Il prefetto Sessa: “Scavalcati dal Viminale”. Sarà un'estate d'emergenza
L'accoglienza dei nuovi migranti 'sbarcati' in Irpinia dai torpedoni provenienti dai porti di Napoli e Salerno non ha fallito la sua missione nonostante il corto circuito di informazioni tra le istituzioni preposte. In questa fase convulsa anche le Prefetture campane sono state bypassate dal Viminale e hanno saputo a cose fatte degli arrivi e dei relativi smistamenti nelle cinque province della regione.
“Siamo stati scavalcati dal Dipartimento ministeriale- ha esclamato Carlo Sessa, prefetto di Avellino, convocato per un summit a Napoli con gli altri omologhi campani-, e anche noi veniamo informati con estremo ritardo degli arrivi qui sul territorio. Nonostante tutto, non ci sono stati intoppi nella sistemazione nei centri. La gestione sta funzionando anche grazie all'impegno straordinario del personale prefettizio e alle coop. Così però diventa tutto più complicato”.
E alla fine ad accogliere i migranti sono sempre gli stessi Comuni irpini. Venticano, Mercogliano, Monteforte, Ospedaletto, Flumeri sono quelli che ospitano il maggior numero.
Le strutture sono ormai prossime al collasso della capienza. L'Asl periodicamente effettua screening mirati per accertarsi dello stato di salute degli ospiti stranieri e delle condizioni in cui alloggiano specie negli alberghi e negli agriturismi trasformati da mesi in centri d'accoglienza temporanea.
L'Irpinia, in proporzione alla popolazione, è quella che attualmente detiene il maggior numero di presenze straniere. I dati aggiornati in possesso dell'ufficio Territoriale di Governo fotografano un lieve calo di presenze nelle ultime settimane compensato però dai 105 arrivi degli ultimi giorni.
Appena una ventina di extracomunitari hanno lasciato di recente il territorio irpino, e allo stato sono 700 gli immigrati ospitati tra Sprar, strutture ricettive e abitazioni prese in fitto dalle coop.
Il sogno europeo dei giovani africani sta diventando un incubo per le piccole comunità dei paesi irpini che da oltre un anno li accolgono. La convivenza è sì forzata per fortuna però non è degenerata in atti di insofferenza o intolleranza. L'integrazione è affidata più all'improvvisazione spontanea che a solidi progetti. Le rotte della disperazione deragliano in Irpinia, terra di transito e di attesa. Quasi nessuno vuole restare qui. I più irrequieti si dileguano.
I più fortunati, e danarosi, riescono a raggiungere parenti e amici nel nord Europa. Ma sono una percentuale assai risicata. I più disperati restano invece confinati nelle stanze d'albergo.
Poi ci sono quelli che si sentono abbandonati ma non si arrendono, e puntualmente protestano sotto la Prefettura. Sono i migranti africani alloggiati a Serino, gli stessi che hanno occupato più volte il raccordo autostradale Avellino-Salerno perché da settimane non ricevono i pocket-money giornalieri che gli consentono con pochissimi euro, appena 2,50, di fare ricariche telefoniche o acquistare generi di prima necessità. Ieri mattina di nuovo una ristretta rappresentanza di extracomunitari ha sfogato la propria amarezza sotto le finestre del Palazzo di Governo sventolando le copie di documenti di riconoscimento. Solo una mediatrice culturale ha tentato di riportarli alla ragionevolezza. Gli animi sono esasperati e provati da una permanenza che sfianca.
I tempi biblici della burocrazia ministeriale stanno generando sconforto tra i migranti.
Molti fremono e premono per rimettersi in viaggio contattando parenti e connazionali approdati già altrove, fuori dai confini italiani.