Melchionna(Cisl) a CdA parla di disoccupazione e fuga dei cervelli
La fame di lavoro nelle province dell'entroterra campano è nell'aria, e soprattutto nei numeri.
Inchiodata a percentuali che indignano, e fanno accapponare la pelle: 600mila ore di cassa integrazione in Irpinia, 300mila nel Sannio, 60mila iscritti ai centri per l'impiego, e i dati sono destinati inevitabilmente a salire da qui ai prossimi mesi. Mario Melchionna, segretario Cisl Irpinia-Sannio, analizza la crisi del lavoro che non c'è e di quello a rischio dal suo speciale osservatorio sindacale. Snocciola cifre che non danno scampo a un territorio piegato dalla disoccupazione, dalle vertenze e dall'emigrazione giovanile qualificata.
"Sarà una stagione amara- esclama Melchionna- per moltissime famiglie irpine e sannite alle prese con un'emergenza drammatica. La disoccupazione negli ultimi mesi ha raggiunto picchi da brivido. Solo a febbraio di quest'anno quella relativa a tutte le fasce e le età ha raggiunto il 18%. Quella giovanile sfiora il 58%. I ragazzi vanno via, pochi ritornano".
Se la crisi morde c'è però chi, per fortuna, non demorde, e con grossi sacrifici tenta di tenere in sesto aziende storiche, salvaguardando soprattutto i posti di lavoro. Un'impresa insolita e sempre più ardua di questi tempi. E di imprenditori tenaci ce n'è sia in Irpinia che nel Sannio. Figure esemplari, e di sicuro eccezionali. Le piccole e medie imprese riescono ancora a stare a galla, quelle grandi purtroppo annaspano e affondano sotto i colpi di una competizione sempre più sfegatata mandando così a casa centinaia di operai.
I più fortunati hanno avuto la mobilità, il resto ha dovuto scontrarsi con la faccia più cruda del fallimento aziendale ovvero il licenziamento.
"Quelli che resistono ancora sono gli imprenditori del comparto agroalimentare che vanta aziende sane e solide sia in Irpinia che nel Sannio- sostiene Mario Melchionna-. A mio avviso, sarebbe opportuno puntare di più a sviluppare questo segmento economico con una più attenta politica delle aree interne. Le aziende che hanno chiuso i battenti sono quelle che producevano per l'indotto metalmeccanico o tessile. Altrettanto penalizzato è il commercio: sono numerose le botteghe che hanno chiuso per sempre le saracinesche. L'agricoltura invece tiene, e pure molto bene".
Sul tavolo del segretario Cisl Irpinia-Sannio non mancano le vertenze: dalla sanità privata ai forestali, fino alla mancata industrializzazione di alcune aree molto interne delle due province campane. E poi c'è il peso, sempre più gravoso, del fisco che strozza le aziende e ne impedisce l'espansione. "I tempi della politica sono sempre più lunghi- conclude Melchionna- Il Paese ha bisogno di risposte vere e immediate. La disoccupazione non può attendere, i giovani se ne stanno andando. Stiamo perdendo la meglio gioventù, e le aziende investono all'estero e non più qui a causa di un fisco che soffoca. Dopo sette anni di crisi spinta il Paese ha bisogno di uscire dal pantano e di reagire".