E' di Benevento il capo della Mobile di Napoli. “E' una città straordinaria dilaniata dai clan”
Da buon sannita è un combattente verace. Ha lo sguardo lungo e un'eccellente mente investigativa.
Si è formato nelle Questure delle più importanti città italiane prima di approdare, due anni fa, alla 'Mobile' di Napoli. Fausto Lamparelli, beneventano purosangue, è un poliziotto autentico, di quelli con le spalle larghe e la battuta fulminante. Modi eleganti, taglio british e sorriso generoso.
Il capo dell'ufficio più strategico di via Medina è un professionista a servizio della legalità in una città dilaniata dai conflitti sanguinosi dei clan emergenti, e sempre più spietati, della camorra.
Una città che rischia di sprofondare in una spirale di ordinaria violenza.
Lamparelli e i suoi 'uomini' non stanno certo a guardare. Operare in uno scenario metropolitano complesso, e anche omertoso, come quello napoletano richiede una capacità investigativa fuori dal comune, e soprattutto una 'squadra' rodata e competente di agenti pronti a mettere a repentaglio anche la vita per garantire la sicurezza dei cittadini e scardinare gli organigrammi di un sistema malavitoso che si rigenera puntualmente con loschi affari.
Nelle ultime settimane è ripresa una sanguinosa guerra tra i clan per il controllo del territorio, e dei traffici illeciti, con un'impennata di morti ammazzati per strada. La Polizia come sta contrastando la criminalità organizzata. Si può sostenere che Napoli sia comunque una città sicura?
“Napoli è una città che ha, dal mio punto di vista, molti problemi- asserisce il dottore Lamparelli-. Mi rendo conto che la percezione di sicurezza per il cittadino molte volte sia bassa ma i dati rivelano un calo in generale dei reati mentre lo sforzo della Magistratura e delle Forze dell'Ordine per contrastare la criminalità sul territorio è enorme e incisivo. Le operazioni di Polizia Giudiziaria che si susseguono lo dimostrano ampiamente”.
Lei vanta un pedigree professionale di tutto rispetto: è stato già capo della Mobile a Genova e Bari. Napoli però ha problematiche sociali e dinamiche delinquenziali più complesse. I suoi uomini ogni giorno rischiano la vita. Soddisfazioni e tensioni si alternano. Riesce a mantenere sempre i nervi saldi?
“Quando sono arrivato a Napoli, in occasione del mio insediamento, ho detto che questa città è l'Università della Polizia Giudiziaria. E confermo, due anni dopo, quanto ho sostenuto. L'impegno è notevole, e il lavoro sicuramente rischioso. In questo momento, il mio pensiero va a Nicola Barbato, un bravissimo poliziotto della Squadra Mobile che lo scorso 24 settembre è rimasto gravemente ferito a Fuorigrotta durante un conflitto a fuoco con un malvivente mentre svolgeva servizio 'antiestorsione'. Ecco, in questi casi le emozioni possono avere il sopravvento, ma la professionalità impone di mantenere i nervi saldi per andare avanti e proteggere i cittadini che hanno bisogno del nostro aiuto, così come stava facendo quella sera Nicola.
Il suo impegno dev'essere di esempio per tutti, così quello dei colleghi caduti in servizio”.
C'è una Napoli che tace e una Napoli che reagisce e collabora. In mezzo c'è la Polizia chiamata a riportare ordine e legalità in quartieri ad alto tasso camorristico. Lei poi ricopre un ruolo delicato e fondamentale per il ripristino di equilibri intaccati dal malaffare. La sua in fondo è anche una missione?
“Non parlerei di missione quanto di passione per un lavoro che ho scelto di fare sin da ragazzo e che svolgo in una realtà senza dubbio difficile ma appassionante per chi di mestiere fa il poliziotto”.
Napoli è sicuramente una palestra per i funzionari di Polizia. Se il futuro prossimo le riserverà altre destinazioni cosa le mancherà di più di questa città?
“La vicinanza della gente- ci confida Fausto Lamparelli-, il calore umano unico, la passione dei napoletani per la vita e la bellezza di un territorio straordinario che non è secondo a nessuno e anche per questo merita più attenzione e rispetto”.