Ariano, l’ASL archivia il procedimento disciplinare a carico del ginecologo del Frangipane

di , Sabato, 17 Ottobre 2020

Che non si fosse trattato di “untori” era già chiaro, evidentemente, dal principio di questa vicenda. Nessuno lo è.

Ora, però, è arrivata l’archiviazione per il procedimento disciplinare che l’ASL aveva avviato a carico del medico dell’ospedale Frangipane di Ariano Irpino che, prima del lockdown, il 5 marzo, accompagnò la moglie al pronto soccorso del presidio ospedaliero finendo al centro di critiche feroci.

Facendo un passo indietro, all’epoca dei fatti, l’azienda Sanitaria Locale aveva contestato al medico, dipendente del nosocomio, una serie di inosservanze e inottemperanze e, di conseguenza, era stata chiesta per lui la sospensione, per 6 mesi, dal servizio e dello stipendio.

La contestazione mossa dall’ASL al medico è stata quella di non aver rispettato, e dunque di aver violato, procedure eprotocolli di accesso.

Senza passare per la tenda pre- triage, il professionista, approfittando del suo status di medico, era entrato in pronto soccorso, si diceva.

Ma, carte e documentazioni alla mano, incrociando anche la documentazione dell’Azienda Sanitaria Locale, l’avvocato del ginecologo, Carlo Frasca, ha ricostruito con dovizia di particolari la vicenda, smentendo ogni deduzione, il che ha portato il collegio disciplinare dell’ASL a riconoscere la regolarità della procedura seguita dal medico, attestata sia dai tabulati telefonici, da cui si evince la telefonata alla Guardia Medica, che dalla scheda del pronto soccorso.

“Dalle documentazioni che abbiamo raccolto –ha spiegato l’avvocato Frasca-  non risulta alcuna violazione che viene addebitata dall’Asl. Innanzitutto va precisato che nessuna persona venuta in contatto con lui o con la moglie, tra personale sanitario e altri utenti, è stata contagiata. E questo risulta dalla documentazione”. Sulla questione di aver bypassato la tenda del pre- triage, Frasca ha chiarito: “quel giorno la tenda del pre-triage non era ancora ancora in funzione. Era stata solo montata, ma era ancora priva di personale e perciòchiusa. Insomma non era operativa. Il mio assistito non ha potuto far altro che suonare all’ingresso del Pronto Soccorso e seguire il percorso obbligatorio nel rispetto di tutte le direttive che erano affisse alle pareti del reparto.

Una volta dentro, la donna venne sottoposta al triage ordinario seguendo quindi la procedura prevista e, alla misurazione della temperatura, risultò una temperatura di37 gradi, il che, stando alle disposizioni vigenti in materia Covid non supponeva un particolare attenzionamento, dal momento che il limite è di 37,5. La donna, venne sottoposta a tac, che fece emergere una “ipodensità polmonare”. Poi il trasferimento al Moscati di Avellino, nel reparto malattie infettive. Solo qui le fu diagnosticata un’infezione da Covid, non al “Frangipane” anche perché mancavano tutti i sintomi necessari, tra temperatura corporea che risultava inferiore e saturazione polmonare pari a 96% ben superiore al limite del 90%.”

“Non ci fu nessuna violazione da parte del ginecologo – sottolinea ancora l’avvocato Frasca- anzi possiamo dire che il dottore si comportò in maniera esemplare e da marito premuroso” ha concluso il difensore.