L'Avellino si lecca le ferite dopo la prima sconfitta stagionale in campionato, subita a domicilio dal Catanzaro. Una battuta d'arresto che non offusca il buon avvio di stagione della squadra di mister Piero Braglia. Oltre alle sorti strettamente agonistiche negli ultimi giorni si parla molto del passato societario. Walter Taccone, ex patron biancoverde, è balzato agli onori (mica tanto) della cronache nazionali. La Lazio del presidente Claudio Lotito ha fatto analizzare i tamponi dei propri tesserati, presso un laboratorio di Taccone. Alcuni giocatori sono risultati negativi, salvo poi risultare positivi per la Uefa. Al sabato Immobile, Strakosha e Leiva sono stati prima ritenuti abiliti e arruolabili per il match contro la Juventus, salvo poi essere eslusi. Un vero e proprio pasticcio, che potrebbe avere esiti al di là della giustizia sportiva. Taccone non ha lasciato certo un bel ricordo tra i tifosi dell'Avellino. Dopo questa vicenda i supporters biancoverdi avranno riesumato vecchi rancori verso l'ex patron. Tempi complicati anche per Massimo Pugliese, altro ex proprietario dell'Avellino, arrestato e condannato per una serie di reati legati alla gestione della società Solland Silicon di Merano. Ma sono in piedi altri procedimenti per reati ambientali e violazioni legate al versamento dei contributi ai dipendenti.
Neanche Giandandrea De Cesare ha lasciato un buon ricordo tra i tifosi dell'Avellino, intesi come appassionati di calcio e basket. Poco più di un anno fa ha dovuto lasciare la Sidigas, il calcio e la Scandone, che dopo 20 anni di Serie A è stata costretta a piombare nelle serie minori dopo il fallimento dell'azienda di De Cesare. E' notizia di oggi però la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai legali di De Cesare, in merito alla valutazione del tribunale del Riesame, che aveva giudicato inammissibile l’appello dell'ingegnere napoletano contro il sequestro dei 97 milioni di euro. Come scrive IrpiniaTV, la questione dell’eventuale dissequestro dei beni e del patrimonio della Sidigas e quelli personali di De Cesare ritornano in discussione al Tribunale di Avellino. De Cesare dall'estate 2019 non ha più il controllo della Sidigas, affidata nella mani del custode giudiziario Francesco Baldassarre e dell’amministratore delegato, da lui nominato, Dario Scalella. Ma in merito, De Cesare ha presentato una denuncia nei confronti dell’operato dei due, che starebbero solo pensando soltanto a dismetterne i rami d’azienda, anziché sanarla.
Un'operazione simile è stata compiuta con l'U.S. Avellino ceduta per un milione e 300 mila euro alla IDC e da questi ad Angelo D'Agostino. L’obiettivo di Scalella e Baldassarre sarebbe quello di rientrare della liquidità necessaria per pagare le decine di milioni di euro di debiti con i fornitori e con l’erario, un’operazione giudicata non solo non necessaria da De Cesare e i suoi legali, ma perfino illegittima, contraria alle norme del diritto societario. De Cesare ha presentato ricorso contro la cessione dell’U.S. Avellino e ha contestato la parcella di Scalella (un milione di euro l’anno più il 10% degli eventuali utili) e le onerose consulenze pagate ai propri collaboratori, un atteggiamento ritenuto contraddittorio rispetto alle difficoltà economiche di Sidigas. Assieme alla denuncia è stata quindi richiesta la revoca di Scalella da amministratore delegato della Sidigas. Da questi fatti si evince la volontà di De Cesare di riprendersi quello che gli è stato tolto, compreso l'Avellino calcio, avendo anche il diritto di recompra fino a marzo 2021.
La speranza è che, comunque vada, i tifosi dell'Avellino abbiano qualche certezza in più, dopo un ultimo decennio vissuto pericolosamente. Troppo pericolosamente.