“Siamo schiavi delle leggi per poter essere liberi, diceva Cicerone, per questo è fondamentale la legalità, ovvero il rispetto delle leggi”. Sul tema si è ampiamente soffermato Rodolfo Daniele, Presidente del Tribunale di Ariano Irpino: “I valori fondanti di una società sono l’insieme dei diritti e doveri che fanno capo alla Carta costituzionale, basilare per il vivere civile. La giustizia è l’applicazione della legge, ma allorquando la legge è ingiusta, anche la giustizia è ingiusta. La legge va rispettata anche se non si condivide, purché sia stata approvata in maniera democratica e corretta e purché sia modificabile, ovvero nella prospettiva che dopo un certo periodo, una diversa maggioranza la possa modificare. È condizione fondamentale della democrazia, ma in Italia negli ultimi anni, attraverso i provvedimenti votati ponendo la fiducia, si è svuotato il Parlamento della sua funzione primaria, quella di legiferare. Perché le leggi vadano rispettate, occorre una legislazione che meriti rispetto: una legislazione che non lo meriterebbe sarebbe quella che dovesse improvvisamente reprimere comportamenti diffusamente condivisi. Non si possono immaginare legislatori schizofrenici. Occorre una legislazione che non preveda sanzioni sproporzionate: non è alzando la pena che si ha l’effetto deflattivo del reato, potrebbe invece accadere il contrario. La legislazione dev’essere altresì fondata su valori condivisi e in grado di dar corpo a ciò che la gente vuole, e seria: non deve prevedere reiterati condoni periodici (edilizio, fiscale, etc.) altrimenti si determina un incentivo a violare la legge. La legislazione non dev’essere cambiata in base a spinte contingenti ed emotive: il legislatore dev’essere pacato e riflessivo, non deve legiferare giorno per giorno in base a un evento. Come non dev’ essere ispirata da esigenze individuali, come per le leggi ad personam, che per tanti anni hanno cambiato le regole del gioco a processi in corso, per soddisfare le esigenze di taluni personaggi che incarnavano il potere o vi erano vicini.
Una legislazione seria, è quella che non ripropone leggi abrogate dai referendum popolari: se la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme previste dalla Costituzione e dalle leggi, perché la legge la modifica? Così è avvenuto, ad es., per l’abolizione popolare del finanziamento ai partiti, diventato rimborso elettorale. La legislazione è seria, allorquando chi la deve far rispettare la rispetta a sua volta, e non incita alla disobbedienza civile o a non pagare le tasse, come alcuni ministri hanno fatto di recente. È fondamentale l’assoluto rispetto tra i poteri dello Stato: ogni potere dev’essere conscio dei suoi limiti. Il potere giudiziario non deve fare politica, il potere politico non deve sottrarsi alla magistratura, il Governo non deve ingiuriare il Parlamento, i parlamentari non devono ingiuriare il Presidente della Repubblica. Nessuno deve ingiuriare la Corte costituzionale, ingiuriata quando ha preso determinate decisioni, osannata quando e ha prese altre. Il rischio è la perdita delle coordinate delle democrazia. Occorre il rifiuto delle interferenze estranee alla laicità dello Stato, come i diversi credi religiosi, indirizzabili ai fedeli, ma non alla legislazione italiana. Occorre infine un’educazione che porti tutti a vergognarsi di non rispettare le legge, piuttosto che a vergognarsi di rispettarla. Vito Cuccovillo, vice-questore aggiunto della Polizia di Stato di Ariano, dopo aver parlato dei compiti della Polizia e dei vari presìdi sul territorio utili al rispetto della legalità, ha posto l’accento sull’importanza dell’equilibrio dei poteri e sull’autorevolezza legata al ruolo, all’anzianità, all’esperienza, evidenziando come in questo momento di crisi, il sistema politico e dell’autorità, seppur malato, contenga in sé gli anticorpi per rinascere e riscattarsi. “Quando i principi del Diritto vengono lesi, arriva il carcere, fase finale di un ciclo che dev’essere anche l’inizio di un rinnovamento, poiché la pena deve tendere alla rieducazione”. È quanto affermato da Gianfranco Marcello, direttore della casa circondariale di massima sicurezza di Ariano. “Le condizioni di vita in carcere sono disumane poiché gli spazi sono angusti e i detenuti sono il doppio di quelli che potremmo ospitare. In carcere promuoviamo lo studio e le attività ricreative con l’ausilio di volontari allo scopo di innescare un circolo virtuoso”. Moderato da Floriana Mastandrea, con la partecipazione del preside e promotore, prof. Francesco Caloia, che ha introdotto e chiuso i lavori, l’incontro ha destato curiosità e interesse, manifestato dagli studenti con numerose domande e osservazioni.