Se prima non avevamo mai, o meglio quasi mai, sentito parlare di DAD (didattica a distanza) oggi questo termine è divenuto di uso molto comune specialmente tra studenti, docenti e genitori. Stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione digitale, una nuova possibilità di apprendimento, alla quale precedentemente non avremmo mai neanche pensato nel modo più assoluto.
Un nuovo metodo di insegnamento, che sta demolendo usi e costumi della scuola tradizionale. In pochissimo tempo, causa pandemia, le lezioni da remoto sono diventate elemento essenziale per l'insegnamento. Ma nel concreto quali sono gli effetti positivi e quelli negativi? Proviamo a mettere sulla bilancia entrambe le possibilità. Se da una parte la Didattica a Distanza è sicuramente elemento fondamentale per garantire continuità ai ragazzi, contribuendo anche e soprattutto a migliorare le competenze digitali, sia per i docenti che per gli studenti, che per causa di forza maggiore hanno dovuto "evolversi"verso nuove competenze, dall’altro sembra anche aver creato ansia, stress e confusione. Ciò vuol dire che la tecnologia non può sostituirsi del tutto alla scuola come luogo della forma mentis , e che quindi serve solo ad integrare il metodo tradizionale in termini di innovazione. Non a caso tra i ragazzi, soprattutto tra i più piccoli, si riscontra una forte difficoltà all'attenzione durante le lezioni: vuoi per scarsa connessione o per mancanza di dispositivi adeguati. Vuoi perché magari ci si ritrova a non sentirsi completamente coinvolti.
L'isolamento sociale sta giocando un ruolo fondamentale sulle emozioni e gli stati d'animo degli alunni. E quindi possiamo dire che le lezioni da remoto funzionano? Per rispondere a tale domanda dobbiamo partire dal presupposto che sicuramente data la situazione di emergenza in cui ci ritroviamo rimane il solo e unico mezzo che abbiamo a disposizione per la didattica. La storia ci insegna che l'evoluzione non può viaggiare da sola. Prima di cambiare metodi ed entrare a far parte dell'era della digitalizzazione, dobbiamo prima di tutto rivoluzionare le nostre abitudini, la nostra cultura e soprattutto i nostri, e a questo punto vecchi ,stereotipi.