Parla la presidente dell'Associazione familiari e vittime della strada
Lo sguardo è sereno, ma la voce si incrina ogni volta ricorda quella maledetta sera dell'otto febbraio 1998 che le ha portato via per sempre il piccolo Giovanni, falciato sulla strada principale di Venticano a pochi metri da casa.
Anna Diglio Nardone da allora ha deciso di dedicare la sua vita a quel figlio che non c'è più e a una battaglia di civiltà e buon senso contro le stragi stradali e in favore della prevenzione alla guida.“Senza dubbio è una vittoria- esclama la presidente irpina dell'associazione nazionale familiari e vittime della strada- perché l'omicidio stradale è un reato e come tale va perseguito, e punito chi lo commette. Ora siamo un Paese civile sebbene c'è ancora molto da fare in termini di educazione alla guida. Sono grata alle parlamentari Rotta e Morani che hanno ascoltato le nostre storie di dolore e di ingiustizia”. La Camera ha detto sì al reato di omicidio stradale: il testo non è ancora legge in quanto deve tornare al Senato perché ha subìto modifiche in Parlamento rispetto a quello approvato a Palazzo Madama. Resta la pena da due a sette anni, ma con le nuove regole la sanzione sale se chi uccide era alla guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe ( in questo caso si va da otto a dodici anni), ed è previsto anche l'arresto obbligatorio in flagranza.
La pena potrà aumentare se a morire è più d'una persona e se il conducente fugge dopo il sinistro.
Il dolore di Anna Diglio si è annidato nelle pieghe del cuore. Non ha mai nutrito vendetta per chi ha spento il sorriso del suo bambino, il suo secondo figlio, ma in questi anni ha avuto solo sete di giustizia, consapevole che nessuna sentenza e nessun risarcimento assicurativo vale la vita di una persona. “La nuova legge non risolverà comunque i problemi che ci sono sulle strade italiane che andrebbero rese più sicure- spiega sempre la Diglio- ma almeno è stato dato un importante segnale di civiltà contro chi ha comportamenti criminali al volante: è una svolta epocale”. Tira un sospiro di sollievo mentre la mente torna sempre indietro in un tempo immobile, e vorrebbe riavvolgere come un nastro la memoria ferma a quella sera d'inverno spazzata dal vento di tramontana. Ora che tutto ha un sapore diverso anche i ricordi fanno meno male, e la tristezza è più lieve. Resa forte da un dramma imprevisto che ha stravolto tutti i progetti di vita Anna Diglio è comunque una mamma premurosa che ha dovuto e saputo conciliare l'impegno civile nella 'Associazione familiari e vittime della strada' con quello familiare. L'attivismo l'ha portata sempre in giro per l'Italia a raccontare la sua storia di sofferenza e coraggio insieme ad altre mamme rimaste senza figli ma non senza la speranza di ottenere dallo Stato quel risarcimento morale con l'approvazione di una legge ad hoc.
E adesso ha più senso la battaglia di Anna e delle madri che hanno perso un figlio sulla strada.