“L’acqua è condiscendente, mobile, trasparente, insapore. Si ha facilmente l’impressione che, a paragone col resto della realtà, essa sia in qualche modo ultraterrena”
Un bicchiere d’acqua. Nulla di più semplice. Nulla di più elementare. Eppure, così scontato, sprecato.
Perché per molti un bicchiere di acqua pulita, trasparente, cristallina, non è nulla di dato o acquisito.
L’errore quotidiano più grave che commettiamo è quello di non ricordare la sua importanza, che non consiste solo nell’uso smisurato che ne facciamo, ma delle continue violazioni che facciamo alla nostra terra.
Dovremmo riscoprire, allora, la prosperità di una natura violata, bene di tutti, da condividere con altruismo sì, ma con il massimo rispetto.
Interi corsi d’acqua, antica memoria del lavoro dei campi, dei canti e delle chiacchiere delle lavandaie, dei richiami dei mugnai e dei bagni di donne nude sotto i raggi del sole.
Cosa c’è di più meraviglioso di una fonte? Di un corso d’acqua? Non è altro che la nascita della vita. L’inizio di una storia. Perché il costante fluire dell’acqua è la rappresentazione fisica della storia: affascinante in quel continuo andarsene restando.
La terra che viviamo e calpestiamo, possiede le falde acquifere più ricche ed estese di tutto il sud Italia: la riserva più considerevole è certamente quella dei Monti Picentini.
Serino è la “celebre città dell’acqua”, famosa e nota per il suo acquedotto millenario, che con tre canali collettori convoglia acqua potabile in quasi tutti i Comuni della Campania.
Da Serino partiva l’antico acquedotto, impropriamente detto Claudio, che fu una delle più grandiose e imponenti opere idrauliche realizzate dall’ingegneria romana all’epoca di Augusto. Un'opera così maestosa richiedeva una costante manutenzione, per cui importanti interventi si ebbero in età Flavia (I secolo d.C.), con la sostituzione di tratti con altri paralleli. All'imperatore Costantino si deve un grandioso restauro agli inizi del IV sec. d.C. documentato in una nota iscrizione rinvenuta a Serino (Av) e datata al 324 d.C.
“I nostri principi, Flavio Costantino, imperatore pio, felice e vittorioso, Flavio Giulio Crispo e Flavio Claudio Costantino, nobili Cesari, comandano che fosse ricostruito, a loro spese, con la munifica consueta liberalità, l’acquedotto della fonte augustea, andato in rovina con il tempo per la grande incuria, e lo restituirono all’uso delle città sotto elencate: Pozzuoli, Napoli, Nola, Avella, Cuma, Acerra, Baia, Miseno.”
L’acquedotto antico di Serino incrocia la storia di una impetuosa cattedrale dell’acqua, la c.d. Piscina Mirabilis. Si estendeva su 170km, da un bacino artificiale, alimentato dal Serino, si diramavano poi due condotti, uno verso Beneventum e l’altro direzione Neapolis.
In principio funzionò da grande cisterna di acqua potabile. È il luogo dove giunge a compimento l’acquedotto del Serino: si tratta del più grande serbatoio d’acqua dell’antichità. Questo complesso è il monumento più insigne che oggi resta della potente base navale di Augusto e di Agrippa, un grandioso serbatoio d’acqua, tanto solenne ed imponente da rievocare assai più una cattedrale piuttosto che una cisterna.
Un luogo davvero suggestivo il cui fascino aumenta grazie a quei giochi di luce prodotti da pozzetti ma anche dalle ferite inflitte nel tempo: tutto questo non lascia indifferenti viaggiatori e artisti, che fecero della piscina, meta dei loro pellegrinaggi.
Una bellezza dalla quale lasciarsi affascinare.
Lasciarsi affascinare dalla fresca bellezza di una terra intimamente selvaggia e generosa per riscoprire il gusto di assaporarla, l’orgoglio di custodirla.
FLORIANA GIARDINO