Il periodo del ferragosto è stato sempre foriero di svago e divertimento. La bella stagione invita a trascorre le serate nei luoghi all’aperto ove si possa passare alcune ore ad ascoltare buona musica, canzoni, brani teatrali o altri momenti piacevoli. A divertire le persone sono stati, ieri e oggi, i personaggi dello spettacolo, artisti, musicisti, comici, cantanti e sobrette, che s’incontrano nelle piazze di tutta Italia.
Tra le tante donne che nel corso degli anni, per tali ragioni, hanno frequentato Avellino, molte di esse rimangono legate al territorio per costume e attività. E’ il caso di una bella e brillante artista che ha calcato le scene della nostra città durante il primo decennio del Novecento, intessendo anche un profondo legame di amicizia con la proprietà della “Corona di Ferro”, il famoso albergo del capoluogo di Via Mancini.
In questi ultimi anni della Bella Epoque non furono poche le cantanti, le attrici, le sciantose, le canzonettiste e le autentiche vedette che si esibirono sulle tavole del glorioso Teatro Comunale di Piazza Libertà, struttura destinata a scomparire per sempre negli anni che seguirono il primo conflitto mondiale. Tra le stelle del firmamento del varietà di allora, resta la cantante Renata Carpi, molte volte applaudita in Avellino nelle sue prestigiose tournée.
La famosa vedette del Salone Margherita quando era impegnata nel capoluogo irpino era ospite fisso della famosa locanda “La Corona di Ferro”, posta a pochi passi dal Comunale e dagli altri nuovi teatri, come il Politeama ed il Giordano, che nei primi anni del XIX secolo aprirono i loro sipari alla città. La bellissima Renata in Avellino si muoveva a suo agio, tanto era di casa nei teatri e nel predetto ristorante di Via Mancini, grazie ai rapporti instaurati con il gestore, Raffaele Del Mastro e con la sua seconda moglie, Anna Polverino. Le sue venute in Avellino entusiasmavano i tanti fans e ammiratori che nel corso degli anni aumentavano sempre più fino a diventare davvero tanti.
La bella e sfortunata Renata Carpi, prima di approdare alla ribalta dei più noti locali italiani, quali il Trianon di Milano, il Centrale di Livorno, il Politeama di Napoli, l’Apollo di Montecatini e numerosissimi altri templi del varietà, aveva avuto una vita travagliata, come raccontato ne “Il Mattino” da Pietro Gargano. Nata a Genzano di Roma nel 1882 da Salvatore e Matilde Toti, Paolini Costanza (in arte con il nome di Renata Carpi) nel 1896 scappò di casa e approdò a Marcianise e a Napoli, ove trovò lavoro come cameriera. Cominciò a calcare le scene giovanissima. Accettata dal pubblico per la bellezza dei suoi occhi e per la sinuosità del suo corpo, si mise in luce per il canto appassionato e brioso.
Nel 1910 fu proclamata “regina della canzone napoletana” e, poi, “stella italiana”. Durante la grande guerra s’impose con canzone patriottiche. Vedette di primo piano passò dai teatri alle incisioni di note canzone. Come tante altre sciantose a Renata Carpi non mancarono amori turbolenti, prima con Bernardo Solina e poi con Rodolfo Giglio.
Giglio nacque a Napoli il 2 dicembre 1880 (all’anagrafe Nicola Pucino) e ben presto si affermò nel mondo dello spettacolo fino a diventare uno dei più osannati interpreti della canzone napoletane. L’incontro con Renata Carpi fu assai tormentato per la instabile fedeltà della sciantosa. Il cantante per Renata abbandonò moglie e figli. Alla fine di luglio del 1918 i due si erano nuovamente incontrati ai Bagni di Montecatini, esattamente nelle sale dell’Hotel Europe, sito in Piazza Umberto I, frequentato da industriali, possidenti e benestanti per le cure termali. Il primo agosto, alle 9 del mattino, la cameriera dell’albergo trovò nella stanza due corpi senza vita.
Rodolfo Giglio, al culmine di una ennesima scenata di gelosia, il giorno prima aveva sparato un colpo di rivoltella al capo di Renata Carpi e poi si era suicidato con la stessa arma. La notizia, arrivata in Avellino, sconvolse i tanti ammiratori della bella e prosperosa cantante che aveva deliziato gli appassionati frequentatori dei teatri avellinesi per moltissimi anni.