La grande secca e la grande sete. E' allarme per le temperature torride e per la carenza idrica in Irpinia. Ed è allarme anche per gli effetti collaterali all'ambiente. Il fiume Calore che con le piogge torrenziali si ingrossa e fa paura oggi invece ridotto a un rigagnolo verdastro e maleodorante fa impressione. Il maggiore corso d'acqua d'Irpinia è ridotto a un filo d'acqua ormai putrida. La portata è ai minimi livelli e dall'alveo fluviale sbucano le pietre levigate e una flora fitta e intricata. Il letto è praticamente una prateria solcato da un rivolo o poco più dove saltano solo le rane. Gli agricoltori dei paesi rivieraschi del medio Calore, da Montella a scendere verso Mirabella Eclano, sospirano davanti a questo spettacolo naturale indecoroso e lanciano imprecazioni.
Gli orti e le colture di stagione sono assetati. La principale fonte di reddito delle famiglie della zona è praticamente in ginocchio: funziona così ormai da quattro anni da quando il fiume è proibito e inquinato dall'e-coli e dalla salmonellosi. D'estate è ancora peggio. Persistono i divieti municipali di pesca lungo l'intero tratto irpino. E' vietato attingere acqua per uso irriguo o domestico. Qualche ambientalista locale ha pure protestato animatamente a suo tempo, poi nulla più. Oggi però davanti allo sfacelo fluviale c'è chi ha pensato, giustamente, di ritornare alla carica e di sollecitare le amministrazioni rivierasche ad attivarsi. Allo stato però si sono attivati, e a spese loro, solamente gli agricoltori del medio Calore costretti ad acquistare apposite pompe idriche che depurano le acque: ciò avviene però soltanto in pochissimi Comuni del comprensorio attraversato dal fiume in secca.
Ma c'è pure un progetto ambizioso, promosso dall'amministrazione di Mirabella con il Consorzio di Bonifica dell'Ufita, per realizzare un bacino idrico capiente che possa soddisfare le esigenze dei coltivatori e dei produttori della zona rinomata proprio per le eccellenze agroalimentari e alleviare così i disagi naturali. Resta però il problema irrisolto dell'inquinamento fluviale, e degli sversamenti abusivi, dei depuratori non a norma, della carenza dei controlli mirati. Insomma, negli ultimi tempi la guardia si è abbassata notevolmente come il livello di portata del Calore, e di conseguenza l'attenzione degli ambientalisti che pure si erano tanto spesi per quel fiume, fonte di ricchezza, ridotto invece a una finte asciutta. Dileguato l'attivismo ecologista resta solamente lo sconforto di chi vive anche grazie al fiume e fatica da quattro anni a portare avanti il raccolto di una stagione che, considerati i presupposti, non promette nulla di buono.