggeritori maliziosi ed interessati. Venga a rendersi conto di persona, confrontandosi con la popolazione senza intermediari. Dipende soltanto da Lei: ma se non lo farà, eviti poi di farlo in campagna elettorale. Quasi certamente le elezioni le vincerà lo stesso: ma gli arianesi non potrà guardarli a testa alta, se continuerà a pensare che tra di loro ci sono degli irresponsabili che hanno causato questa tragedia, e non dirà una parola su tante altre manchevolezze. La aspettiamo”.
Ariano Irpino, 23 maggio 2020
Vittorio Melito