A Montecalvo si trova un museo singolare e particolarmente interessante. Si tratta del Museo della Religiosità montecalvese e della memoria pompiliana. E’ dedicato, infatti, ad un importante personaggio locale, San Pompilio Maria Pirrotti. Occorre, però, fare un piccolo excursus sul personaggio, non a tutti noto, e su alcune vicende storiche che porteranno alla creazione del museo.
San Pompilio Maria Pirrotti nacque a Montecalvo Irpino (AV) il 29 settembre 1710 da Girolamo e Orsola Bozzuti. Manifestato il proposito di intraprendere la vita religiosa, a 16 anni fu accolto fra i Padri Scolopi di Benevento ed il 2 febbraio 1727 vestì a Napoli l’abito religioso. Il 20 marzo 1734 fu ordinato sacerdote. Studioso di teologia, fu insegnante e predicatore, nonché particolarmente devoto alle Anime del Purgatorio (si diceva che parlasse con loro come con i vivi).
Fu a Chieti, Melfi, Bari, Lecce e poi a Napoli dove trascorse undici anni e mezzo dedicandosi, nella chiesa di S. Maria di Caravaggio, al culto divino, alle confessioni, alla predicazione, all’assistenza ai malati e ai bisognosi. Accusato ingiustamente di essere irrequieto, turbolento, fazioso, fu sospeso dalle confessioni, processato ed espulso dal regno di Napoli. Visse, senza un lamento o una recriminazione, tra le Marche e la Romagna per sei anni, allorché poté rientrare a Napoli, anche se con domicilio coatto. Allontanato nuovamente, fu in Puglia come rettore del Collegio di Manfredonia, poi ad Ancona. Recatosi nel 1765 a Campi Salentina (LE), provincia colpita da gravissima carestia, operò diversi miracoli a favore degli affamati, soprattutto bambini.
Il 13 luglio 1766, mentre era intento nelle confessioni, fu colto da malore e, due giorni dopo, spirò. La sua santità, già riconosciuta dal popolo durante la vita, gli fu riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa dopo un lungo procedimento, iniziato nel 1834 e terminato nel 1934 con la proclamazione di Papa Pio XI.
Nel contempo, nell’avito palazzo di famiglia, un pronipote del santo, Mons. Pompilio Pirrotti, Cappellano Domestico di S.S., parroco di Montecalvo, nel 1889 aveva allestito e aperto al pubblico un locale-reliquiario in cui era esposto l’altare su cui l’avo celebrava la Messa, un quadro con il suo ritratto, delle lettere e altri oggetti appartenuti a lui. Il prelato, a maggior gloria del santo, chiese anche un Distico a Papa Leone XIII, ricevendone ben quattro. Nei decenni successivi, però, palazzo Pirrotti subì dei danni ingenti con i terremoti del 1930 e del 1962 e, a causa dell’estinzione della famiglia, passò agli eredi di parte femminile, due terzi a de Cillis e poi Susanna, e un terzo ai Mazara e poi Veraldi.
Inoltre, a cavallo tra gli anni ’20 e ’30 , era nato in paese un ente morale dal nome “Ente Scolastico Rosa Cristini”, a seguito di un testamento che aveva come oggetto il lascito di una benefattrice, Rosa Cristini per l’appunto. Lo scopo dell’eredità era quello di estendere l’istruzione elementare anche alle bambine, discriminate rispetto ai maschi. Dopo la canonizzazione di San Pompilio, nel 1934, le proprietarie de Cillis e Susanna decisero di donare la parte del palazzo di loro proprietà, crollata sotto la violenza del terremoto. E così, su quell’area, fu costruito l’edificio dell’Ente “Rosa Cristini” in cui sarà installato un asilo e una scuola di ricamo. Nel contempo, al pian terreno del palazzo, nella parte di proprietà Veraldi non crollata con il sisma, viene spostata la sala reliquiario. Successivamente l’Ente acquisterà anche l’altra parte dell’edificio, quella contenente il museo, ripristinando la facciata così com’era prima del 1930.
Giungendo infine ai giorni nostri, probabilmente si può affermare che, a dare la spinta per la realizzazione dell’attuale museo, fu il ritrovamento nel 2001 di alcune statue in legno, murate in un sottoscala del palazzo Pirrotti. Grande fu lo stupore degli operai impegnati nei lavori, i quali avvisarono prontamente la Soprintendenza. Le statue furono esaminate e analizzate, risultando quella della Madonna dell’Abbondanza, di San Lorenzo martire e il busto della Madonna Addolorata.
Nell’ultimo decennio, con la disponibilità della Fondazione Rosa Cristini ad utilizzare il palazzo Pirrotti, si sono create le condizioni per consentire la realizzazione della struttura museale. Fortemente voluto dal parroco, don Teodoro Rapuano, il Museo della Religiosità montecalvese e della memoria pompiliana fu inaugurato e aperto al pubblico il 17 luglio 2008, con una suggestiva manifestazione a cui parteciparono moltissime autorità civili e religiose. Queste, dopo la solenne celebrazione eucaristica, si portarono dinanzi al portone del palazzo che fu colpito per tre volte col battente dal Padre provinciale degli Scolopi, provocandone l’apertura solenne. Grande è stata la soddisfazione della popolazione che ha concorso in ogni modo alla sua realizzazione, con donazioni in denaro e prestazioni gratuite di manodopera.
Nel palazzo sono stati raccolti vari documenti del santo e lettere manoscritte, tele settecentesche, preziosi ostensori in argento, calici, pissidi, turiboli, portareliquie, mantelli ricoperti di oggetti d’oro di ogni tipo offerti in voto dai fedeli; tre corone di statue della Madonna, monete e medaglie sacre. Spicca in particolare una tela cinquecentesca donata nel 2009 da don Adriano De Lillo, già parroco di Montecalvo. Il dipinto, raffigurante una Madonna con Bambino, assisa sul trono con il bracciolo a forma di lira, è di scuola napoletana con influenze dell’area lombardo-veneta. Vi si possono ammirare oggetti sacri appartenuti alla ex Collegiata di S. Maria e una serie di sculture, tra cui alcuni Bambinelli, il busto dell’Addolorata e la statua di San Lorenzo martire, ritrovati nel sottoscala del palazzo. E ancora, il confessionale settecentesco in legno di ciliegio, utilizzato da san Pompilio per le confessioni, l’altare in legno dipinto di Palazzo Pirrotti, i famosi Distici in latino di papa Leone XIII.
Pur non collocata nel nostro museo, merita un cenno anche l’altra statua ritrovata murata in casa Pirrotti, quella della Madonna dell’Abbondanza, chiamata dal santo “Mamma Bella”. Sottoposta ad un delicato restauro, a causa delle deplorevoli condizioni all’atto del ritrovamento, la cinquecentesca statua è esposta alla devozione dei fedeli nella Cappella Carafa, situata nella chiesa abbaziale di S. Maria Maggiore. Ma la particolarità rivelatasi durante il restauro, è che nella pupilla vitrea dell’occhio destro vi è la misteriosa immagine tridimensionale di un teschio che la scienza dice “non riconducibile ad opera umana”. Vi lasciamo, cari lettori, con questo mistero, dandovi appuntamento al prossimo numero per leggere altre interessanti storie della nostra affascinante terra.