Il carcere di Ariano intitolato alla memoria di Pasquale Campanello

di , Mercoledì, 18 Aprile 2018

Alla presenza del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Santi Consolo, il 18 aprile, alle 11,30, si è tenuta la cerimonia di intitolazione della casa circondariale di Ariano Irpino alla memoria del Sovrintendente capo Pasquale Campanello. Sono presenti Francesco De Martino, dirigente del Provveditorato della Campania, il direttore dell’Istituto Gianfranco Marcello, il Comandante di reparto Comm. Coord. Stefania Cucciniello, la vedova Campanello, Signora Antonietta Oliva.

I FATTI

Pasquale Campanello

Avellino 14 novembre 1960 – Torrette di Mercogliano (NA) 8 febbraio1993

Sovrintendente Capo di Polizia Penitenziaria

Pasquale Campanello, 33 anni, Sovrintendete capo della Polizia Penitenziaria, prestava servizio alla Casa circondariale di Napoli Poggioreale, dove ricopriva l’incarico di responsabile del reparto “Venezia” che ospitava detenuti appartenenti alla criminalità organizzata sottoposti al regime speciale ex 41 bis O.P.. Pasquale Campanello si era arruolato il 2 ottobre 1982, la prima sede di servizio era stata Ariano Irpino. Dopo il corso per sottoufficiale, frequentato presso la scuola di formazione di Monastir, viene trasferito a Massa, dove rimane fino al 13 giugno 1985; a settembre 1986 viene trasferito a Poggioreale dove, dal 1 dicembre 1990, è responsabile dei reparti “Torino”, “Osservazione Avellino” e “Venezia”.

Sono le 14,00 dell’8 febbraio 1993, Pasquale ha terminato il turno di servizio e sale sull’autobus di linea Napoli Avellino che lo riporta a casa, nel comune di Torrette di Mercogliano, dove lo aspettano la giovane moglie Antonietta e i due bambini Silvia di due anni e Armando di quattro mesi.

Alle 16,45 Pasquale scende dall’autobus, la fermata è proprio di fronte alla sua abitazione, in via Nazionale, a quell’ora molto affollata, trovandosi a 400 metri dal casello autostradale. Attraversa la strada per raggiungere il portone. Un’alfa 155 nera è parcheggiata all’interno del piazzale del condominio, a bordo ci sono quattro uomini, tre di loro scendono, sono armati di due pistole calibro 9 e di una calibro 38, lo sorprendono alle spalle e gli esplodono una quindicina di colpi, uno, mortale, lo raggiunge alla testa quando è già a terra agonizzante. Gli assassini risalgono a bordo dell’Alfa, fanno retromarcia, riprendono la strada, nella fuga incrociano un’auto dei carabinieri accorsi per gli spari, hanno pensato a una rapina, ma i quattro sicari riescono a far perdere le tracce imboccando la statale delle Puglie in direzione e Foggia.

Fu subito chiaro che il Sovrintendente Pasquale Campanello aveva pagato con la vita per non essersi piegato alle minacce della camorra che chiedeva di abbassare la guardia per la concessione di favori alla criminalità organizzata. L’ordine partito dalla criminalità organizzata era quello di uccidere a caso il primo agente che, nel giorno e all’ora stabiliti dai mandanti, usciva dall’istituto, a fine turno.

Pasquale Campanello, definito da colleghi e superiori “serio, irreprensibile, attento al rispetto delle regole”, non si era piegato alle intimidazioni e alle minacce ricevute per il rigore con cui svolgeva il servizio. Per la sua fedeltà allo Stato la camorra lo aveva condannato a morte.

Il Sovrintendente Pasquale Campanella è stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno “Vittima del Dovere” ai sensi della Legge 466/1980.

Fonte: agenpress.it



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