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Intervista a Riccardo Magnani. Si ri-parte da Leonardo Da Vinci

Mercoledì, 08 Agosto 2012

1.Chi è Riccardo Magnani? Da Economia e Commercio, giocatore di Basket in America a Ricercatore, quali strade accomunano tutti questi interessi?

La passione, Angela!
E’ quello che cerco di insegnare quotidianamente ai miei tre figli: agire con il cuore, senza mai farsi sopraffare dalla logica del tornaconto, per essere liberi e mai schiavi di nessuno.
 
2.Come è nata la passione per la ricerca? sappiamo ormai che fin da piccolo avevi la passione di smontare tutto e ti è rimasta con l'idea di sapere come funziona ogni cosa, ma qual è stata la scintilla da cui hai iniziato questo viaggio?

Si dice che il caso non esista, e che tutto segua un solco tracciato; bene.. si vede che doveva andare così. A un certo punto della mia vita ho iniziato ad approfondire alcuni argomenti che non mi tornavano, da sempre scettico e poco propenso ad accettare le verità dogmatiche preconfezionate.
Fu mia moglie, vero motore del mio ricercare, a spingermi ad andare oltre, al fine i garantire ai nostri figli un ventaglio di opportunità più ampio entro il quale ricercare di conoscere e di conseguenza agire.
E quando si scava, sapendolo fare, naturalmente, si scoprono sempre delle cose interessanti.
Non è difficile studiare; è invece difficile saper avere spirito critico sulle cose che di studiano.
Avere cultura non significa comprendere; per questo la cultura non può e non deve essere usata come discriminante.
Anzi... spesso è un fattore invalidante, proprio perché ci si aggrappa a ciò che si è studiato per una vita, perdendo così la possibilità di essere dinamici di fronte alle scoperte che man mano vengono realizzate; questo atteggiamento è fisiologico di chi vive di dogmi, siano essi religiosi o accademici: esistono solo verità inconfutabili.

3.Oltre alla ricerca, quali altre passioni contraddistinguono la tua vita?

La mia famiglia, naturalmente, e poi i viaggi, conoscere altre realtà, la natura, il giardinaggio, la fotografia, il cibo … troppo lunga la lista, meglio finirla qui.
 
4.Ci siamo conosciuti tramite internet molti anni fa, per delle passioni in comune, come reputi il rapporto cultura-web?

Come tutte le cose presenta dei pro e dei contro.
Il pregio della rete è quello di avere allargato sia il numero delle fonti accessibili e sia il numero dei propositori di teorie diverse le une dalle altre.
Purtroppo, proprio per questo anche la rete è divenuta strumento di conquista degli opinion maker, e dei costruttori di realtà virtuali quali sono tutti i dogmi, e in questo includo anche chi, ossessionato da certe verità istituzionali, si diletta a costruirne altre solo per spirito di competizione o rivalsa, sempre e solo per inseguire il consenso, il vero motivo che sembrerebbe indurre gli individui di oggi ad agire.
Quella di oggi è una società individualista e autoreferenziale, in cui gli individui tendono a farsi riconoscere in quanto tali, e non in quanto bravi esecutori di un ruolo.
Non si aspira ad essere un bravo marito, o un buon padre, ma si aspira sempre più a essere riconosciuti individualmente nell’esercizio egoistico di sé, e questo rende tutto quanto caotico e molto selvaggio.
Per questo motivo auspico di poter dare elementi ai miei figli sui quali costruire la propria solidità, e non alimentare la fragilità su cui i parassiti del sistema economico-politico costruiscono le loro azioni sociali.
 
5.Se ti dicessi una parola, "Rinascimento", cosa mi diresti?
 
Ti direi “laicità”.
Il Rinascimento è il prodotto della laicizzazione della conoscenza, attraverso il tentativo esperito da Cosimo de’ Medici di riunire Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente in occasione del Concilio di Firenze del 1433 (iniziato a Basilea e passato prima per Bologna).
In quella occasione, al seguito di Gemisto Pletone, giunsero a Firenze filosofi, letterati, matematici, astronomi e molti, moltissimi libri fino ad allora in possesso solo di abati e monaci in conseguenza delle Crociate e viaggi in Terra Santa.
Anzi, fu proprio in quella occasione, e in ordine a conoscenze fino ad allora sconosciute anche al mondo cattolico, che lo stesso Vaticano ebbe a ricorrere alle conoscenze in capo al mondo laico per costruire il proprio potere, così come oggi glielo riconosciamo.
Un dato mi ha sempre colpito: a metà XV secolo, Roma aveva 20.000 abitanti, contro il milione di Milano.
Poi, grazie proprio alla riconquista di questa conoscenza, e attraverso i letterati e gli artisti “estorti” alla controparte di allora (Bramante e Raffaello su tutti), il Vaticano ricostruì il proprio Rinascimento, riadattandolo alle tematiche esposte nelle sacre scritture.
C’è un dipinto che sancisce questo, ed è la Disputa del Sacramento di Raffaello, Stanze Vaticane.
O almeno, questo è quello che avrebbe dovuto dimostrare quel dipinto, ovvero la supremazia dell’Eucaristia cristica sul neoplatonismo; ma in realtà, nella più classica delle pene del contrappasso dantesco, in realtà quel dipinto esprime tutto il neoplatonismo, imperniato sulla figura più alta del Rinascimento: Leonardo da Vinci!

6. E' ormai risaputo che studi molto Leonardo da Vinci, perchè proprio lui? E cosa ti sta regalando questa ricerca, in termini di emozioni e scoperte?
 
Non ho scelto, mi ci sono ritrovato sulle sue tracce, forse proprio perché nulla avviene per caso, Angela.
Proprio come quello che, curiosamente, questa estate mi sta legando a Ariano Irpino, la cui storia è legata a vicende che sono profondamente radicate con i miei studi: Sforza, Aragona, Innocenzo VIII, Gesualdo…
Quello che mi sta regalando questa ricerca è un senso indescrivibile di libertà intellettuale, di leggerezza, attraverso la dismissione di tutte quelle impalcature e sovrastrutture mentali con cui attraverso letture parziali e fuorvianti la cultura si compone.
Potrei citarti lo stesso Leonardo, per descrivere ciò che vivo:
“..porto con me null'altro che uno zero...la mia purezza, la mia innocenza e la mia fiducia...perchè solo dei quattro elementi e di questo ho bisogno per fare un salto nell'ignoto... E quanto piccolo apparirò in cielo a chi non sà volare...”

7.Ho conosciuto personalmente un altro ricercatore Giovanni Maria Pala, il quale ha scoperto all'interno del dipinto "l'Ultima cena" di Leonardo da Vinci, una frase in ebraico (bon ezer usbi) e delle note musicali, cosa ne pensi?

Non amo molto parlare delle persone; preferisco parlare dei concetti e delle cose che lasciano, anche perché sono ciò che resta di loro.
Ho avuto modo di conoscere Giovanni, e penso che non abbia capito molto di Leonardo, dell’Ultima Cena e soprattutto di quella musica.
Concedimi la sintesi, proprio per non analizzare il personaggio ma le sue teorizzazioni.
In aggiunta ti dirò che la “musica” contenuta nell’Ultima Cena è lo specchio di quello che muove l’Universo intero, così come Verdi definì l’Amore ne La Traviata, che per Dante era “Amor che move il sole e le altre stelle” e per Caravaggio era “Amor Vincit Omnia”.
Quella “musica” altro non è se non un trattato di fisica quantistica, fondato sui rapporti 1/2, 2/3 e 3/4 del Tetraktis, l’Anima Mundi cui proprio attraverso queste vibrazioni far risuonare la nostra parte eterica, secondo un antichissimo rituale funerario egizio (ecco giustificata la scelta dell’Ultima Cena).
Da questa partitura avranno poi preso spunto diverse composizioni, prevalentemente di carattere contrappuntistico (motivo per cui una lettura lineare è impraticabile), tra le quali il Tema della Follia, le corali di Lutero e l’opera tarda di J.S.Bach, e naturalmente i madrigali di Gesualdo (da qui il legame con Ariano).
Tra l’altro, la stessa musica è espressa dalla “gibbonatura” della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli (erroneamente tradotta ad oggi) e analogamente sulla facciata del palazzo dei Diamanti di Ferrara.
La stessa musica è stata depositata da Leonardo, giovanissimo, in un palazzo valtellinese, oggetto delle mie scoperte, che ti allego, e per la quale ti allego pure la descrizione che ne fa Cicerone nel De Republica:

“Tu odi quest'armonia che è formata da ineguali intervalli calcolati secondo proporzioni perfette, e riprodotti dai movimenti delle sfere. I suoni bassi si uniscono a quelli acuti in accordi sempre mutevoli, perché queste colossali rivoluzioni planetarie non saprebbero compiersi nel silenzio, e la natura esige che suoni chiari echeggino ad un estremo e suoni cupi rispondano dall'altro. Così il mondo degli astri che ha moto più rapido rotea con un precipitoso trillo argentino, mentre il corso lunare che gli sottosta emette un suono lento e cavernoso. Così le sfere producono sette toni distinti, e il numero settenario e il nucleo di tutto quello che esiste. E gli uomini che sanno imitare sulla lira il concerto dei cieli hanno ritrovato il cammino che adduce a questo regno sublime, nella stessa maniera con cui altri si sono innalzati col genio alla conoscenza delle cose divine. Le orecchie degli uomini, riempite da tale suono, sono diventate sorde. Nessun organo di senso, in voi mortali, è più debole: allo stesso modo là dove il Nilo, da monti altissimi, si getta a precipizio nella regione chiamata Catadupa, abita un popolo che, per l'intensità del rumore, manca dell'udito. Il suono, per la rotazione vorticosa di tutto l'universo, è talmente forte, che le orecchie umane non hanno la capacità di coglierlo, allo stesso modo in cui non potete fissare il sole, perché la vostra percezione visiva è vinta dai suoi raggi.” (Cicerone, "De re publica" - vv. 18 - 19)

Immagine di Cittadiariano.it

Si tratta di musica delle Sfere Celesti, ovvero appunto quel compendio di vibrazioni influenzate dai pianeti che viene emesso dal centro della via Lattea, in prossimità del triangolo estivo, e che determina tutto ciò che appartiene alla nostra galassia, come ben sapevano i Greci:
La musica può donare delle ali ai vostri pensieri e illuminare la vostra anima di una luce eterna.” (Platone)
"Pitagora udiva l'armonia dell'universo, cioè percepiva l'universale armonia delle sfere e degli astri muoventisi con quelle; la quale noi non udiamo, per la limitatezza della nostra natura." (Porphyrius)

“In quale modo per mezzo della musica e di melodie egli [ Pitagora ] educava gli uomini in momenti determinanti e quando procuravano loro particolare affanno le affezioni dell'animo; quali purificazioni dei mali dell'animo e del corpo procurava tramite la musica e in qual modo le praticava.” (Giamblico)

Prima accennavo alla Disputa del Sacramento di Raffaello; proprio in questo dipinto un Leonardo “suonatore di Lira” campeggia la scena, costruita secondo i dettami numerologici della musica delle sfere, il Pentagono aureo e molto altro.

Immagine di Cittadiariano.it


Allo stesso modo, la musica delle sfere è descritta da Platone nel Timeo, motivo per cui sempre Raffaello ritrae Leonardo nei panni del filosofo greco ne La Scuola di Atene, anch’esso nelle Stanze Vaticane.
Insomma… tutto ruota attorno a questa sonorità, e risolverla con una semplice banalizzazione come fatto da Pala mi sembra fuori luogo, non trovi?

8."Quanto piccolo apparirai in cielo per chi non sa volare?"

Piccolissimo…
Non sempre però è questione di capacità; spesso è questione d volontà, o di opportunità.
Non tutti non sanno volare per incapacità. C’è spesso una sorta di arrendevolezza e fragilità dettata dalla volontà di affidarsi alla speranza, quasi si volesse con questo governare gli eventi reali.
Dopotutto è nelle trame melliflue dello stesso concetto di fede, come asseriva Sant’Agostino:
“Avere fiducia nelle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”.
Personalmente, trovo tutto questo insensato, e la causa del volo radente di moltissimi, Pala compreso.
 
9.In una conferenza nel 2013, hai svelato l'importanza della partitura delle sfere celesti, approcciando ovviamente discorsi su Pitagora, Kircher, e una delle tue più grandi intuizioni, la possibile scoperta della città di Paititi, l'El Dorado, parlaci di questa scoperta.
 
In realtà l’annuncio è stato dato precedentemente a quella conferenza, attraverso un sito affinchè fosse fruibile a tutti e scoraggiasse eventuali predatori di tesori, portando l’attenzione primaria su altre problematiche fondamentali come la foresta amazzonica e i nativi che la abitano, spesso senza aver mai ricevuto un contatto con l’uomo civilizzato prima d’ora.
Speravo in una migliore collaborazione da parte del Governo Peruviano, ma ad oggi ancora non siamo riusciti a trovare un elemento comune di confronto e collaborazione.
Il sito in oggetto è www.paititi2013.com.
In pratica, attraverso l’approfondimento di un particolare asterismo (il triangolo estivo) e seguendo le indicazioni date nelle sue opere da Leonardo da Vinci (il cartone di Sant’Anna), mi sono trovato dinanzi ai resti della più leggendaria delle città: l’Eldorado.
Questa città è ubicata nella intricata selva amazzonica, al confine tra Perù, Brasile e Bolivia; la città megalitica, riemersa seguendo come detto la logica dell’astronomia replicata in terra dagli antichi abitanti della terra, infatti, incarna perfettamente i dettami leggendari di ben tre miti corrispondenti: Paititi per i nativi, l’Eldorado dei Conquistadores spagnoli e Akakor, la città sotterranea narrata dal giornalista freelance Karl Brugger, misteriosamente assassinato negli anni ’80.
Recentemente ho scoperto che anche Athanasius Kircher e Hélen Blavatsky, l’ispiratrice della dottrina teosofica, avevano individuato ed espresso l’ubicazione di questo luogo, anticamera di un accesso ad un mondo sotterraneo tutto da scoprire in cui sono forse contenute le memorie di un nostro passato molto remoto, post diluviano.
Il sensazionale ritrovamento porta alla luce i resti di una vera e propria città, costituita da diverse unità caratteristiche come nella logica urbanistica di un tempo, rappresentate distintamente da un piazzale cerimoniale principale, un tempio dedicato al culto del sole, alcuni piazzali minori e tre distinte formazioni piramidali a gradoni; ognuna di queste opere è caratterizzata da dimensioni decisamente extra-large, fatto questo che fa pensare a una civiltà megalitica pre-incaica antichissima, con ogni probabilità coeva a Nazca e Tiwanaku.
Purtroppo il ritrovamento porta con sé anche non poche spinose problematiche, che mi hanno convinto ad accelerare la comunicazioni di questa scoperta; la città, infatti, si trova all’interno di una riserva in cui gli indigeni della comunità Nahua-Nanti sono stati confinati, e tra questi, come detto precedentemente, numerosi gruppi di “incontattati”. La stessa zona è oggetto da qualche anno di estrazione di gas naturale, nonostante leggi contrarie della Corte Suprema peruviana, e questo rappresenta una grave minaccia per uno degli ultimi patrimoni incontaminati del nostro pianeta, oltreché per le popolazioni dei nativi e il ritrovamento annunciato. Per questo motivo, attraverso la scelta di rendere pubblico il ritrovamento in forma autonoma e indipendente, auspico di poter sollecitare un immediato intervento delle autorità governative peruviane, dell’Unesco e dell’Onu, nonché l’intervento di fondi pubblici e privati per una campagna di scavi ufficiale che metta al riparo questo sensazionale ritrovamento da speculazioni individuali di ogni genere e preservi le popolazioni locali e questo lembo di foresta incontaminata, prezioso polmone del nostro intero pianeta.

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Accampamenti di “incontattati” tra alcune delle rovine individuate

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Il presunto piazzale cerimoniale

10. Io ho una propensione alla cultura dei gesuiti, qualcosa che mi sembra coinvolgere anche te, cosa ne pensi di quest'ordine?

Il mio apparente coinvolgimento è frutto delle risultanze di studio che mi hanno condotto a leggerne la preziosa dote cognitiva che si portavano appresso.
Tra l’altro, proprio alla scoperta del Paititi sono legati i nomi di due gesuiti eccellenti: Blas Valera e Athanasius Kircher appunto.
Il primo era un meticcio aderente all’ordine, che fu anche accusato di eresia e allontanato per aver mostrato troppa vicinanza alle posizioni dei nativi durante la campagna con cui gli Spagnoli depredarono il popolo incaico; un suo scritto è stato recentemente trovato negli archivi dei Gesuiti a Roma, dando nuovo spunto alla ricerca di questo luogo leggendario mai scovato.
Athanasius Kircher, invece, è forse la persona che per ecletticismo e conoscenze può essere accostato al grande Leonardo con maggior pertinenza. Non fu un caso forse il fatto che fosse proprio lui a detenere il manoscritto Voynich, prima che quest’ultimo lo acquistasse.
Forse proprio Kircher, unitamente ad Albrecht Durer, che di Leonardo fu diretto discepolo, è la figura che più di ogni altro mi ha aiutato a comprendere ciò che Leonardo celò nelle sue opere.
Detto questo, penso che l’ordine dei Gesuiti abbia rappresentato l’ala più scientifica di tutti gli ordinamenti cattolici, e forse proprio in questo si deve cercare la motivazione che ha condotto alla scelta del primo Papa gesuita della storia, dando così modo alla Chiesa di riformarsi in maniera adeguata all’evoluzione esponenziale del pensiero collettivo dell’umanità.
Mi piacerebbe molto poter sedere con Papa Francesco e dialogare amabilmente di alcune vicende del passato, magari dinanzi a qualche armadio degli Archivi Vaticani aperto.
Non è un caso che la Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico e centro di ricerca scientifica della Chiesa Cattolica, sia affidato alla Compagnia di Gesù.
 
11.Per cosa vorresti farti conoscere dal pubblico, quali sono le tue aspettative future nella tua vita? quali scoperte ti sono rimaste di più nel cuore?
 
Non so se nelle mie ambizioni ci sia il fatto di avere un pubblico che mi riconosca; sicuramente, nelle mie aspettative future c’è il fatto che le mie scoperte possano contribuire ad allargare lo spettro delle conoscenze sulle quali l’uomo possa basare il proprio comportamento, ed implicitamente questo è quanto mi piacerebbe venisse riconosciuto non oggi, ma dalle generazioni a venire, il che significherebbe aver aiutato le persone ad essere unite nella conoscenza, e non divise nella speranza.
Non c’è una scoperta che più di un’altra mi è rimasta nel cuore, essendo tutte concatenate l’una all’altra; forse la scoperta a cui sono più legato è mia moglie Marion, che mi ha permesso di poter realizzare tutto ciò, spronandomi affinché i nostri figli potessero conoscere la realtà dei fatti, e non le mille verità che secondo convenienza vengono raccontate.

12. Come nascono le tue intuizioni?

L’intuizione è qualcosa che porti dentro di te, è il ricordo di qualcosa di già conosciuto, la memoria che riaffiora.
L’organismo umano è fatto in maniera tale da risuonare autonomamente al ciclo della natura, in una dimensione ultraterrena in cui si dice tutte le idee e le intuizioni siano già state scritte; a questa dimensione dovrebbe condurre proprio la musica delle sfere celesti che Leonardo ci consegnò, e a cui tutta l’arte e le scritture rimandano.
Un esempio? La sfera armillare in una mano (simbolo di conoscenza delle sfere celsti), lo scettro nell’altra quale strumento di risonanza (il monocordo con i rapporti 1/2, 2/3 e 3/4 per condurre a risuonare con l’anima mundi, il tetraktis, la X): da Carlo Magno ai giorni nostri, questa è la raffigurazione artistica dei cosiddetti “illuminati”; oppure le infinite “gioconde”, che da Leonardo in poi, riprendendo un modo antico, rappresentano la riunificazione degli opposti; o ancora, le mani espressione dello Hieros Gamos, di nuovo la riunificazione degli opposti, maschile e femminile, sole e luna, ragione e istinto.
Intuire è ingannare la mente, e con essa la materialità corporale; è accedere a un mondo in cui le azioni sono spontanee, non mediate da un ragionamento, che per definizione è fallace in quanto mediazione tra realtà e ragione.
Qui dovrei parlare di Amigdala, di Maria di Magdala, di Ultima Cena, di Dan Brown e molto altro che significa strategia della distrazione, ovvero ingannare la mente per portare le persone a credere a qualcosa che sostituisca un’altra credenza, ma credo che non sia questa l’occasione più idonea.
Magari organizzeremo una conferenza in cui raccontare tutto ciò, magari con l’ausilio delle immagini; le immagini sono importanti, perché innescano sensazioni immediate, senza l’intervento della mente.

13.Ci sono già delle nuove rivelazioni che però ancora non hai reso pubbliche? Puoi anticiparci qualcosa?
 
Da tre anni a questa parte la mia quotidianità è fatta di rielaborazioni di quanto è assunto come acquisito, o convenzionale.
Per questo motivo mi sono fatto convincere di nuovo da un editore nello stendere una trilogia che comprenda tutte le scoperte di questo ultimo anno, la cui straordinarietà è rappresentata dall’essere parte di un uno indistinto.
Analizzare singolarmente gli accadimenti, o le singole opere, porta a una infinità di interpretazioni; ma è ricondurle tutte in un unico alveo descrittivo che gli conferisce la straordinarietà del racconto della vita, così come la natura ce lo rinnova ogni giorno da una moltitudine di anni.
L’uomo, per eccesso di egoismo, o peggio ancora per smania di potere materiale, tende a ricondurre a sé ogni accadimento, senza comprendere il fatto che siamo solo una parte infinitesimale e per nulla integrante del sistema che ci ospita, e dal quale abbiamo solo da imparare, se lo vogliamo preservare.

14. L'intervista è ormai volta al termine, vuoi dire qualcosa ai lettori?

Vorrei ribadire un concetto che sono solito ripetere ai più giovani: non smettete mai di farvi domande, e non disimparate mai di stupirvi.
Il giorno che cessa lo stupore, avrete finito di imparare, e a quel punto di avvicinarvi ad essere un poco migliori del giorno prima: e allora, e solo allora, quando piccoli vi appariranno quelli che continueranno a volare.
E abbiate sempre rispetto di chi porta avanti delle idee diverse dalle vostre; ci sarà sempre qualcuno che udirà una musica che non giunge al vostro orecchio, e proprio per questo non lo dovrete considerare pazzo se lo vedrete ballare.