Ariano Irpino, 1947. In una delle edizioni più memorabili del Giro d’Italia, che nell’Italia risorgente dala seconda guerra mondiale contende al campionato di calcio il primato di competizione sportiva più popolare ed amata, raccontata con toni epici da un cast di inviati d’eccezione (Pratolini, Montanelli, Alfonso Gatto), lo sprint sul Tricolle, per il Gran Premio della Montagna, resta uno dei momenti clou della corsa.
A contendersi la vittoria, a metà della tappa Napoli-Bari, sono i due grandi rivali, insuperati campioni del ciclismo italiano: Gino Bartali e Fausto Coppi.
Uno sprint testa a testa, tramandato agli sportivi dell’epoca, e ai posteri, da un altro reporter di fama, Emilio De Martino, sulla “Gazzetta dello sport” del 4 giugno:
“La salita più aspra, infatti, quella di Ariano, ha soltanto 2 km. Veramente faticosi. In questi due chilometri Coppi e Bartali hanno dato battaglia. E’ fuggito Coppi, ma Bartali non ha mollato la sua ruota e sul traguardo, posto a 800 metri d’altezza, col solito scatto elegante e irresistibile, ha piantato il rivale indietro di due o tre metri. I due campioni hanno iniziato, quindi, da soli, la discesa. Essi sono i dominatori”.
La tappa fu vinta dal gregario Bernocchi, e il Giro da Coppi, ma Bartali confermò in quell’occasione di essere ancora il più forte scalatore italiano, a dieci anni di distanza da un’altra impresa agonistica sulle dure salite d’Irpinia, al Giro d’Italia del 1937.
Dopo il vittorioso attacco sul terribile passo della Serra, il grimpeur toscano consolida il suo vantaggio, nella tappa del 19 maggio, nel territorio del Calore e dell’Ufita. E quando giunge sul Tricolle, il distacco tra Bartali e il gruppo è ormai incolmabile, come scrive “La Stampa” di Torino: “Bartali, attaccando la salita di Ariano Irpino che porterà all'altitudine massima della tappa (metri 817) rallenta leggermente l'andatura; il suo vantaggio è salito a 2'. (…) A metà della salita di Ariano Irpina, Bartali passa con un vantaggio di 2'15" sul gruppo di Valetti, di 3'7"su Del Cancia, Simonini Guidi, Bizzi, Molinari e qualche altro. Bartali continua a prendere vantaggio e sulla cima della salita di Ariano Irpino (m. 817, Km. 100) passa prima di tutti e si precipita nella discesa su Foggia. Mancano 62 Km. all'arrivo”. E al trionfo nella tappa e nel Giro.
La vittoria sui monti di Ariano costituì per Bartali anche una rivincita sull’anno precedente, quando aveva dovuto accontentarsi del terzo posto in quel Gran Premio della Montagna – temuto ed ambito - in terra d’Irpinia: “Ariano, salita più dura, punto più alto, traguardo della montagna di questa tappa”, la definisce l’inviato de “La Stampa” Vittorio Ambrosini il 25 maggio 1936.
Una lezione amara, ma trasformatasi ben presto in proficua esperienza per colui che, dall’anno successivo e fino al ’47, diventerà il padrone assoluto del Gran Premio della Montagna sulla cima di Ariano Irpino.
Articolo pubblicato sul numero Dicembre/Gennaio 2015 del periodico XD Magazine.