Grand Tour, un viaggio d’altri tempi

Lunedì, 28 Ottobre 2013

Il viaggio è un modo per osservare nuove realtà, la voglia di uscire da consuetudini, un modo per imparare da culture differenti. Quest’ultimo modo di vivere un viaggio, era la base di un tour organizzato prima che il romanticismo sbocciasse nella cultura europea. Il Grand Tour, così si chiamava, era un viaggio intrapreso da molti giovani soprattutto aristocratici, nell’Europa all’incirca dal 1600 in poi, essi  nell’intrapenderlo dovevano esercitarsi al confronto.

L’espressione Grand Tour, è nata dalla lettura della guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, edita nel 1670. Ma il libro di Thomas Coryat Coryat's Crudities è  stato il successo del Grand Tour. Questo viaggio aveva come scopo principale, la conoscenza dell’umanità, e molti diari di viaggio del tempo, hanno fornito informazioni importanti sui luoghi visitati e suoi popoli che li abitavano. I Grand Tourists nei loro resoconti diventavano filosofi nel collezionare e commentare le informazioni acquisite. Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l'arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.

Immagine di Cittadiariano.it

L'Italia piena di monumenti di epoca romana,  divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi  in primis, vennero così a contatto con le opere di Palladio e con il Neoclassicismo. Durante il viaggio venivano acquistate numerose opere d’arte e d’antiquariato.
Le mete più visitate in Italia oltre Roma, Firenze, Pisa, Venezia e Bologna era Napoli. Di grande rilievo Pompei ed Ercolano, riscoperte recentemente. La Sicilia, divenne tappa essenziale per i vulcani e i tesori greci e barocchi. Di grande moda farsi ritrarre da uno dei pittori del momento, o l’acquisto di vedute del paesaggio italiano.

Il Grand Tour era di massima espressione in Gran Bretagna, i giovani venivano spronati a questo viaggio, anche per raffinare il loro comportamento ancora grossolano, e patria di questi insegnamenti era la Francia. Si iniziava con l’attraversamento della Manica per Calais, ovviamente prima esperienza del tour, metteva alla prova il viaggiatore con una traversata nel mare spesso non facile. Arrivati a Parigi, il grand tourist veniva completamente modificato nel guardaroba con l’utilizzo di abbigliamento francese, per l’introduzione a tale società. Di qui si continuava a Digione, Lione e Marsiglia. Mentre all’inizio era una moda solo per i giovani istruiti, successivamente nel XIX secolo lo divenne anche per le giovani donne.

Il Grand Tour, costituiva il momento conclusivo dell'educazione umanistica, esso poteva durare alcuni mesi o addirittura anni, attraverso vari Paesi europei come la Francia, la Svizzera, La Germania, le Fiandre, ma la cui meta classica era l'Italia, e in particolare Roma. Ecco perché in molti casi si parla di viaggio in Italia.
Fino alla seconda metà del 1700, era dunque il completamento e l’affinamento di chi era destinato a diventare parte della classe dirigente inglese e/o un qualsiasi componente dell’aristocrazia europea, all'inizio spettava solo al ceto della nobiltà, successivamente il fenomeno interessò anche la ricca borghesia in ascesa.
Una volta in Italia, si poteva decidere di trascorrere un primo periodo a Venezia, oppure di attraversare piuttosto velocemente il tratto padano e puntare direttamente a sud verso Roma, meta privilegiata del viaggio.

Esistevano tre strade che si potevano percorrere: quella occidentale, la"Francigena", quella centrale, l’attuale Via Cassia e quella orientale, per la Via Emilia giungeva a Fano e di qui, per la Via Flaminia, a Spoleto e Terni. Il ritorno in patria avveniva o riattraversando la Francia, o risalendo la Svizzera e poi visitando città della Germania, delle Fiandre e dei Paesi Bassi.

Nel XVIII secolo la durata media del viaggio in Italia era di circa un anno; di un anno e mezzo o due quella del Grand Tour. Con il passare dei secoli però divenne sempre più breve fino ad arrivare a circa otto mesi nel 1800. L'estate era considerato  il periodo favorevole per varcare le Alpi, alle grandi città come Roma e Napoli spettava l’inverno per evitare la malaria,  e l’autunno a Firenze, la primavera dell'anno successivo a Venezia e alle altre città del nord Italia. Il soggiorno romano era quasi sempre quello più lungo dove bisognava trattenersi per vivere da vicino le feste religiose.

Il modo di viaggiare era soggettivo, dall’utilizzo della propria carrozza attrezzata e magari con l’equipaggio personale, al viaggio a piedi (Pedestrian Tour), al noleggio o l’acquisto di una carrozza giunti in continente, per poi riconsegnarla o rivenderla al ritorno,  o affidarsi alle diligenze postali, o mettersi nelle mani di un vetturino.

Napoli restava comunque l’attrazione più importante a sud d’Italia, e viene rappresentata in  molti diari di viaggio in maniera quasi surreale.

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Alcuni raccontano di frotte di bambini curiosi che all’arrivo della carrozza, si accalcano a sbirciare. Si racconta di carretti con l’anguria per la strada venduti ai viaggiatori, e altri con spaghetti. Qualcuno racconta del popolo di Napoli, come un popolo stravagante e strano, che mangiava maccheroni anche a mezzanotte, e dove ballavano in strada intere famiglie al suono del mandolino. La gente lavorava  fino a tardi e poi dopo cena si recava sulla spiaggia a ballare la tarantella.

La  pratica del Grand Tour subisce però un calo durante le guerre della Rivoluzione Francese e dell’Impero, seppur non subisce un taglio netto.

Un viaggiatore da ricordare, per aver effettuato il Grand Tour, è sicuramente Johan Wolfgang von Goethe, fu in viaggio dal 1786 al 1788 in Italia, e ha riportato testimonianze della sua esperienza nel suo famoso diario di viaggio, Viaggio in Italia.




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