Dorso e Gramsci un dialogo spezzato - Lezioni di politica al Liceo Dorso

di , Venerdì, 03 Maggio 2013

“Dorso e Gramsci: un “dialogo” spezzato (ed altri saggi dorsiani)” Lezioni di politica al liceo Dorso con il saggio di Paolo Saggese - Sabato 4 maggio ore 9,30 Liceo Guido Dorso  Ariano Irpino   

Dorso, ovvero il politico dell’irrealtà, definizione non contraddittoria, ma appropriata, proprio perché lo studioso irpino, profondamente consapevole della realtà del Mezzogiorno che lo circondava, ha tentato di cambiarne le sorti, lottando vigorosamente contro politiche trasformiste, sistemi di governo clientelari, e classi dirigenti egoiste e miopi, sognando un’alternativa ai vecchi assetti. Si può essere un politico dell’irrealtà, seguendo ancora Gerardo Bianco, che ha curato l’introduzione del volume, ma estremamente realista nell’analizzare le condizioni storiche, sociali e politiche del proprio tempo, e Dorso lo fu. Sulle orme di Dorso, Saggese suggerisce che la politica non è degna di questo nome, se non si nutre di alta idealità, anche se è temporaneamente sconfitta. Nelle battaglie perdute può esservi il germe che prepara il futuro, per cui il valore politico di un pensiero non si misura sul suo successo immediato.

Immagine di Cittadiariano.it

Guido Dorso era consapevole dell’arretratezza economico-sociale e politica del Sud, che l’Unità d’Italia non aveva sanato e il fascismo persino aggravato, e l’affrontò con spirito mazziniano. Così come avvenuto per il Nord, dove la classe operaia si autopromuoveva ed era alleata dell’industrialismo settentrionale, Dorso sperava che anche al Sud un’ élite virtuosa e illuminata, avrebbe prodotto il cambiamento. Cogliendo l‘occasione della caduta del fascismo, si affidò all’azionismo, di cui però presto comprese l’intrinseca debolezza. “La rivoluzione italiana o sarà dal Mezzogiorno o non sarà”, sosteneva. Non vi erano le condizioni storiche perché ciò si realizzasse, ma tuttora rimane valido il suo disegno, così come il monito, che il Sud deve trovare in sé la forza per riscattarsi. Il suo meridionalismo radicale lo colloca, lui appartato avvocato di provincia, interlocutore autorevole di alcune fra le più illustri personalità del Novecento: Benedetto Croce, Piero Gobetti, Palmiro Togliatti, Carlo Levi, Tommaso Fiore, Don Luigi Sturzo, Manlio Rossi Doria, Carlo Muscetta, Giustino Fortunato. Nel rapporto dialettico Antonio Gramsci -Guido Dorso, si riscontrano convergenze di pensiero, affinità profonde, ma anche notevoli differenze, tra il giovane rivoluzionario comunista e il giovane rivoluzionario meridionalista, soprattutto sul ruolo della classe operaia e contadina. Dorso considerava la massa contadina oppressa come una grande riserva umana e perciò potenzialmente rivoluzionaria, mentre Gramsci aveva una visione egemonica della classe operaia, mutuata da Lenin. Il fascismo, che Dorso criticava con l’irrisione e il sarcasmo nei confronti di Mussolini, gridando allo scandalo per i fondi strappati al Sud e dati al Nord, nonché per le scelte industriali, agricole, fiscali, dell’organizzazione scolastica e dei trasporti, discriminatorie, in quegli anni tentò di soffocare il dibattito, dichiarando chiusa “la questione meridionale”! Dorso rispose sul Corriere dell’Irpinia del 23 maggio 1925: “Il Duce ha avuto un’idea geniale, da vero demagogo. Ma la vera vipera morderà il ciarlatano”. L’ampiezza di orizzonti di Dorso si estese anche agli scritti sui grandi problemi internazionali, alla paura della guerra atomica, alla pace nel mondo. Dorso a 66 anni dalla morte (5/1/47) rimane l’emblema dell’intellettuale libero, che sfida la tirannide, ricerca la verità, e lascia in eredità l’idea oggi ancora più attuale e urgente di un Meridione risorto, simbolo di una storia passata ancora viva, da cui ripartire.  

Intervengono:

  • Francesco Caloia, Dirigente scolastico Liceo Dorso
  • Francesco Saverio Festa, professore dell’ Università di Salerno
  • Floriana Mastandrea, giornalista e scrittrice
  • Paolo Saggese, giornalista e scrittore, autore del saggio (DELTA 3 EDIZIONI)


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