da Luciano Giorgione riceviamo e pubblichiamo:
Era annunciata da circa tre anni la fine dell'Amu a causa di una sciagurata, strafottente e inefficiente amministrazione che ha sempre avuto interesse per questioni personali e di carattere socio politico di appartenenza. La colpa della cattiva gestione della cosa pubblica è di tutti i consiglieri, assessori e dei sindaci compreso, dei passati due governi.
I presidenti degli ultimi due CdA incapaci a far uscire fuori dall'impasse l'azienda, hanno decretato l'inizio della fine con l'abbassamento del capitale sociale di circa 500.000,00 euro, per pareggiare un bilancio già malato da anni; e poi con la mancanza di un piano di risanamento industriale credibile hanno inflitto il colpo finale. Sotto commissariamento è giunta l'ora di vendere le 1.067.566 azione ad 1 euro cadauna e chiedono al punto F della gara il 10% di cauzione di euro 10.675.66 che secondo il mio modesto parere, se la matematica non è un'opinione, non mi trova concorde. Se per poter gareggiare la cauzione è come riportato nel bando dal responsabile del procedimento, in euro 10.675,66 pari al 10% dell'intero importo c'è un vizio di forma sostanziale e dunque è da rifare il bando di gara.