"Un saluto da Rino Tommasi e... Clerici", questo era spesso il saluto di commiato di quella che probabilmente è stato la migliore coppia del giornalismo sportivo (e non solo sportivo) italiano. Un duo formidabile, il "notaio" Tommasi e l'istrionico Clerici, che hanno raccontato decenni di tennis a tutte le latitudini. Rino non si perdeva un numero, una statistica, un circoletto rosso, come amava definire i punti più belli e importanti di un match, mentre Clerici preferiva divagare quando le partite non erano interessanti al punto giusto. Qualche critico lo hanno avuto anche loro, i delatori definivano il loro modo di raccontare un evento come "chiacchieri da comari". La verità è che la coppia ha stravolto completamente il modo di essere telecronisti e chiunque ha inforcato un microfono negli ultimi 40 anni non può negare di essere stato influenzato da Tommasi-Clerici. A volte litigavavno anche, come tutte le coppie che si rispettino, su questo o quel giocatore o giocatrice.
Qualcuno può forse dire di aver dimenticato quando Clerici sussurava davanti a qualche gesto inconsulto degli attori e attrici del teatro della racchetta, quasi ad esaltare la rabbia, la furia di quel momento. Un'ira che il tennis scatena anche negli essere umani più calmi e serafici. Il suo far finta di essere una "checca milanese", rivelazione fatta mesi fa da Nicola Pietrangeli, il suo essere così dannatamente snob in apparenza, con la sua strenua difesa del campanile e del gioco del tennis. Il suo amore verso le grandi del tennis femminile, da Suzanne Lenglen a Venus Williams, il Clerici ha attraversato quasi un secolo di tennis, attraverso la bellezza delle dee della racchetta. Il suo neanche tanto celato "disprezzo" per il calcio. Lo tirava in ballo per criticare qualche esagerazione degli spettatori dei campi da tennis, paragonandoli ai "tifosi del calcio", con un'ironia che non farebbe arrabbiare il più incallito degli ultras pallonari.
Una voce inconfondibile, che traspariva anche dai suoi articoli e i suoi libri, leggendo i suoi scritti si riusciva quasi a sentire la sua voce, che induceva al sorriso, a parlare di tennis per quello che è: uno sport bellissimo, un gioco diabolico e un divertimento non per tutti. Clerici lascia questa terra poco prima di compiere 92 anni e lascia un'eredità preziosa: l'amore per la racchetta e per la penna, i due oggetti che sicuramente avrebbe portato con sé ovunque si trovi in questo momento. Il suo nome non è mai stato citato in questo articolo perché sarebbe stato troppo confidenziale per un cronista di provincia al cospetto di un gigante dello sport italiano, europeo e mondiale. Un saluto a lei, Clerici, e grazie per ogni cosa.