La lezione (già dimenticata) di Davide Astori

di , Giovedì, 04 Marzo 2021

“La morte sorride a tutti, un uomo non può far altro che sorriderle di rimando”, una frase tratto dal film “Il Gladiatore”. Sorridere, sorridere sempre, anche nelle situazione più drammatiche. In questi 3 anni abbiamo visto spesso il volto sorridente di Davide Astori. Se n’è andato in una domenica, quando i gladiatori del pallone scendono in campo nelle arene. Quella domenica gli italiani erano chiamati al voto politico, si doveva giocare il derby di Milano e nessuno pensava a quello che sarebbe successo in un hotel friulano. Si sarebbe dovuto giocare Udinese-Fiorentina. I viola stavano disputando una stagione discreta, soprattutto pensando alle tante partenze eccellenti nell’estate precedente. Tanti erano partiti, non era facile capire chi potesse indossare la fascia in una stagione complicata. La scelta della società e dell’allenatore cadde su Davide Astori. Cresciuto nel settore giovanile del Milan, tante stagioni al Cagliari e un fugace passaggio nella Roma. Difensore centrale mancino, Astori era da anni nel  “giro della Nazionale”. C’erano certamente difensori più forti di lui, ma era uno di quegli uomini che fanno comodo avere in squadra.

3 anni fa non c’era il Covid, c’erano gli spettatori ad affollare tribune e curve degli stadi, ma c’era già un calcio italiano diviso e avvelenato. Da marzo 2018 e marzo 2021 la situazione non è cambiata di molto. Le società italiane si azzuffano in ogni occasione: polemiche per i diritti televisivi, polemiche per partite rinviate, polemiche contro gli arbitri, polemiche contro il Var, polemiche, polemiche, polemiche. Sabato scorso su questo sito abbiamo parlato della crisi che ha attraversato (e che sta ancora attraversando) il calcio italiano.

Il 4 marzo 2018 non ha solo privato una donna di un compagno di vita, una bimba di un padre, la Fiorentina di un capitano, il calcio italiano di un più che buon giocatore. Il 4 marzo 2018 ha privato tutti noi di un uomo come Davide Astori, un uomo perbene dal sorriso conciliante. Davide Astori magari avrebbe fatto l’allenatore, avrebbe insegnato come stare dentro e fuori di un campo di calcio, perché lui lo faceva molto bene. Il 4 marzo 2018 lo ha messo di fianco ai grandi capitani della storia della Fiorentina. Non perché Davide Astori non calpesti più questa terra, ma perché restare al timone di quella barca viola in quella bollente estate del 2017 non era per tutti. Nella tempesta è sempre il capitano a indicare la rotta da seguire, con il sorriso sulle labbra. Questa è la lezione più importante che ci ha lasciato Davide Astori. Noi siamo il suo lascito, ma non abbiamo ancora compreso a fondo neanche una sillaba dei suoi insegnamenti. Scusaci, capitano.  

 

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