Un talento artistico precoce. Porta il nome del santo patrono del borgo
Ricorre quest’anno, tra pochi giorni, il 150° anniversario della nascita del musicista Crescenzo Buongiorno il quale nacque a Bonito (AV) il 9 agosto 1864 da Ambrogio e Gaetana Marenghi. Mostratosi ben presto dotato di un talento musicale non comune, iniziò a suonare il piffero eseguendo dei pezzi della locale banda musicale e fu notato dal podestà del paese che prese a cuore la sua situazione. Il giovane Crescenzo fu inviato a studiare presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, a spese del Comune, ed ebbe come insegnante di composizione il Maestro Paolo Serrao, e di violoncello, il Maestro Laboccetta. Come compagni di studi, Giordano, Spinelli, Cilea, Cesi, nomi tutt’altro che sconosciuti.
Le premesse erano ottime e infatti si diplomò con successo il 31 maggio 1886 in violoncello e composizione, con l’Etelka, opera tragica in due atti, messa in scena nel teatro del Conservatorio - libretto di Enrico Golisciani - poi ampliata in tre atti e riproposta a Praga nel 1894, con libretto di Hartmann. Per la sua particolare bravura nelle esecuzioni al violoncello, persino la regina Margherita volle complimentarsi con il giovane musicista. E fu sempre la sua bravura a far si che venisse invitato, come alunno onorario, presso il Conservatorio Imperiale di San Pietroburgo.
L’anno seguente arrivò già il secondo successo. Rimasto presso il Conservatorio partenopeo, con l’incoraggiamento di Francesco De Sanctis, allora ministro della Pubblica Istruzione, compose “La Pia dei Tolomei” opera in quattro atti, ricca di passione, su libretto sempre di Golisciani. Ma la vita di un musicista era difficile anche nella Napoli di fine Ottocento e così Buongiorno, anche se con ritrosia, si trovò ad accettare l’ingaggio del Teatro napoletano La Fenice, rivale del San Carlino, per il quale compose un considerevole numero di operette, (ben 18 scritte tra il 1889 e il 1894) tra cui strepitoso successo ottennero “Una Santarella”, “Abukabuz”, “La zingara” e “Il diavolo zoppo”. Tali operette, alcune composte anche per Eduardo Scarpetta, dalla musica elegante, brillante, briosa, furono replicate numerosissime volte su richiesta del pubblico. Tuttavia, per ottenere maggiori successi, fu esortato da critica e stampa a recarsi in Germania ove si diceva che i compositori fossero meglio compresi ed apprezzati, e così fece il Maestro Buongiorno.
Lasciata l’Italia con una compagnia da concerto, della quale si assunse la direzione, il musicista fu in Svizzera, in Austria e infine a Dresda, dove trovò l’apprezzamento e la protezione del barone Serge von Huppmann Walbella che lo introdusse negli ambienti artistici tedeschi. In Germania, terra di Beethoven e di Wagner, trovò davvero tutto ciò che cercava: ispirazione, apprezzamento e amore. Conobbe e sposò, infatti, la prussiana Anna Maddalena Berndorf che gli dette due figlie, Italia nel 1896 e Alba nel 1898. Nella sua nuova patria riprese la produzione di opere con la nuova edizione dell’Etelka, come già detto, e poi con “La festa del Carro”- libretto di Ferdinando Stiatti – (ispirata alla famosa festa mirabellana), rappresentata al Teatro Nuovo di Lipsia il 24 maggio 1896. Buongiorno, infatti, era molto legato a Mirabella dove, contrariamente a Bonito suo paese natio, aveva trovato un ambiente favorevole e dove trascorreva delle ore felici, soprattutto durante i mesi di vacanza. Aperte per lui la casa dei baroni Henrico, la casa del notaio Vincenzo Ferri, dove si riuniva un vero e proprio cenacolo di musicisti, e casa degli Uberti dove cantava e suonava sovente il piano la napoletana baronessina Maria Martino. Peccato che l’opera, rappresentata a Lipsia, in un luogo così diverso da quello che l’aveva ispirata, non trovò la giusta interpretazione dei cantanti, né scenografi adatti, né raccolse il gradimento del pubblico. Si riscattò nel 1901 componendo un’altra opera, “Il cuor delle fanciulle” su libretto di Luigi Illica, librettista di Puccini, lavoro in quattro atti rappresentato per la prima volta presso il Teatro Reale di Kassel il 16 febbraio 1901, con trionfale successo, e poi a Dresda il 5 maggio dello stesso anno, nonché presso il Teatro Municipale di Piacenza, il 22 gennaio 1903, con replica della settimana successiva. Proprio comunicando questo grande successo alla sorella Rosaria in Bonito, con una lettera del 22 febbraio 1901, il Maestro Buongiorno, annunciò di essere stato colpito “da un male terribile” che non gli lascerà scampo. Iniziò, quindi, a scrivere un’autobiografia forse proprio per fissare tutti i suoi ricordi, nella consapevolezza di non vivere ancora a lungo e con la voglia di sopravvivere nelle sue composizioni.
Nonostante la malattia che lo consumava lentamente, riuscì ancora a dare sfogo alla sua vena artistica con un’ultima opera, “Michelangelo e Rolla”, su libretto sempre di Ferdinando Stiatti, che fu rappresentata con successo al Teatro Reale di Kassel il 29 gennaio 1903, e successivamente a Lipsia e a Piacenza, pochi mesi prima della sua morte che avvenne il 7 novembre dello stesso anno, a Dresda, assistito da una domestica e dalla baronessa vedova Von Philipson, sua amica ed estimatrice. I suoi resti mortali furono tumulati nella città che lo aveva ospitato per più di un decennio, nella tomba del barone Von Philipson.
Nelle settimane immediatamente successive giunsero alla stazione ferroviaria di Apice (a pochi chilometri da Bonito) numerose casse contenenti tutti i documenti, le foto, gli appunti manoscritti, le partiture, gli articoli di giornale, gli effetti personali e addirittura gli strumenti musicali del Maestro Buongiorno, raccolti e inviati all’attonita famiglia dal diplomatico conte Stefano de Asarta e dal barone Walbella. Con essi, Edwige, vedova del barone Von Philipson, che accompagnava le due figlie bambine del musicista precocemente scomparso. Dopo più di centodieci anni tutti questi ricordi sono gelosamente custoditi dagli eredi e discendenti del grande compositore, in parte a Bonito presso la Prof.ssa Ermelinda Pagella, e in parte a Genova presso la famiglia Santamaria.
Numerose sono state le occasioni per celebrare il Maestro Buongiorno, eseguendo le sue musiche; il 29 luglio 1983 a Bonito vi fu un concerto presso la chiesa parrocchiale con musiche di Buongiorno, Mascagni e Puccini. Nel 1990 a Verona presso il Teatro Filarmonico, con l’Orchestra Sinfonica Città di Verona diretta dal Maestro Enrico De Mori, e il 9 febbraio 1991 ancora a Bonito, presso un Teatro tenda, con medesimo Maestro e Orchestra. Nel 1998 a Grottaminarda, in occasione del 4° Raduno bandistico, durante il quale si eseguirono musiche di Mascagni, Verdi, Puccini, Rossini, Bellini e Donizetti, fu allestita una mostra su Crescenzo Buongiorno, a cura della Pro Loco Bonito, che riscosse numerosi consensi.
Il 9 agosto, in occasione del 150° anniversario della nascita, si terrà un concerto presso la chiesa madre di Bonito durante il quale saranno eseguite delle sue composizioni e sarà allestita una mostra di documenti, giornali e fotografie d’epoca presso il Palazzo Pagella, a cura dell’ultima discendente bonitese del Buongiorno, che vuole onorare la memoria del prozio e dare la possibilità a bonitesi e turisti di avvicinarsi al grande musicista, poco noto nel suo paese, per conoscerlo più da vicino.
Articolo pubblicato sul numero Agosto/Settembre 2014 del periodico XD Magazine.