fonte: FrickFoot - Il Calcio secondo frick!
La questione “logo” deve giungere alla sua conclusione. Iniziativa social del popolo irpino.
In un un calcio dove tiene banco il business. In cui le televisioni comandano. In cui si sta perdendo ogni valore ed ogni senso di appartenenza. In un calcio fatto di tessere del tifoso, di tornelli, di violenza, di palazzi, di inchieste, di scommesse, di inciuci. In un calcio falso c’è sempre qualcuno che ci mette il cuore. E così, il tifoso, come un innamorato che non ne ha mai abbastanza, ci mette ancora una volta la faccia. Straordinaria l’idea dei tifosi dell’Avellino, che hanno avviato la loro campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sportiva e non, per far tornare lo storico logo della squadra un tempo fallita sulle magliette dei propri beniamini. Ma facciamo un po’ di storia.
La piazza. Che piaccia o no. Che siate d’accordo o meno, il dato di fatto è che questa piazza di provincia è una delle più belle realtà d’Italia. Sfido chiunque a trovarmi almeno cinque-sei tifoserie che seguono in massa la squadra in tutte le trasferte. Dei veri Lupi, come sono soprannominati gli irpini. Una piazza appassionata che tutti hanno conosciuto in quei favolosi dieci anni in Serie A a cavallo tra il settembre 1978 e il maggio 1988. Chi è mai stato al Partenio sa di cosa sto parlando.
Il fallimento e il nuovo corso. Nel 2009, in seguito alla retrocessione sul campo dalla Serie B alla Prima Divisione, lo storico US Avellino 1912, di proprietà della famiglia Pugliese, naviga in pessime acque. Si cercano acquirenti per ripianare i debiti ingenti accumulati. Ma nessuno si fa avanti. Non ci sono i mezzi per iscrivere la squadra ai campionati e così scompare l’US Avellino col suo logo e la sua storia. Da lì a qualche tempo seguirà il fallimento. Nasce una nuova società, chiamata AS Avellino, che rapidamente risale la china dai “campacci” della Serie D fino alla Serie B conquistata nella passata stagione. Il popolo irpino, prima diviso, ma poi riunito in massa con il nuovo corso sostiene i colori bianco-verdi con la solita passione.
L’asta, il logo ed il colpo di scena. La nuova proprietà assicura che sarà acquistato il logo storico, dietro il quale è racchiusa un’intera storia di un’intera comunità calcistica. Ma il giorno dell’asta fallimentare succede l’imponderabile. La tifoseria storica partecipa all’asta ma l’offerta è di “soli” 85 mila euro. Il presidente Taccone è disposto a sborsarne 125 mila. Ma nessuno ha fatto i conti con lo storico ultrà Mario Dell’Anno, che offre 130 mila e si aggiudica il logo. La storia di una società nelle mani di una sola persona. L’intenzione di Dell’Anno era di non speculare e di creare una fondazione per preservare la storia dell’US Avellino. Da qui la nascita dell’Associazione “Per la storia”. Ma da un’iniziativa per preservare il patrimonio storico è sfociata in un inutile personalismo. Dopo iniziali aperture “di facciata”, il logo non è stato né concesso né venduto alla proprietà del club attuale. Restando così l’Avellino orfano del suo logo. Cosa in sé banale, ma neanche troppo se si pensa che il logo di una società è l’essenza del suo essere, della sua storia, delle sue gioie e delle sue delusioni.
L’iniziativa. Ma il rapporto tra tifosi e nuova società è oggi ottimo. I tifosi dissidenti sono rimasti una minoranza, Avellino è unita intorno alla sua squadra che sta ricambiando con un campionato di vertice, sognando i play off. Così i tifosi dell’Avellino, riuniti nella pagina facebook “Tifoseria avellinese”, ha dato vita ad un’originale iniziativa. Si chiama “Giornata dedicata al logo”. Tutti i fans della pagina “Tifoseria avellinese” e i tifosi e simpatizzanti irpini in generale sono invitati nella giornata di sabato a mettere come immagine del proprio profilo facebook il logo storico, oggi di proprietà di Dell’Anno. Come messaggio di sensibilizzazione volto ad una riapertura del dialogo tra Dell’Anno e Taccone, per giungere ad un accordo che porti presto, magari già l’anno prossimo, di nuovo il logo storico sulle maglie della squadra irpina. La speranza è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica sportiva sul tema, farne parlare sui giornali. Più se ne parla meglio è. Iniziamo noi di Frickfoot. In un calcio senza bandiere e senza valori, ciò che parte dal basso, dai tifosi, da chi ci mette sempre la faccia, merita il massimo dell’attenzione,