Mastandrea: "Voto gattopardiano o inversione di rotta?"

di , Venerdì, 22 Febbraio 2013

da Floriana Mastrandrea, candidata al Senato Circoscrizione Campania con Sel, riceviamo e pubblichiamo:

In quest’anomala campagna elettorale dominata da un clima, e non solo meteorologico, avverso, vecchi slogan, partiti usurati e liste nuove di ogni risma, accuse reciproche e promesse impossibili di soliti e nuovi istrioni, due elementi, tra gli altri, saltano agli occhi: una generale sfiducia verso la politica e le candidature familistiche.

Dal Nord al Sud risalta l’elemento ereditario familiare, come se la politica fosse un mestiere che si eredita di padre in figlio o da zio a nipote. In Irpinia, la mia terra da rilanciare, spiccano due candidati per il Parlamento, “figli d’arte”, Ettore Zecchino e Giuseppe De Mita, rispettivamente figlio e nipote di due influenti personalità, con un lungo iter politico, che li ha visti prima democristiani, poi gradualmente passati a destra e al centro.

Se la politica dev’essere dettata da passione etica e impegno per il bene comune, e se dev’essere un periodo della vita, come più d’uno ha detto, poi smentendosi nei fatti, perché la si eredita invece come fosse una professione, e per di più “rassicurante”, se si proviene da padri o zii potenti? Una contraddizione in termini.

Il Sud, territorio a cui appartengo, e che mi sta particolarmente a cuore, tanto che ho deciso di battermi, prim’ancora che politicamente con Sel, come cittadina, giornalista scrittrice e osservatrice, è arrovellato in atavici problemi irrisolti, causa di sofferenze, emigrazione, sottosviluppo e troppo spesso abulica rassegnazione. Se la politica vuol dare un segnale forte di cambiamento e recuperare credibilità, è necessario che cambi direzione: urge ripristinare l’etica, il senso della missione per il bene comune, rimettere al centro le istanze del cittadino che vuol rappresentare e dunque dare una svolta, scegliendo anche persone nuove che la rappresentino.

Al Sud in particolare, è necessario creare le condizioni culturali, sociali ed economiche perché il lavoro non sia più un privilegio accordato dal potente di turno in cambio del voto, ma un diritto per tutti. In questo momento ogni elettore ha un potere enorme tra le mani, il voto. La transizione che stiamo vivendo, può condurre ad una svolta decisiva o a un pericoloso stallo. Sta a ognuno di noi, non sprecare questa importante opportunità, esercitando con pienezza il diritto di scelta. Perché scegliere la continuità “dinastica”, piuttosto che dare un taglio netto, una volta per tutte e recuperare la dignità di dare valore al proprio voto, come elettore libero e cosciente della propria scelta?

Sento molte persone lamentarsi del vecchio sistema, che immaginano però,come impossibile una svolta. Tutto cambia perché tutto resti uguale, un perfetto sfondo gattopardi ano, a oltre 150 anni dagli scenari che precedettero l’unità d’Italia. Quegli stessi che si lamentano, continuano contemporaneamente a votare da anni nella stessa direzione: cos’hanno poi da pretendere o contestare?

È pur vero che l’ignobile legge elettorale “porcellum” che a troppi ha fatto comodo non modificare, non consente larga scelta, poiché il voto si dà alla lista di un partito e non si esprime la preferenza sul nome di un candidato, privilegiando solo i primi in lista, ma un primo passo importante si può farlo già esprimendo il voto alla formazione elettorale più vicina ai diritti della gente, piuttosto che delle élite o delle lobby finanziarie. Votare l’alternativa è possibile ed è sinonimo di libertà e potere.

Votando Sel, si scelgono i diritti: dal lavoro per giovani, donne, precari, disoccupati; al reddito minimo garantito; all’istruzione e alla ricerca; per l’equità fiscale, lo stato sociale, i servizi, la sanità pubblica, il rispetto e rilancio dell’ambiente e le energie alternative, l’innovazione. La differenza è sostanziale e ognuno di noi può farla, incidendo col proprio voto, che è presa di responsabilità, perché non ci si possa più giustificare che “tanto è inutile”, tutto rimane uguale. È il contrario: ogni singolo voto può fare la differenza, ma bisogna avere il coraggio di esprimerlo per invertire la rotta, è la vera espressione di potere nelle mani del cittadino per cambiare la propria vita. Solo così possiamo dare una speranza di futuro che non sia rassegnazione o emigrazione, perché per dirla con Nichi Vendola, “i nostri giovani non siano dei migranti, ma dei viaggiatori nel territorio”. Insieme, possiamo farcela, con coscienza e coraggio.                                                                                                                                            

 

 

 



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