In Campania il problema dell’abbandono scolastico è da sempre critico, e questo fenomeno ha poi importanti ripercussioni a livello individuale e sulla società in generale. In due casi su tre, in Italia chi è figlio di genitori non diplomati finisce per non diplomarsi a sua volta. Questo ostacola successivamente la ricerca del lavoro e crea un circolo vizioso dal quale è spesso difficile liberarsi. Tra coloro che hanno soltanto un diploma di scuola media il tasso di disoccupazione arriva infatti all’11,9%, e quello di inattività al 41,3%. È quindi cruciale trovare soluzioni pratiche per fronteggiare il problema della povertà educativa, in modo da offrire ai giovani migliori opportunità per il futuro.
I dati sulla povertà educativa in Campania
Le famiglie dove il livello di istruzione è basso sono generalmente più vulnerabili a livello sociale e maggiormente esposte al rischio di povertà. Come accennato, poi, l’abbandono scolastico si ripete di generazione in generazione, rendendo difficile il raggiungimento di condizioni di vita migliori per i giovani. Nel 2020, solo il 54,1% dei campani tra i 24 e i 64 anni aveva almeno un diploma superiore. A questo dato si affianca un alto numero di abbandoni scolastici precoci, che nella fascia tra i 18 e i 24 anni interessa il 17,3% dei residenti (la media italiana è del 13,1%). Nella stessa fascia di età, soltanto il 23,3% dei ragazzi e delle ragazze dell’Italia meridionale che hanno abbandonato scuola e formazione hanno un impiego. Questo dato è calato di ben 18 punti percentuali rispetto al 2008, prima della crisi economica che ha modificato in modo permanente il mercato del lavoro. Oggi è infatti più difficile rispetto al passato trovare un lavoro in assenza di un titolo di studio superiore, in particolare in un contesto che richiede sempre più spesso competenze tecniche avanzate. La Campania è però in una posizione svantaggiata anche per quanto riguarda la povertà educativa digitale. Fra i minori di età compresa tra i 6 e i 17 anni, infatti, il 22,3% non utilizza internet (contro il 15,7% della media nazionale).
Formazione a scuola e oltre
Con questi dati alla mano, è evidente la necessità di investire in modo più robusto sulla prevenzione dell’abbandono scolastico, rendendo prima di tutto l’istruzione accessibile a prescindere dalla situazione socio-economica della famiglia di provenienza. È inoltre auspicabile fornire a ragazzi e ragazze ulteriori opportunità formative volte a integrare le conoscenze teoriche con competenze pratiche richieste sul mercato del lavoro. Agevolare l’accesso a corsi di coding come quello erogato da Aulab può aiutare chi proviene da una situazione difficile ad acquisire abilità tecniche e iniziare una carriera come programmatore informatico, oppure specializzarsi ulteriormente per svolgere altre professioni in campo digitale. Creando le condizioni per favorire occasioni di formazione continua è possibile allontanare i giovani dal rischio di vulnerabilità sociale, e indirizzarli invece verso una carriera con buone prospettive. Ciò eviterà loro la prospettiva di restare in bilico tra lavori precari, disoccupazione e inattività, mettendoli in condizione di pianificare con più serenità un futuro stabile. Tutto questo si riflette poi in modo positivo diminuendo il rischio di esclusione sociale all’interno dei nuovi nuclei familiari che si andranno a creare in questo nuovo contesto. Ad oggi, la percentuale dei Neet (cioè coloro che non studiano, non lavorano e non cercano un impiego) tra i 15 e i 29 anni è in Campania del 34,5%, oltre dieci punti in più rispetto alla media nazionale. È quindi più urgente che mai muoversi per modificare questa situazione con interventi pratici in grado di offrire ai giovani campani la stabilità e le prospettive che meritano.